DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
Le elezioni anticipate te le puoi sognare. E’ questo il senso del messaggio che ieri Re Giorgio ha voluto trasmettere a Renzie durante il colloquio al Quirinale sulle riforme. La fretta del premier sull’Italicum è un po’ sospetta e non a caso il capo dello Stato ha chiesto di fare le cose per bene, prendendosi, se mai, qualche settimana in più. Non solo, ma Re Giorgio ha anche spiegato che non si possono avere due leggi elettorali diverse per Camera e Senato e quindi la riforma elettorale deve andare di pari passo con quella di Palazzo Madama.
Il premier spaccone vuole approvare le due leggi entro gennaio e di tutto ha bisogno meno che delle dimissioni di Bella Napoli proprio a gennaio. Il suo timore è di rimanere vittima di troppi ricatti con l’incrocio delle partite del Quirinale e delle riforme, ma Re Giorgio pare proprio intenzionato a lasciare in quel periodo. Per uscirne vivo, Renzie dovrà ricercare il consenso della minoranza del suo partito e di Forza Italia, come gli ha consigliato ieri il Colle quando ha chiesto di lavorare su maggioranze ampie. Insomma, niente elezioni anticipate e niente prove di forza sulle riforme. Da oggi la strada di Renzie è ben disegnata. Da Re Giorgio.
2. IL GUINZAGLIO DEL QUIRINALE
Renzie a rapporto da Re Giorgio e i giornali si scatenano nelle interpretazioni. Per il Corriere, “L’invito di Napolitano a Renzi: cancellare il sospetto di voto anticipato. Incontro al Quirinale, il capo dello Stato chiede di mediare sulle riforme: niente prove di forza” (p. 2). Poi passa Maria Teresa Meli e dà voce alle preoccupazioni di Matteuccio: “Addio al Colle possibile già a metà dicembre: l’ipotesi inquieta il premier” (p.3). Repubblica riporta la sicurezza di Pittibimbo: “Renzi: ‘Su Italicum e Senato chiudiamo entro gennaio’. Incontro con Napolitano. Vertice sulle riforme. ‘Preoccupazioni’ sulla costituzionalità della legge elettorale in aula a Palazzo Madama dal 16 dicembre”. “E il Colle chiede garanzie: niente elezioni con la nuova legge finchè ci sono le due Camere” (pp. 2-3).
La Stampa renziana si supera: “Renzi da Napolitano. Strategia condivisa su Italicum e Senato. Il premier: andremo velocissimi. Non temo il dissenso” (p. 2). Poi, intervista al capogruppo Roberto Speranza che lancia messaggi: “Matteo cambi registro se non vuole sorprese sul Quirinale” (p. 2). Il Messaggero titola in prima: “Napolitano prepara l’uscita” e dentro riporta: “Riforme, Napolitano pessimista. L’ipotesi di lasciare in anticipo” (p. 5).
3. BANANA IN CONFUSIONE
Il giorno dopo l’uscita su “Salvini goleador”, Silvio Berlusconi è costretto a rimangiarsi tutto per non innescare una nuova rivolta nel partito. Corriere: “Mai gregari di qualche Matteo’. Fitto accusa e Berlusconi frena. Tensione su Salvini (e Renzi). Il Cavaliere si difende: lui solo uno dei potenziali leader. L’ex premier giustifica il Nazareno: ringrazio Verdini, altrimenti saremmo irrilevanti” (p. 4). Poi passa Giuliano Ferrara, che intervistato dal Corriere dice: “Senza Silvio il centrodestra non esiste. Il suo vero erede è Renzi. Renzi è il capo della nuova generazione che si riconosce nel trasversalismo inventato da Berlusconi medesimo. Staffetta perfetta” (p. 5).
Repubblica racconta: “La polveriera di Forza Italia. Berlusconi stoppa Salvini. ‘Non sarà il nostro leader’. Fitto: ‘Silvio, ci fai morire’. Oggi il pranzo tra il Cavaliere e l’ex governatore pugliese per tentare una tregua” (p. 6). Il Messaggero: “La sfida di Fitto: basta fare i gregari di Renzi e Salvini. Mezza FI è con lui. Verdini media, Raffaele raduna le sue truppe: 32 deputati e una ventina al Senato, ma niente scissione” (p. 4).
Sul Giornale, tutta la prudenza del Cavaliere. “Berlusconi frena su Salvini. ‘E’ uno dei possibili laeder’. Il Cavaliere detta la linea:’Forza Italia resta centrale, non rottamo nessuno. Verdini? Senza di lui saremmo irrilevanti”. E blinda il patto con Renzi: ‘Meglio delle urne” (p. 3). Eh, sì, per Forza Italia ormai tutto è meglio delle urne. In questo sono come Alfano.
4. UN, DUE, TRE, GRILLINO!
Morale sotto i tacchi, e solita litigiosità, in casa grillina. Repubblica: “Grillo è stanco’. Il movimento teme un passo indietro. Nuovo attacco del blog a Pizzarotti. Il sindaco: cortigiani. I parlamentari dissidenti pronti ad aderire alla Leopolda M5S. Altri due deputati disubbidiscono al diktat del leader e vanno in tv” (p. 9). Casaleggio sparito.
5. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
La Riforma del lavoro non è ancora approvata ma scattano già le supposizioni sui decreti attuativi del governo. “Jobs Act, le nuove ipotesi sull’indennizzo. Due opzioni per risarcire il dipendente licenziato. Poletti a Damiano: i decreti attuativi? Facciamoli insieme. La legge delega arriva in Senato martedì e dovrebbe avere il via libera entro 48 ore” (Corriere, p. 6).
Su Repubblica, “Jobs Act, scontro in casa Pd. Orfini accusa le ‘prime donne’. Cuperlo: difendo le mie idee. La Cgil prepara un ricorso alla Corte di giustizia europea” (p. 4). Messaggero: “Lavoro, bufera Pd. La Cgil: ricorso alla Ue. Camusso avverte: ‘le regole della delega violano la carta di Nizza’ e non esclude l’ipotesi referendum” (p. 7).
Il Cetriolo Quotidiano accusa: “Jobs Act, la legge di Renzi l’ha scritta Confindustria. Squinzi & C. si congratulano per la svolta e vedono la ripresa nel 2015. Tutto merito delle nuove norme sul lavoro, che per altro sono opera loro: ecco il documento dell’associazione degli imprenditori italiani che già a maggio le anticipava punto per punto” (p. 1).
6. L’EUROPA CHE CI PIACE
Non si sa se anche questa volta, come per tutte le fregature, varrà lo slogan “Ce lo chiede l’Europa”. In ogni caso la sentenza di ieri è abbastanza chiara. “L’Europa: i precari della scuola vanno assunti. Sentenza della Corte di giustizia: procedure italiane illegittime. ‘Sono 250 mila da regolarizzare’”. “Piano Giannini sui ricorsi. Ma servono due miliardi. Il ministro: già previsti 150 mila posti. Sindacati all’attacco” (Corriere, pp. 8-9). La Stampa intervista il ministro che dice: “Situazione abnorme per i troppi concorsi. La sentenza si riferisce a 18mila persone, con il nostro piano ne assumiamo 148 mila” (p. 7). Allora nessun problema, tutto va bene.
7. AGENZIA MASTIKAZZI
Gianni Morandi: “Non ho votato, qui in Emilia siamo tanti più a sinistra di Matteo” (Stampa, p. 9).
8. PORTE GIREVOLI AL TESORO
Il Corriere spende un’intera pagina per raccontare che “Al Tesoro si cambia, manager in uscita. Dopo l’addio di Cottarelli, lascia anche Codogno, l’uomo dei numeri e dei rapporti con Bruxelles. L’incertezza sulle scelte del direttore del dipartimento delle Finanze Fabrizia Lapecorella” (p. 10). Stessa scelta per Repubblica, che titola così un ampio paginone: “Tesoro, la grande fuga dei super tecnici in rotta di collisione con Palazzo Chigi. Via XX Settembre cerca un capo economista per sostituire Codogno ormai fuori dal ministero. La dirigente generale del dipartimento Finanze accusata di ritardare la riforma fiscale” (p. 13).
cesare damiano manifestazione cgil
9. L’OCCHIO DEI GIORNALONI SUI GUAI DEI BANCHIERI
Richiesta di rinvio a giudizio, a Trani, per quindici manager di Intesa Sanpaolo su una faccenda di derivati “truffa”. Tra i banchieri citati in giudizio ci sono anche Corrado Passera, Giovanni Bazoli e Giovanni Gorno Tempini, oggi alla Cdp. Repubblica se la cava con un colonnino di 40 righe a pagina 30, in economia. Stessa scelta per il Messaggero, che nasconde la notizia a pagina 19 in un trafiletto. Anche il Giornale dedica poche righe alla vicenda, ma le mette in evidenza a pagina 20. Corriere e Stampa sorvolano bellamente. I loro lettori non devono sapere.
10. LA NUOVA PARTENZA DI MONTEZUMA
Giornali in festa per la presidenza di Alitalia a Monteprezzemolo. Stampa: “Strategie e immagine, ecco la nuova Alitalia’. Da ieri Montezemolo presidente: ‘Parte un lungo cammino’. Cassano nuovo ad: ‘Fatti tangibili già a inizio 2015’. La compagnia elegge i nuovi vertici, Hogan (Etihad) diventa vicepresidente, nel board il ritorno di Giovanni Bisignani (ex Iata)” (p. 30). Si sorvola sulle famose deleghe che non sono state date a Montezemolo.
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