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Natalia Aspesi per “la Repubblica”
Che dolcissima storia d' amore ha vissuto la instancabile, serena signora dai capelli bianchi che gira l' Italia per raccontare, perché nessuno dimentichi mai, mai, l' atrocità dei lager da cui lei, bambina ebrea uscì per ritrovarsi nel grande vuoto di dover reimparare a vivere senza mai dimenticare. Ma ad Alfredo Belli Paci, il marito che l' ha salvata anche da se stessa, Liliana Segre ha fatto una fatica enorme a raccontare le cose. «In realtà volevo godermi il nostro amore, pensare al nostro futuro insieme. Per la prima volta amavo e mi sentivo amata».
Una storia d' amore davvero grande, unica, mentre forse non sono solitamente diverse dalle nostre le storie d' amore di chi ha l' ingombro della cultura, della fama, della creatività, di una professione che divora e che espone alla curiosità e al giudizio degli altri perché dell' amore se ne serve, e ne scrive, lo recita, lo canta, lo disegna, lo mette in scena, lo cura.
Leggendo le 30 storie d' amore meravigliosamente scritte da Simonetta Fiori per Repubblica e adesso raccolte in La testa e il cuore (Guanda), credo di poter dire di no: il cuore, o forse il corpo, ragionano senza badare alla testa anche la più sapiente, mentre la testa, sapiente o no, può confondere, esaltare, distruggere allo stesso modo un cuore.
Cioè sono quasi sicura che gli amori degli intellettuali non sono diversi da quelli di chi li sbeffeggia in quanto tali, o educatamente li ignora, preferendo affidarsi a quelli molto più vivaci di Belén o Harry: perché per tutti, gli amori sono fragili e difficili, impossibili e affidabili, litigiosi e muti, sublimi e distruttori, spericolati e clandestini, sadici e casti. Le persone che si sono qui rivelate ricordano amori d' epoca, quando le coppie, anche se clandestine, erano rigorosamente eterosessuali: le altre erano nebbia.
Oggi fa parte della celebrità e del mestiere esibire sui social la propria vita privata sino a diventare influencer di sentimenti o erotismi colti, mentre al tempo di queste coppie tumultuose e no, si sapeva tutto ma solo in forma di sussurro, di battuta, di insinuazione: mai se ne sarebbe scritto e neppure parlato apertamente, perché faceva parte della fama anche dei trasgressivi, una vita borghese, moglie e piccini, oppure da incontentabile scapolone o signorina, per il resto, anche abbondante, silenzio.
Ho conosciuto alcuni di questi uomini e donne importanti, ma quasi mai insieme, in quanto coppia. Forse solo il mio crudele e quindi da me temuto collega Giorgio Bocca con la mia colta e simpatica collega Silvia Giacomoni: che prendeva in giro il marito ogni volta che lui mi sollecitava a smettere i miei abiti frou frou per indossare quelli molto Bloomsbury della Silvia, e mi sgridava per il mio italiano tentennante obbligandomi a chiedere aiuto alla Giacomoni. Una cosa tra donne, insomma, tipico di un grande intellettuale che venera la moglie pur non apprezzando le femmine.
Giacomoni ha avuto una vita bellissima con Bocca, e da quando lui si è spento otto anni fa rivendica «il diritto ad essere infelice perché ho perso un marito molto amato e molto rompiballe». Cioè si sente ancora in lutto, e devo dire che altre dalla perdita sono invece uscite acciaccate ma anche liberate: come Maria Jatosti, che ha pagato l' amore tormentato che le portava Luciano Bianciardi ed ora, novantenne, ancora bella ed energica, può dire «ne sono uscita a pezzi, completamente azzerata»; lui morto disperato e alcolizzato a 49 anni, lei vive da quarant' anni col poeta Paolo Memmo «che mi ha dato il rispetto e la tenerezza» che l' autore del magnifico La vita agra le aveva negato.
In queste coppie supreme, più che nelle altre, c' è spesso una grande differenza d' età tipo il Maestro e l' Allieva: 17 tra Nadia Fusini e Beniamino Placido, 18 tra Giacomoni e Bocca, 20 tra Liv Ullman e Ingmar Bergman, 40 tra Chiara Rapaccini e Mario Monicelli, 44 tra Carmen Llera e Alberto Moravia. Si capisce quindi perché tra le 30 storie, luminose, crudeli, non sempre rimpiante, solo due riguardino un lui e una lei insieme (ma nel frattempo Raffaele La Capria ha perso la bella intelligente amatissima Ilaria Occhini), mentre sette riguardano uomini rimasti vedovi e tutte le altre, ventuno, signore più o meno in gramaglie.
ilaria occhini raffaele la capria
Quelle che erano quasi bambine, e magari la sapevano già lunga, raccontano della loro accanita responsabilità nel farsi accettare, amare, sposare da questi nonni celebri e stanchi che invano tentavano di scappare: e per esempio Chiara Rapaccini celebra Mario Monicelli così: «È stato autore della sua vita e della sua morte», e Llera ricorda Alberto Moravia come «l' unico uomo che mi ha preso anche se lui non ne è mai stato consapevole».
Sono rimaste vedove presto non solo perché l' amato era tanto più anziano, ma perché le donne sono più accanite nel sopravvivere: e infatti Lina Wertmüller, 91 anni, ha parlato del suo amore per il marito Enrico Job, di sei anni più giovane, morto a 74 anni, 12 anni fa; e Piera degli Esposti, 81 anni, ricorda con furia e persino un po' di noia il compagno Alberto, 27 anni meno di lei, morto per un incidente d' auto dopo 14 anni di vita insieme; e pure la tuttora incantevole baronessa Beatrice Monti della Corte, 93 anni, continua a vivere e a promuovere le letteratura nella tenuta del Valdarno vissuta col suo grandissimo amore, l' apolide Gregor von Rezzori, che ricordo come gran bell' uomo, autore di un libro indimenticato che si dovrebbe rileggere, Un ermellino a Cernopol : «Grisha non voleva che diventassi una vedova noiosa e lugubre, e l' ho accontentato ».
Le vedove non so perché hanno ricordi più vivi e spettacolari dei vedovi, per esempio Sultana Razon, che è stata una delle più belle ragazze della comunità ebraica milanese, anche lei scampata ad Auschwitz, pediatra adesso in pensione, ha vissuto una passione divorante e drammatica con il marito Umberto Veronesi, troppo affascinante, come grande chirurgo e come grande uomo, e quindi molto assalito dalle signore. «Era un irrefrenabile Don Giovanni e la gelosia ha reso infelice la mia esistenza. Lui mi ha sempre rassicurato dicendomi che erano solo scappatelle. Ma non è stato sempre così».
umberto veronesi e sultana razon 9
C' è una coppia, finalmente un lui e una lei, che si palleggia i ricordi prendendosi in giro con la riconoscenza di chi sta insieme da quasi cinquant' anni continuando a scoprirsi, ed è quella composta dal silenzioso, timido, tuttora molto carino Francesco Tullio Altan con la bella brasiliana Mara Chavez, piena di vita e di allegria, di professione costumista; Mara: «Per me non fu un amore a prima vista. Anche perché ti vedevo poco, Checco. Tra barba scura, baffoni e una cascata di capelli Se fu lui a scegliere me? Difficile dirlo». Francesco: «Beh, io ti ho assunta».Le persone che si sono rivelate a Simonetta Fiori erano, sono, almeno apparentemente, tradizionali, anche se clandestine, cioè eterosessuali: le altre erano nebbia.
Adesso è un po' l' opposto, paiono più interessanti i coniugi dello stesso sesso soprattutto se ambedue appartenenti al mondo della cultura: docente universitario e antiquario, scrittore e stilista, addetto stampa e ballerino, tenore e scenografo, filosofo e archeologo, psicoanalista e scrittore e ci vorrebbe quindi un nuovo intervento di Simonetta per tenerci al corrente delle gioie e dei drammi delle nuove coppie che paiono più solide, ed addirittura di più, di quelle tradizionali con mamma e papà.
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