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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
Alessandro Dell’Orto per “Libero Quotidiano”
Lello Arena, ma è in gran forma. Non sembra per nulla malato.
«Tiè. Aggio capito a cosa si riferisce, alla serata Rai per Troisi del 2012».
Alla quale rifiutò di andare.
«E dissero che avevo un male incurabile, che non volevo farmi vedere».
Perché snobbò quell' iniziativa?
«Era una manifestazione organizzata frettolosamente, con un budget inadeguato. E poi c' era gente che Massimo non l' aveva neppure conosciuto.
Avrebbe meritato qualcosa di diverso e speravo che la mia assenza facesse capire il disappunto. Invece si sono inventati la storia della salute e ho fatto gli scongiuri. Sto benissimo».
In tv pero lei non ci va da tempo e quando uno non appare...
«...è come se non lavorasse o non fosse vivo. Lo so. Ma a me piacciono le idee e di buone ce ne sono in giro poche».
Lello Arena ne ha?
«Ho appena realizzato come autore la serie "Fatti unici", una sitcom di otto episodi girata dal vivo davanti al pubblico. Una specie di teatro comico sullo schermo. È stata trasmessa su Rai2 alle 23 e ha fatto ascolti pazzeschi. Stiamo preparando il seguito».
Lei cosa guarda in televisione?
«Le serie tv».
Quindi è fan di "Gomorra"?
«So nu' strunz e mi sono imposto di non guardarlo».
Perché?
«Non voglio pensare che l' immagine della mia città sia venduta nel mondo solo così: violenza e criminalità. Ora anche i comici napoletani stanno lavorando per farne una parodia: ma è così difficile essere un po' alternativi come lo eravamo noi?».
A proposito di artisti partenopei: Alessandro Siani le piace?
«Lo conosco per quello che fa e mi sembra stia girando un po' a vuoto. È un grande manager e ha ottime capacità, ma nun tiene o' coraggio di dire la sua, farci capire da che parte sta, prendere posizione su Napoli, sulla comicità, su se stesso. È il problema di chi vuole per forza piacere a tutti».
Torniamo a lei. Niente tv, ma anche niente cinema. Come mai?
«Sono prigioniero del mio curriculum. Dopo aver lavorato con uno come Massimo, ma anche gente come Verdone, Tognazzi, Sordi, non posso accettare qualsiasi cosa. Se il progetto non è serio, è meglio rinunciare, anche a costo di perdere soldi».
LELLO ARENA TROISI DECARO - ANNUNCIAZIONE
A teatro invece lavora molto.
«Il palcoscenico è il luogo in cui mi sento più a mio agio e mi diverto».
Con cosa è in scena ora?
«"Parenti serpenti", una versione teatrale del film cult di Monicelli».
Restiamo al teatro, ma tornando al primo atto. All' inizio del piccolo Raffaele Arena detto Lello.
«Figlio unico, ma abituato a stare con gli altri. Mamma e papà sono operai impiegati alla manifattura tabacchi e io sto al nido con 200 bambini».
E sale subito sul palco?
«Vado dalle suore e ogni anno c' è la recita: sono bravo e faccio un provino alla scuola di teatro di Zietta Liù».
Come va? Perché ride?
«Devo fare 'O marenariello, ma la scena è così triste che non reggo e anziché recitare scoppio a piangere. Zietta Liù sentenzia: "Questo bambino non potrà mai fare l' attore"».
Subito una stroncatura.
«La prima di una lunga lista. Sa quale è la cosa che mi è stata detta più spesso a teatro? Di smettere».
A 12 anni i suoi si trasferiscono a San Giorgio a Cremano.
«Solo 10 km di distanza da Napoli, ma li maledico accusandoli di egoismo e di volermi rovinare la vita. Penso che passare dal centro alla periferia sia la mia rovina, invece sarà la fortuna. Perché lì conosco Massimo».
Primo incontro?
«Spettacolo per la parrocchia e uno degli attori si ammala. Il regista dice: "Perché non prendiamo quel ragazzo che abita qui dietro? Quello che si lamenta sempre perché alle assemblee nessuno sta serio quando parla"».
Chi è?
«Massimo, che è iper-attivo politicamente, è in tutti i comitati di scuola e interviene sempre. Però ogni volta che apre bocca, per quel suo stile strampalato di spiegarsi, gli altri ridono anche se sta esprimendo concetti importanti. E alla fine è sempre abbacchiato: "Ma che vita mi aspetta se la gente ride quando dico cose serie?"».
Diceva dello spettacolo.
«Troisi accetta la sostituzione anche se non ha mai recitato. Gli spiego che la scena è semplice, deve impersonare un salumiere che elenca i prodotti tenuti nel cestino: "Puoi dirli nell' ordine che vuoi"».
Poi?
«Il giorno dopo c' è lo spettacolo: "Lello, ho studiato il copione a memoria, so l' ordine preciso". Entra in scena e inizia: "Ci sta o' salame, poi o' capocollo e poi.. Anzi no". Mi guarda. "Sssscusate, aggio sbagliato. Cioè, prima ci sta o' capocollo e poi o' salame.
O forse no...". E via così. Il risultato è che, ostinandosi nel cercare di dire l' esatto ordine del copione, la scena che doveva durare 20 secondi dura 20 minuti».
E funziona.
«Un successo strepitoso. Massimo mi guarda: "Ssscusa Lello, ma questo è o' teatro?". E io: "Più o meno". Lui: "Posso venire qualche altra volta?". "Certo, sono in via Recanati"».
E lavorate insieme.
«Macché. Per otto mesi sparisce finché alle due di un pomeriggio di agosto, caldo soffocante, citofona: "Ti ricordi di me? Posso salire?". Gli dico: "Hai scelto il momento sbagliato per tornare: non si respira!". E lui: "Ero sicuro che saresti stato in casa"».
È l' inizio della vostra carriera, ma lei deve lasciare il rugby.
«Gioco in serie D, ma dopo ogni gara arrivo in scena ricucito e pieno di lividi. Massimo un giorno mi dice: "Lello, la gente pensa che allo spettacolo precedente ci hanno menato! Scegli: o il rugby o il teatro"».
Anche perché Troisi, più che la palla ovale, preferiva il calcio.
«Una volta mi obbliga ad andare a fare con lui una partita di beneficenza al San Paolo. Con noi gioca Mennea, che alla prima azione parte di corsa palla al piede e mi urla: "Lello, seguimi!!!". E io: "Ma che, sei cretino?"».
Meravigliosa questa. Continuiamo con il teatro.
«Io e Massimo apriamo il "Centro Teatro Spazio", una specie di comune frequentata da molti artisti».
Troisi però non sta bene e nel 1976 va negli Usa per farsi operare al cuore. Al suo ritorno nascono "I Saraceni": voi due ed Enzo Decaro. È un successo e vi chiamano alla Rai per il programma "No stop".
«Magalli però ci chiede di cambiare nome, cosi decidiamo di diventare "La Smorfia", rifacendoci al libro dei sogni e alla mimica dell' attore».
È il boom. E lo sketch de "La Natività" (1979) diventa leggendario.
«Massimo ha pronto un monologo sui problemi di Napoli raccontati dalla moglie di un pescatore, ma sembra troppo pesante. Allora ci viene in mente di introdurre l' equivoco dell' Arcangelo Gabriele che sbaglia casa. E nasce: "Annunciaziò annunciaziò"».
Per fare l' Arcangelo lei si addobba in modo curioso.
«Trovo in casa la vestaglia di mia madre e la provo. Perfetta».
È un trionfo.
«Ma anche un grosso guaio dopo il primo passaggio in tv».
Perché?
«In Rai arrivano centinaia di proteste e veniamo denunciati per vilipendio alla religione di Stato».
Come finisce?
«Il giudice ci chiede: "Volevate vilipendere la religione?". Noi: "No, era solo un pezzo comico". "Va bene, andate". Assolti. Però per anni quello sketch è rimasto chiuso nelle teche Rai, solo Arbore ha avuto il coraggio di rispolverarlo».
alessandro siani presenta il suo film ad afragola 7
Nel momento migliore, però, "La Smorfia" si scioglie.
«A Napoli facciamo 19 giorni di tutto esaurito con "Così è (se vi piace)": i bagarini vendono i biglietti da 3mila lire a 60mila. Siamo come i Beatles, abbiamo tutti ai piedi, le ragazze fanno a gara per andare a letto con noi».
Ma vi dividete.
«Ognuno ha ambizioni cinematografiche ed è meglio lasciarci all' apice del successo che continuare non riuscendo a restare allo stesso livello».
Lei e Troisi nel 1981 girate il film "Ricomincio da tre".
«Ci buttiamo nel cinema senza sapere come funziona e passiamo per stravaganti. Io mi occupo di tutto, dal casting alla produzione, dal caffè alla macchina da presa. E con Massimo c' è una grande intesa».
Tutta improvvisazione?
«Ma che ssscherza??? Quando si provava eravamo liberi di inventare e farci venire idee, ma una volta stabilita la scena Massimo voleva che si rispettasse il copione nei dettagli».
Dopo "No grazie, il caffè mi rende nervoso" (1982), esce "Scusate il ritardo" con cui lei vince il David di Donatello.
«Il film più completo, bella storia».
alessandro siani ad afragola foto repubblica 7
Eppure vi separate: Troisi si concentra sul cinema, lei continua a fare film, ma pure teatro e tv con Scherzi a Parte e Striscia la Notizia.
«Esigenze diverse, Massimo ha altri progetti. Ma forse anche la consapevolezza del futuro. E l' intenzione di non tenermi legato sapendo che prima o poi avrei dovuto fare a meno di lui».
Cosa intende?
«Non ha nemmeno voluto figli: sentiva che se ne sarebbe andato presto».
Morirà il 4 giugno 1994.
«Sono al saggio di mia figlia, squilla il cellulare. Una giornata di gioia si trasforma in tragedia».
Arena, ripensa ai tanti anni vissuti con Troisi e...
«Rido. Per la sua imprevedibilità, le sue fantastiche stranezze. La sua voglia di goliardia».
Lello, ultime domande veloci. 1) Il suo comico preferito di sempre?
«Chaplin. Zalone tra quelli di oggi».
2) Musica preferita?
«Bluegrass country».
3) Rapporto con la religione?
«Buono, ho studiato dalle suore».
4) Paura della morte?
«No, mi spaventa la sofferenza».
Ultimissima. Chiuda gli occhi e pensi a Troisi: per lei è stato...
«Un genio, più di Einstein perché è entrato nella vita delle persone comuni. Poi un amico. Un fratello. Una guida. Quando è morto mi sono detto che avrei fatto di tutto per non farlo dimenticare. Mi sto accorgendo che non serve: la gente lo ama ancora e lo amerà per sempre».
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