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Asawin Suebsaeng per “Daily Beast”
Scatta l’accusa di violenza sessuale per T.J. Miller, star della serie ‘Silicon Valley’ e del film ‘Deadpool’. A parlare è una donna che ha chiesto di restare anonima, la ex che con lui frequentò la ‘George Washington University’: «Ha provato a fare tante cose senza chiedermelo e in nessun momento mi ha chiesto se stessi bene. Mi ha soffocato e io continuavo a fissare il suo viso sperando che lui vedesse che avevo paura e si fermasse. Non potevo dire niente».
Miller dice di essere stato ingiustamente accusato, e sua moglie Kate gli crede. Eppure i testimoni sono più di uno, almeno cinque, che all’epoca dissero di aver sentito tonfi nella stanza dei due e di aver visto i lividi sul corpo di lei. Altri tre la consolarono dopo i gravi incidenti.
Miller e la ragazza si incontrarono nella compagnia comica dell’università e avviarono una relazione. Era il 2001. Mesi dopo lei ricorda di una serata in cui aveva “bevuto molto” e di essere stata riportata a casa dall’attore. Ha ricordi fisici e visivi. Lui la scosse violentemente e la prese a pugni durante il rapporto sessuale. Si risvegliò il giorno dopo con il labbro insanguinato e un dente rotto. Miller le disse che era caduta.
Gli credette. Con lui aveva perso la verginità, aveva fiducia: «Non potevo accettare che fosse successo. Non volevo che fosse vero». Il secondo incidente avvenne dopo la festa universitaria. Se ne andarono a casa di lei, fecero sesso consensuale, ma Miller a un certo punto divenne nuovamente violento. Stavolta lei non era nemmeno brilla e ricorda quella notte “in maniera cristallina”.
«Abbiamo iniziato a fare sesso e, molto presto, mi ha messo le mani attorno al collo e le ha chiuse. Non riuscivo a respirare. Ero sinceramente terrorizzata e completamente sorpresa. Capisco ora che per qualcuno possa considerarla una cosa eccitante, ma è una decisione che va presa non unilateralmente. E di certo non aver accettato di essere soffocata. Ero paralizzata.
I coinquilini sentirono che qualcosa non andava e le bussarono alla porta per vedere se stesse bene. «Non lo so» rispose. Prosegue: «Mi riportò a letto e accadde altro. Mi penetrò analmente senza il mio consenso, tanto che a quel punto credo di aver gridato “NO” e lui smise. Ma aveva anche una bottiglia di birra con lui e la usò per penetrarmi senza consenso. Quando Miller se ne andò, la ragazza confessò tutto alle amiche, che oggi confermano. Anche dall’aspetto, sembrava che avesse trascorso una dura nottata.
Un coinquilino ha chiesto se voleva andare alla polizia. Altri si sono offerti di portarla in ospedale. L’incidente fu segnalato alla polizia del campus un anno dopo, perché fino ad allora non era pronta ad elaborare l’accaduto. Per Miller e la moglie, la donna sta usando il clima attuale per lanciare false accuse.
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