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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
1 -I MORELLI DI CONFINDUSTRIA COSA VANNO A FARE A CAPRI SENZA "ANEMA E CORE"?
A Capri si preparano ad accogliere i Giovani di Confindustria che come ogni anno arriveranno tra due settimane per il loro convegno accompagnati dalle fidanzate.
Molti di loro resteranno delusi perché i principali locali notturni, primo fra tutti "Anema e Core" (la taverna dove hanno ballato Luigino Abete e Paolo Mieli, Montezemolo e Diego Della Valle) sono stati chiusi dalla magistratura per una serie di infrazioni.
Verrà così a mancare uno dei motivi principali che ha sempre spinto i giovani rampolli ad ammorbarsi per un paio di giorni con le chiacchiere dentro la sala-teatro dell'Hotel Quisisana. Non sembra peraltro che la scelta del loro giovane leader, Jacopo Morelli, di non invitare ministri e politici, sia stata accolta con entusiasmo. In fondo un bello scazzo tra Giulietto Tremonti e Nichi Vendola oppure Di Pietro, avrebbe portato un po' di vivacità al convegno che ha come titolo principale "Alziamo il volume" e per sottotitolo "Diamo voce al futuro".
Sarà difficile alzare il volume ascoltando i personaggi e gli studiosi che cominceranno a parlare venerdì 21 dopo la relazione introduttiva del filiforme presidente dei Giovani. E nemmeno la partecipazione di manager come Roberto Nicastro di Unicredit e Paolo Bertoluzzo di Vodafone (main sponsor insieme ad Allianz del Convegno) potrà rendere meno sciropposo il dibattito moderato da Antonello Piroso.
Il giovane Morelli, che nell'aprile dell'anno scorso ha raccolto il testimone da Federica Guidi, ha invitato anche il Presidente Napolitano ma dovrà accontentarsi probabilmente del solito messaggio augurale. A lui, piccolo imprenditore di una società di arredamento, resta la soddisfazione di una smisurata intervista apparsa il 3 ottobre sulla prima pagina di "Repubblica" a firma di Alberto Statera.
In quell'occasione "il giovane e garbato Morelli con il dolce accento toscano" attaccò la demagogia "che sta affondando l'Italia" e negò che i Giovani Imprenditori di Confindustria volessero fondare il Quarto Partito di degasperiana memoria. A questo fantomatico Quarto Partito ci stanno già pensando Luchino e i suoi compagni di merenda che un tempo ballavano a piedi nudi sui tavoli di "Anema e Core".
2 - DOVE PENSA DI TROVARE I QUATTRINI BERNABÃ DOPO LO SFORZO NELL'ASTA PER LE FREQUENZE E L'ULTIMA OPERAZIONE CONDOTTA IN AMERICA LATINA?
Nei saloni dell'hotel Quisisana ieri sera si sono ritrovati per una cena di gala i big delle telecomunicazioni.
A riunirli è stata la società di consulenza Between, guidata dal barbuto Francois de Brabant, un manager che ha lavorato per molti anni alle strategie di Telecom. Era naturale che il discorso ai tavoli cadesse su Steve Jobs, il protagonista del Rinascimento tecnologico che da quando è ritornato in Apple nel '97 si è dato uno stipendio di un solo dollaro l'anno e dal 2003 ha rinunciato a tutte le stock options.
Oltre ai ricordi c'è stato anche il tempo di fare i complimenti a Franco Bassanini, l'ex-ministro e collezionista di cariche che proprio ieri è stato nominato alla presidenza di Metroweb, la società milanese della fibra ottica. Oggi a cominciare dalle 13,30 fino alle 16 Bassanini si misurerà con Stefano Parisi, don Vito Gamberale e alcuni presidenti di regioni e province italiane per parlare delle strategie per l'Agenda Digitale Italiana.
C'è molta attesa per l'intervento di Franchino Bernabè che nei giorni scorsi ha fatto alcune esternazioni interessanti. Dopo aver denunciato la spesa eccessiva a cui gli operatori di telecomunicazioni hanno dovuto far fronte nella gara per le frequenze della telefonia, il capo di Telecom ha detto che nel futuro italiano i player principali si ridurranno a tre (Telecom, Vodafone, Wind) e ha lasciato cadere nell'aria l'ipotesi che la sua azienda potrebbe acquistare "3 Italia", il quarto operatore guidato da Vincenzo Novari e controllato dai cinesi di Hutchinson Whampoa.
Nella sala del Quisisana qualcuno si chiederà dove Bernabè pensa di trovare i quattrini dopo lo sforzo nell'asta per le frequenze e l'ultima operazione condotta in America Latina. Nei giorni scorsi Telecom ha annunciato l'acquisto per circa 700 milioni di euro della compagnia brasiliana AES Atimus, che fornisce infrastrutture negli stati di San Paolo e Rio de Janeiro. Per bloccare sul nascere qualsiasi obiezione Franchino potrebbe tirar fuori dalla tasca un articolo molto elogiativo che è stato pubblicato nei giorni scorsi sul "Financial Times" e del tutto ignorato dalla stampa italiana.
Eppure la giornalista Samantha Pearson non ha risparmiato elogi per l'operazione definendo Tim Brasil "una compagnia coraggiosa perché l'offerta italiana è stata la più grande nella storia delle telecomunicazioni brasiliane".
Presa da grande entusiasmo la giornalista ha concluso il suo articolo con parole che avranno fatto godere in maniera pazzesca Luca Luciani, il biondo manager padovano che dopo il famoso incidente del 2008 in cui disse che Napoleone aveva fatto di Waterloo il suo più grande capolavoro, si è spostato a Copacabana macinando un successo dietro l'altro. Ecco le parole del "Financial Times": "la compagnia ha un'ottima reputazione per il suo forte team di manager e per i solidi risultati".
A distanza di quasi duecento anni gli inglesi vittoriosi a Walterloo si sono finalmente decisi a rendere onore allo sconfitto Napoleone che gli amici chiamano "Napoletone".
3 - IL MOCASSINARO A PALLINI HA CAPITO CHE NON Ã ANCORA ARRIVATO IL MOMENTO DI AFFONDARE IL COLTELLO PER SALIRE SULLA TOLDA DEL "CORRIERE DELLA SERA"
Chi nei giorni scorsi ha speculato in Borsa sul titolo Rcs facendolo schizzare di oltre l'11%, è rimasto molto deluso dalla riunione del Comitato esecutivo che si è svolto ieri pomeriggio a via Rizzoli.
Intorno al tavolo si sono riuniti il notaio dalla cravatta rossa, Piergaetano Marchetti, e i sei membri che compongono il Comitato, tra questi c'erano John Elkann, il massiccio Enrico Salza, Dieguito Della Valle e Renato Pagliaro, la controfigura di Nagel in Mediobanca. L'unica novità trapelata riguarda la presenza di un ascensorista, cioè di un dipendente della ditta che ha in cura gli ascensori della casa editrice.
All'insolito assistente è stato ordinato da Antonello Perricone di montare la guardia dalle 16 alle 20 per evitare ciò che è successo sette anni fa quando due grandi azionisti della casa editrice rimasero chiusi per 20 minuti.
Per il resto la riunione è filata liscia come l'olio, e chi si aspettava scarpate in faccia e pugni sul tavolo ha dovuto ricredersi. D'altra parte non sembra che il più irrequieto dei soci, Dieguito Della Valle, abbia intenzione per il momento di accendere la miccia per aumentare la sua quota dentro la società . A frenarlo è la saggezza contadina mutuata in quelle origini marchigiane che oggi proprio il "Corriere della Sera" esalta in un articolo di Raffaella Polato dedicato alla provincia marchigiana che secondo Della Valle "umanizza le persone".
In realtà , dopo la sparata clamorosa dei giorni scorsi, il patron di Tod's ha capito che non è ancora arrivato il momento di affondare il coltello per salire sulla tolda del "Corriere della Sera". A frenarlo c'è l'incertezza del quadro politico che non viene illuminato nemmeno dalle parole pronunciate ieri a Bari da Luchino di Montezemolo contro "il partito dei padroni".
Inoltre Dieguito sa che la Mediobanca del pallido Alberto Nagel e della sua controfigura Pagliaro ha in animo di vendere la quota del 14,2% che detiene nel Gruppo, e a questo bisogna aggiungere che prima di mettere mano al portafoglio Della Valle ha bisogno di capire quanto è solido il fronte composto da personaggi come Pesenti, Ligresti, Marina Berlusconi, Tronchetti Provera (gli stessi che si sono messi di traverso pochi giorni fa a Piazzetta Cuccia).
In questa cordata c'è anche il Rotelli delle cliniche che detiene l'11% e nei giorni scorsi ha cacciato 1,2 milioni per incrementare la sua quota. La sfida è squisitamente politica perché dietro questi personaggi ci sono le ombre lunghe di quei "gran ciambellani" o "sacerdoti del tempio" che finora hanno ostacolato la sua scalata. Il primo a mettersi di traverso è Abramo-Bazoli, il Grande Vecchio di IntesaSanPaolo che sta cercando di capire dove tira il vento della politica e se il suo bracciodestro Corradino Passera andrà a soddisfare le sue ambizioni da ministro nel ventre della Balena Bianca moderata. (Profumo invece, si accontenta di sognorare di fare il ministro del Tesoro in un governo Pd).
E anche se ieri Antonello Perricone ha provveduto a piazzare un tecnico degli ascensori, nessuno dei soci forti di Rcs vuole rimanere chiuso nelle trappole di Dieguito e dei suoi compagni di merenda.
4 - BOMBASSEI, MICCIA BAGNATA
Con una notevole faccia tosta che si può permettere soltanto chi ha le spalle coperte e un'età veneranda, Alberto Bombassei è sceso ufficialmente in campo per la successione alla Marcegaglia.
La svolta del 72enne imprenditore vicentino è stata accompagnata dalle parole: "io presidente di Confindustria?, speriamo che sia così". Ora è inutile ricordare le volte in cui il patron di Brembo ha frenato sull'ipotesi di salire ai piani alti di viale dell'Astronomia. La sterzata è una delle conseguenze più vistose della rottura della Fiat che potrebbe rientrare nel palazzo di vetro dell'Eur se a maggio salirà al vertice un uomo in grado di rompere le armonie sindacali create dalla Marcegaglia.
à la terza volta che Bombassei spera di fare il presidente degli Industriali, la prima risale al 2003 quando bussò alla porta di Cesare Romiti (ancora influente nella galassia torinese) per chiedere il sostegno alla sua candidatura contro quel Montezemolo che oggi è il suo più grande mentore e sponsor.
La seconda speranza di vittoria risale all'autunno del 2007 quando sembravano esserci le condizioni per scendere in campo contro la Marcegaglia, ma quello fu un altro clamoroso abbaglio perché in giro non c'era più un voto assembleare e la signora di Mantova, senza mai candidarsi pubblicamente, fu eletta presidente con oltre il 99% dei consensi.
Adesso il buon Bombassei è sepolto dalle pressioni della Ferrari e della Fiat di cui è grande fornitore. Così, dopo aver dichiarato più volte di non essere candidato per ragioni aziendali e per assenza di eredi nella sua azienda di Bergamo, scende in campo in una "corsa sfrenata" verso il traguardo.
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