DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Marco Lodoli per “la Repubblica-Roma”
Metaforicamente: le abbiamo prese e un po’ le abbiamo date, abbiamo schivato parecchi colpi, qualcuno l’abbiamo incassato, ci siamo sottratti e poi rifatti sotto, abbiamo rischiato di vincere e di perdere, e ora per un minuto riprendiamo fiato su uno sgabello all’angolo.
Forse l’immagine giusta per raccontare il passaggio tra un anno e l’altro potrebbe essere proprio lo splendido Pugilatore a riposo che, dopo un prestito negli Stati Uniti, è tornato a casa, al Museo Romano di piazza dei Cinquecento. È un atleta già avanti negli anni, segnato da tanti combattimenti, il naso rotto, la fronte ferita, e raccoglie le poche forze che gli rimangono seduto a gambe larghe.
Per molto tempo è stato attribuito a Lisippo, o almeno alla sua cerchia, creato intorno al IV secolo a.C., ma ora gli esperti lo collocano attorno al I secolo a.C., proprio per il realismo dei dettagli.
In effetti non sembra così olimpico e distaccato: la sua fisionomia è sofferta, tutta dentro l’esperienza della vita. La compostezza classica delle membra incontra la stanchezza, l’equilibrio delle forme acquista verità grazie alla sofferenza che quel corpo di vecchio pugile racconta.
E poi ha la testa piegata da un lato, come se qualcuno lo chiamasse a un nuovo incontro: è quello che i greci chiamavano Kairos, cioè l’occasione che bisogna cogliere al volo, alla quale non si può opporre un rifiuto. Forse quel pugile vorrebbe sottrarsi, forse crede di aver già dato il meglio di sé, e invece deve ancora combattere. Ce la può fare, è provato ma non esaurito, ha ancora energie da spendere in un altro combattimento.
L’attimo, il Kairos, il destino pretendono che si alzi e ricominci a mulinare le braccia.
Anche noi ci sentiamo affaticati, ma è suonato il gong del nuovo anno: e dobbiamo rimetterci in piedi, fiduciosi.
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