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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Ora si parla apertamente di ricatti e addirittura di minacce di morte. Finisce nel peggiore dei modi la storia del trans Efe Bal con la Lega di Matteo Salvini. Dopo aver stracciato la tessera del partito, inviperita per le critiche ai suoi manifesti che tappezzano Milano e in cui si qualifica «ministro dei lavori particolari» targato Carroccio, Efe sbotta su Facebook: «Per gli sms che ho nel telefono... per ciò che ho visto e vissuto nella Lega… ho paura e temo per la mia vita».
Poi annuncia che scriverà una «lunga lettera» a Salvini perché «contro di lui non ho nulla e mi ha sempre sorriso». Peccato che poche ore prima la stessa Efe avesse pubblicato sui social network alcuni messaggi scambiati con i leghisti. Salvini compreso. Nulla di compromettente, per carità: un dirigente di Milano le chiede un incontro in largo Cairoli, «al gazebo», per discutere delle polemiche sui manifesti prima che succedesse l’irreparabile. Un altro militante, invece, la contatta durante il raduno di Pontida per farla avvicinare al palco.
Lo scambio di messaggi col leader nasce da un’iniziativa del trans, che spera «di non disturbare» Matteo annunciando che forse sarebbe andata alla manifestazione romana del 28 febbraio scorso. «È una battaglia comune portata avanti con metodi diversi. Ciao Efe!» replica Salvini. Peccato che le foto con i messaggi e i nomi dei leghisti che la contattano alzino la tensione.
Anche perché ora Efe Bal, che si definisce «trans più famosa d’Italia» e che spesso s’è vista anche in tv e radio nazionali, accusa il partito di essere omofobo. Salta su Andrea Monti, leghista brianzolo: «Non ci facciamo ricattare da nessuno. È palese il tentativo di intimorire qualcuno di noi». Furibondo il capogruppo al Senato Gian Marco Centinaio: «Una persona così si commenta da sola. Dice di avere messaggi compromettenti sul telefono? Li tiri fuori! In Lega c’è solo gente onesta, e chi le ha scritto evidentemente pensava che anche lei fosse così».
Dall’Emilia Romagna, in una pausa tra un incontro politico e l’altro, Salvini taglia corto: «Spiace, la ringrazio per aver partecipato alla raccolta di firme per riaprire le case chiuse». Poi ride: «Non esistono miei messaggi compromettenti. Credo che certi eccessi siano colpa della calura estiva, speriamo piova». La battaglia non sembra volersi fermare. Maurizio Bosatra è una colonna di via Bellerio nonché storico collaboratore di Roberto Calderoli.
È stato tra i primi a criticare i manifesti di Efe, e l’altra sera ha pubblicato su Facebook una fotografia che nulla aveva a che vedere con la faccenda. Ma lei ha commentato così: «Finché respiro cercherò di vendicarmi... omofobo codardo». Per poi prendersela con «quei deficienti che invece di chiarire il problema con me, parlando, hanno scelto di umiliarmi... codardi schifosi».
A questo punto è doveroso fare un passo indietro. Efe Bal da Istanbul, classe 1977, aveva fatto parlare di sé anche prima di innamorarsi della Lega. Un libro, qualche apparizione tv e in radio, la battaglia per legalizzare la prostituzione. Quando Salvini diventa leader e invoca la riapertura delle case chiuse, si tessera.
efe bal per la lega di salvini a milano 4
Risultato. Più interviste e una popolarità in crescita. Firma (insieme a un altro testimonial come Giuseppe Cruciani de La Zanzara) il referendum leghista per cancellare la Merlin. Va alle manifestazioni lumbard a Milano, Roma, Pontida. E riempie il capoluogo lombardo di manifesti. «Io voto la Lega, e tu?». «Io sono militante». Fino a una decina di giorni fa, quando la città viene tappezzata di poster in cui lei è coperta solo dal fazzoletto della Padania e si qualifica come «ministro dei lavori particolari».
Alcuni leghisti, che già non avevano gradito le precedenti iniziative, s’arrabbiano. Tra loro il consigliere comunale Massimiliano Bastoni, che su Facebook commenta: «Posso dire che questa cosa non mi piace, senza che qualche cuore debole mi accusi di omofobia?».
E aggiunge che il simbolo della Padania «va rispettato e non preso per il culo». Salta su pure il citato Bosatra: «Vedere l’utilizzo del Sole delle Alpi con questa frase per scopi puramente pubblicitari mi sembra davvero fuori luogo e disgustoso», e poi ricorda che Efe Bal «è un uomo» e quindi i leghisti che «si fanno le foto con lui» dovrebbero «smetterla di parlare di famiglia naturale».
Efe s’infuria, fa un video in cui spara a zero contro i leghisti, si fa intervistare e lancia accuse. Quando la segreteria di Monza butta giù una lettera definendola «persona sgradita» lei, che non è militante ma semplice sostenitrice iscritta a Milano, anticipa eventuali provvedimenti. Straccia la tessera. Poi attacca il partito ancora più duramente: «Odia gli omosessuali come gli jihadisti che odiano i cristiani». Quindi pubblica alcuni sms, ma altri «li ho nel telefono» e chissà cosa potrebbero scoperchiare: «Ho visto e vissuto» altro «nella Lega». Cosa? Mistero. Ma ora si sente «in pericolo di vita».
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