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ZALONE, ANCORA ZALONE - CON I 4 MLN DI IERI ARRIVA A 26,6 TOTALI E DIVENTA, IN 4 GIORNI, IL FILM PIÙ VISTO DELLA STAGIONE - 'STAR WARS' STA PER BATTERE 'AVATAR' COME PIÙ VISTO DELLA STORIA: ORMAI LA PARTITA SI GIOCA SULLA VELOCITÀ, SULLA REAZIONE NEVROTICA ALL'EVENTO - SI SPRECANO I COMMENTI RADICAL CHIC E CHOC AL FILM. CHECCO TAGLIA CORTO: 'IL COMICO FA RIDERE ED EVIDENTEMENTE C'È RIUSCITO'

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Marco Giusti per Dagospia

 

Zalone, ancora Zalone… Lo so, radical chic o meno, sinistra o destra, Franceschini e non Franceschini, buono o buonista, non se ne può più. Ma devo avvisarvi, qualcuno lo deve fare, che anche con i “pochi” 4.153.939 di euro incassati ieri Quo Vado di Gennaro Nunziante è arrivato a 26 milioni 657 mila euro totali, superando così in classifica sia Inside Out, fermo a 25 milioni, che Minions, fermo a 23 milioni.

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Diventa così il film più visto in Italia della stagione 2015-2016. E questo solo al quarto giorno di programmazione, non sapendo cioè a quanto finirà la sua corsa. La cosa che veramente turba di questo successo però è la sua velocità. Sta accadendo una cosa analoga, ma clamorosamente molto più ricca, a Star Wars – Il risveglio della forza.

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Che non solo supererà in un giorno o due l’incasso americano di Avatar, visto che siamo a 742 milioni di dollari contro 760, puntando poi a battere l’incasso globale di Avatar, ma ha realizzato tutto ciò in soli 12 giorni, quando il film di James Cameron era arrivato a quella cifra clamorosa dopo 48 settimane di programmazione. Quasi un anno.

 

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In pratica la partita si gioca ormai tutta sul tempo di reazione quasi nevrotica all’evento. E non abbiamo idea di cosa possa accadere tra 48 settimane agli incassi di Star Wars. Insomma quello che dobbiamo vedere dobbiamo vederlo subito, in tempi strettissimi. Pure la discussione culturale, è tutta concentrata in questi quattro folli giorni di reazioni a caldo a un film che forse, sono un po’ affrettati. E penso che abbia ragione Checco a sbollire un po’ gli eccessi.

 

Come ha detto ieri: “Ringrazio per le analisi, sono veramente lusingato dagli articoli, Celentano ne ha parlato, Muccino ha scritto su Facebook un post lusinghiero più lungo della sceneggiatura del mio film, però la questione è molto più semplice: il comico fa ridere ed evidentemente c'è riuscito".

 

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Il produttore Pietro Valsecchi si è buttato invece su un comunicato Ansa che spoilera il finale del film, come se fossimo nella serata di Capodanno di Rai Uno, e ne esalta le sue doti liberiste e renziane, “Quo Vado non è un film buonista, è un film su un uomo che trova la felicità e la trova nel momento in cui lascia il posto fisso. Viva l’Italia!”.  Ora, che in Italia si applauda se uno perde il posto di lavoro, mi sembra veramente un po’ troppo. Inoltre, non mi sembra proprio un film liberista.  

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Intanto si sprecano le reazioni più o meno alte di radical chic di sinistra e di radical choc di destra. Ecco Christian Rocca: “Preferivo gli intellettuali quando si indignavano per Zalone, erano ridicoli ma almeno non avevano ceduto al neolibbberismo selvaggio”.

 

checco zalone e pietro valsecchi al festival di roma checco zalone e pietro valsecchi al festival di roma

Sulla bontà, si spreca invece Paolo Repetti di “Einaudi Stile Libero” sulle sue pagine Facebook: “La cosiddetta "bontà" di Zalone è una presa di distanza da quel cinismo che una volta era comico-eversivo, oggi è l'altra faccia del conformismo. Per cui è la bontà a essere eversiva. La comicità di Zalone - sempre di gag e sketch - non rimanda ai mostri della commedia all'italiana, non è la maschera deformata dell'italiano mammone e intrallazzone, alla alberto Sordi - né rimanda alla satira sociale di certi personaggi di Verdone - è più legata alla spensieratezza infantile dei puri di spirito.”

 

Andrea Minuz su “Il Foglio” invece ha scritto: “Con il quarto film – il più rischioso, difficile, scritto e ambizioso realizzato sin qui – per Checco Zalone si spalancano le porte del famigerato “specchio del paese”. Quella cosa che detestiamo. Quella cosa che da noi nobilita la commedia, rende necessario il film d’autore e l’opera di denuncia perché “è un film che fotografa l’Italia”. Nessuno esce vivo dallo specchio del paese. Tranne Checco Zalone”. 

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Gli risponde Christian Raimo sulle pagine de “L’Internazionale” sotto al titolo, “Critico col renzismo ma indulgente con tutto il resto.?La commedia all'italiana bonaria per il ceto medio impoverito e spaventato”. Insomma, scrive Raimo: “Se negli altri film non erano poche le scene in cui era poco più di un talentuosissimo cabarettista prestato al cinema, in Quo vado? sembra aver inglobato la maschera del cozzalone (e il debito nei confronti di Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, Toti e Tata di Telenorba, di cui Nunziante era autore); e invece di esibirla nelle uscite sguaiate, nell’abbigliamento implausibile, riesce a plasmarla nel personaggio.

 

Ossia: funzionano molto di più le sue espressioni da parvenu che le gag tipo quella del pizzetto decolorato. Ma il guizzo di coraggio che gli si richiede – forte di questo successo senza ombre – è più da autore che da attore: di confrontarsi con un mondo che non sia solo bidimensionale. Altrimenti il serio rischio che corre è di trasformare la sua bonarietà in un’indulgenza plenaria. Una forma di rassicurazione per grandi e piccini di famiglie impaurite che possono permettersi di andare al cinema tutti insieme solo a Natale, una forma di rassicurazione un po’ facile. Che forse però è proprio il motivo per cui Quo vado? sta facendo soldi a palate”.

CHRISTIAN ROCCA CON LA REPUBBLICACHRISTIAN ROCCA CON LA REPUBBLICA

 

Le battute migliori sono però quelle di Andrea Minuz, sempre su Facebook, che accosta Quo Vado al Sokurov di Francofonia: “Vabbe’ se i biglietti so’ finiti ormai siamo qui... dai vediamoci ‘sto "Francofonia" dice che è bello” .