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URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…
Marco Belpoliti per “la Repubblica”
In 13 milioni senza neppure una libreria. Il 21% degli italiani che risiede nei 687 Comuni con una popolazione superiore ai 10mila abitanti non può acquistare le novità di narrativa né i saggi e neppure libri per bambini. Sopperiscono parzialmente le cartolibrerie e le edicole-negozio, ma anche queste sono in via di scomparsa. Il libro per quasi un terzo degli abitanti del Belpaese è dunque merce rara. C’è Internet, ma non è sufficiente, soprattutto se sei un ragazzo, un adolescente, uno che si accosta per la prima volta a quell’universo misterioso che è il libro.
Dico misterioso perché la ricerca curata da Giovanni Peresson per l’Associazione Italiana Editori ci dice che una fascia ampia di ragazzi non ha neppure la possibilità di accedere a una biblioteca scolastica; il libro resta per loro qualcosa di estraneo, di lontano, di sconosciuto. Numeri implacabili: mezzo milione di ragazzi frequenta scuole prive di biblioteche; sono 262.000 nella primaria, 147.000 nella secondaria e 77.000 nelle scuole di secondo grado.
Sembra impossibile che nel XXI secolo ci siano scuole superiori senza una seppur piccola biblioteca. A quell’età, poi, i giochi sono già fatti: chi legge legge, chi non legge non legge. Inoltre, come sa chi nelle scuole ha insegnato, le biblioteche aperte ai ragazzi in edifici spesso fatiscenti raramente superano i 1.500-2.000 volumi. Piccole disponibilità, comunque assai preziose.
Se si esamina con attenzione il rapporto, ci si rende conto che è il Sud che soffre per quest’assenza di ciò che rimane, nonostante tutto, il principale strumento di apprendimento e di studio, oltre che un fondamentale strumento per orientarsi nella vita. Il libro è una merce rara rispetto invece ai vestiti, gli orologi, i profumi, i gadget in genere.
Là dove c’era una libreria, ora c’è una vetrina fashion. Un segno dei tempi? Non solo al Sud le librerie sono scomparse, ma anche nel Nordest, dove il 20,5% dei Comuni, ovvero uno su cinque, non ha una libreria. Il look è dominante, almeno come offerta. La ricerca dell’Aie, diramata in occasione di “Più libri più liberi”, ci dice che là dove i libri sono in vendita, la lettura tende a crescere. Nelle aree urbane, in particolare.
Dove ci sono biblioteche comunali, rionali, di quartiere, le persone prendono a prestito volumi. Il libro non produce profitto, o almeno non nella stessa misura di scarpe, giacche, camicie, gonne, cappotti, collane e borsette. Soffre di essere a suo modo un “oggetto ricco” venduto a un prezzo basso rispetto al sapere che ha incorporato.
La filiera del libro è, salvo rare eccezioni — i mega seller, ad esempio — molto più povera oggi di quella di qualsiasi altra merce. Dirlo sembra banale, ma in un mondo in cui la legge della domanda e dell’offerta domina incontrastata, il libro soffre per essere un oggetto che non suscita una vera attrazione.
Tra le merci — perché il libro è anche una merce — sembra valere meno di un capo d’abbigliamento: crea meno status, ha meno fascino. Soffre, prima di tutto, dello svilimento progressivo prodotto dall’idea del sapere oggi dominante, per questo non è una merce ricercata. La sua crisi è l’effetto dello perdita di prestigio della cultura intesa come strumento di conoscenza, sapere, apprendimento, e persino come strumento di crescita sociale ed economica.
CARLO CRACCO PRESENTA IL SUO LIBRO NELLA LIBRERIA ARION A ROMA
Certo la lettura non è solo questo. C’è il piacere della lettura, come ci ha insegnato Roland Barthes; tuttavia non basta. Nonostante tutto il libro resta infatti uno strumento complesso che necessita di un’istruzione. Le librerie sono state negli ultimi settant’anni un luogo decisivo per comunicare questa complessità, la stessa che c’è nel leggere un giornale (l’ho visto per anni nella scuola superiore: anche leggere il giornale s’insegna). Niente è così evidente e semplice come sembra. I librai hanno svolto un compito decisivo nel creare nuovi lettori. L’iniziazione come strumento.
L’imitazione, poi, è la chiave. Leggi se vedi leggere, se chi ti circonda stima il libro, se lo reputa un oggetto prezioso, se te lo porge con amore e passione. Il contagio della lettura ha bisogno di questi luoghi e di queste persone. Con un lapsus un giovane lettore ha detto una volta: «Ho nuotato fino alla riga». Nessuno nasce nuotatore. Bisogna che qualcuno glielo insegni; e a impararlo si fa anche un po’ di fatica.
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