porno desiati

VADO E PORNO -DA MOANA FINO ALL’HARD A PORTATA DI CLIC, “CANDORE” DI MARIO DESIATI RACCONTA LA DECADENZA DI UN GENERE - LO SCRITTORE WALTER SITI: “IN QUESTO PERIODO DI PERVERSIONI SDOLCINATE E GLAMOUR (SOPRATTUTTO DA PARTE DI SCRITTRICI, LE NUOVE LIALA PORNOGRAFICHE), BEN VENGA UN ROMANZO CHE TRATTA LA PORNOGRAFIA COME QUALCOSA CHE CI RIGUARDA”

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TOM WESSELMANNTOM WESSELMANN

Walter Siti per “la Repubblica”

 

La pornografia si addice ai filosofi; mentre nel discorso comune è condannata con orrore (parente maledetta dell’erotismo, anticamera delle peggiori violenze, miserabile rifugio degli sfigati), i filosofi vecchi e nuovi (dagli ormai storici Baudrillard e Agamben fino ai più giovani Regazzoni e Adamo, per limitarci all’Italia, o Michela Marzano) ne parlano con ironia e piglio apocalittico, con intelligenza e premura sociale, magari anche con un pizzico di snobismo.

 

L’importante è che sia tutto teorico, tenuto a distanza di sicurezza: se la pornografia faccia bene o male (e lì s’incontrano con le polemiche delle femministe tra loro), se sia segno di libertà democratica o di maschilismo abietto, se nel sesso nudo e svelato si annidi una scintilla di sublime o un puro sfogo di animalità. Quasi tutti, comunque, precisano che loro la pornografia non la frequentano per il personale piacere, che non se la godono ma anzi la trovano diserotizzante.

TOM WESSELMANN 1TOM WESSELMANN 1

 

La pornografia si addice meno ai romanzieri, che ne parlano solo quando scrivono saggi giornalistici (vedi Foster Wallace e gli AVN Awards in Considera l’aragosta); il che è strano perché, soprattutto ora che il rapporto tra fiction e realtà pare così centrale nel dibattito sulla narrazione, il “caso pornografia” dovrebbe apparire particolarmente istruttivo: dove lo trovi un altro genere cinematografico in cui la fiction debba essere validata da un segmento sicuramente non-finzionale?

 

Non si può fingere un orgasmo mentre si ha un orgasmo, esattamente come non si può fingere di morire mentre si muore (da lì il fascino demoniaco dei favoleggiati “snuff movies”). Il fatto è che inserire la pornografia in un romanzo significa lasciarsene coinvolgere, assorbirla non nelle teorie ma nell’esperienza della vita quotidiana, nel concreto bilancio creaturale dei personaggi.

 

DESIATI CANDORE COVER - 1DESIATI CANDORE COVER - 1

Quando ho conosciuto Mario Desiati mi colpì subito la sua particolare competenza nel campo della pornografia: citava con cognizione di causa centinaia di film e video, conosceva morte e miracoli di tutte le dive del porno, con finezze da amatore. Quindi mi ha colpito che il protagonista del suo ultimo romanzo ( Candore) si chiami Martino Bux; san Martino è il santo patrono di Martina Franca, il paese dove Desiati è cresciuto, e Bux potrebbe essere percepito come “books” — un ragazzo che viene da Martina Franca e che lavora nell’editoria, abbastanza preciso come profilo dell’autore.

 

Desiati insomma ha preso il coraggio a due mani e ha raccontato, con tutte le licenze finzionali del caso, il suo rapporto umano e maniacale con la pornografia. Nei ringraziamenti finali dichiara di avere accumulato «un’enorme mole di pagine» durante «sette anni di scrittura»; a giudicare dal libro presente deve aver tagliato molto (su questo vorrei tornare alla fine), ma certo il tema lo ha coinvolto. Ne esce un quadro della pornografia, e del suo fascino, diverso dalle considerazioni dei filosofi.

 

MARIO DESIATI MARIO DESIATI

Intanto Martino Bux non disumanizza le attrici, anzi ne fa delle icone a cui confrontare le donne della vita reale: «Fabiana era identica a Flick Shagwell, un’attrice porno di seconda fascia… ogni ragazza che avevo corteggiato era stata sublimata dall’immagine fisica di un’attrice porno » — come non pensare a Gozzano e alla signorina di cui si crede innamorato perché è «tanto simile ad una / piccola attrice famosa »? Quell’attrice non era porno, certo, era Emma Gramatica, ma il procedimento psicologico (filtrare i propri desideri attraverso la mediazione di icone che appartengono al mondo dell’intrattenimento) è il medesimo e non è nuovo: ne siano testimoni il povero don Chisciotte e Francesca da Rimini.

 

L’ossessione di Martino è forte ma non gli impedisce di essere timido e gentile con le donne; rispetto alle dive del cinema “sano”, le attrici porno suscitano tenerezza perché pagano col proprio corpo. L’ossessione lo spinge a trascurare i doveri e la carriera — è un picaro che vive del proprio ideale, per vent’anni esplora Roma negli angoli più clandestini (e Desiati ci offre splendidi inediti ritratti di periferia).

 

Walter Siti Walter Siti

La decadenza di Martino, fino al definitivo imbarbonirsi, è parallelo alla decadenza del porno: dalle riviste e dai film gloriosi con Moana Pozzi, Eva Kleber, Olinka Wilde, ai dvd amatoriali, fino ai siti internet. Non più corpi da idolatrare ma frammenti di corpo; e violenza, tanta, che gli ripugna. Nell’ultimo terzo del libro la trama piega verso toni più avventurosi e inventati, e mi pare che sia la parte meno riuscita; ho l’impressione che questo tutto-pieno un po’ volontaristico rimuova un vuoto reale, l’attuale sfarinarsi del porno sui social (di cui infatti il libro non parla).

 

I siti porno gratuiti (i più visitati) non contengono quasi mai video interi ma soltanto spezzoni, anche di pochi minuti, concentrati sul “fatto”; la privazione del contesto è compensata dalla ricchezza abnorme delle “categorie” (in alcuni più di mille, con specializzazioni assurde tipo fare sesso col proprio dentista o con ispaniche incinte mutilate); ogni spezzone di video è accompagnato da pallini di gradimento, come i ristoranti su TripAdvisor.

 

MOANA POZZIMOANA POZZI

Usati solo nei momenti più stretti del bisogno, questi segmenti muti e interrotti da pubblicità aggressive appartengono più al regime dello shock che a quello della fantasia; soprattutto non possono competere con lo sfarinamento dei desideri messo in scena sui social. L’amica ubriaca, la compagna di scuola un po’ tonta, la fidanzata su cui vendicarsi diventano inconsapevoli (o stoltamente complici) protagoniste di immagini hard dove il gusto della sopraffazione prevale sul piacere sessuale; se la profanazione presuppone la dea, qui prevale lo sputtanamento; cade l’utopia di un eden, invischiati come si è nella ragnatela di risentimenti e prove di forza.

 

Il voyeurismo diventa ansia di visibilità, alla distanza presupposta dal desiderio si sta sostituendo l’ossessione della presenza; ognuno è il regista porno di se stesso (secondo la maledizione dei selfie); in Germania, nel 2009, andò in onda un’edizione pornosoft del “Grande Fratello”. Il mito della trasparenza porta con sé la fine dell’intimità; il reality e il porno sono fratelli che non vogliono riconoscersi (ma Rocco Siffredi ha spopolato all’”Isola dei famosi”).

 

ROCCO SIFFREDI CON MOANA POZZIROCCO SIFFREDI CON MOANA POZZI

Martino Bux, ultimo dei romantici, è nostalgico di una trasgressione ormai inconcepibile e si crogiola nella sua vocazione di fallito; forse Desiati, allontanando il personaggio da sé, ha avuto paura di quell’enorme mole di pagine rimasta a fermentare per sette anni; peccato, perché se avesse indugiato sull’ossessione come su un vuoto a perdere ci avrebbe detto, oggi, qualcosa di più vero. In ogni caso, in questo periodo di perversioni sdolcinate e/o glamour (soprattutto da parte di scrittrici, le nuove Liala pornografiche), ben venga un romanzo che tratta la pornografia come qualcosa che ci riguarda.

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