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Fabio Poletti per "la Stampa"
Lei, ancora lei e l'altra. Il triangolo amoroso questa volta declinato tutto al femminile finisce nel peggiore dei modi. Con due colpi di pistola alla testa che Angela Toni, 35 anni, operaia, originaria di Perugia ma da un anno residente a Gussago vicino a Brescia, ha tirato alla sua convivente, la siciliana Marilena Ciofalo, un anno di meno, disoccupata. L'omicidio è avvenuto nella notte, mentre la sua compagna dormiva. Poi la Toni ha chiamato i carabinieri al telefono: «Venite, ho ucciso Marilena».
Quando i militari sono arrivati, Angela era ancora vicina al letto dove Marilena sembrava dormisse. A terra la pistola e due bossoli. La confessione è arrivata subito. Il colonnello Marco Turchi, il comandante dei carabinieri della provincia, la sintetizza in poche frasi: «L'omicidio ha un movente passionale».
Si sa che la vittima aveva un'altra relazione e che Angela temeva che lei volesse lasciarla. La cosa era talmente risaputa che anche i vicini in questa palazzina di via Donatori del sangue avevano capito che la coppia da mesi era in crisi. Una vicina originaria dell'Est Europa si ricorda che le liti della coppia erano iniziate almeno un paio di mesi fa: «Poi si erano calmate... Quando ho sentito quei due colpi non ho pensato subito che potessero essere spari. Non me ne sono resa conto».
Le liti andavano avanti da mesi. Ma Angela aveva già preso la decisione di ammazzare la sua convivente con la quale era venuta a vivere in Franciacorta dopo aver diviso un appartamento per quasi un anno vicino ad Ancona. Lo aveva deciso per tempo e pianificato con cura. Al punto da fare tutti i documenti e sottoporsi alle visite mediche di rito per ottenere una licenza per detenere una pistola di tipo sportivo, di quelle che si usano al poligono per il tirassegno. Un'arma maneggevole di piccolo calibro ma ugualmente micidiale se usata a bruciapelo.
Dagli accertamenti dei carabinieri è risultato che solo martedì scorso Angela era riuscita ad ottenere la documentazione necessaria e come una appassionata sportiva qualsiasi aveva acquistato la pistola in un'armeria di Brescia. Un'arma ben oliata, con i proiettili in dotazione, poi se l'era portata a casa dove l'ha tenuta con cura per cinque giorni. Non si sa cosa le abbia fatto decidere di uccidere proprio sabato notte.
Forse un'ultima discussione, l'impossibile tentativo di ricucire un rapporto oramai logorato e che Marilena aveva deciso di troncare dopo aver iniziato un'altra relazione. Ma se pure c'è stata una discussione, nessuno dei vicini ha sentito la coppia litigare. Angela ha aspettato che la sua compagna andasse a letto. Ha atteso che lei si addormentasse. Ha preso la pistola e per due volte ha sparato da distanza molto ravvicinata, sicura di uccidere.
L'omicidio, stando alla testimonianza della vicina, sarebbe avvenuto attorno all'una di notte. Ma la telefonata ai carabinieri è arrivata qualche ora dopo. Poche parole per raccontare quello che era successo prima di una veglia angosciata e dolorosa. Quando i carabinieri sono arrivati a casa di Angela lei era seduta sul divano, annichilita dalla fine di una storia d'amore e pure della sua vita per sempre senza Marilena, dietro le sbarre di un carcere.
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