LA VENEZIA DEI GIUSTI - FERMI TUTTI, ARRIVANO I FILM ITALIANI! - “SCIALLA” È UNA LIETA SORPRESA, BEN SCRITTO, BEN RECITATO, CON LE MIGLIORE BATTUTE CHE SI POSSANO SENTIRE IN UN FILM ITALIANO RECENTE - “RUGGINE”? LA COSA MIGLIORE SONO I TITOLI DI CODA - DI “SCOSSA” SORPRENDE GREGORETTI: CI VORREBBE UN CINEMA E UNA TV COSÌ - “COSE DELL’ALTRO MONDO” ANNASPA: MASTANDREA CHE FA SEMPRE MASTANDREA, LA LODOVINI NON CAPISCE IN CHE FILM STA, TREVISAN OTTIMO PER FAR LA VITA DI SALLUSTI, SI SALVA SOLO ABATANTUONO”…

Marco Giusti per Dagospia

Arrivano i film italiani! Wow! Divisi tra vari sezione, ma soprattutto abbandonati a un "Controcampo Italiano" sempre più fitto di titoli, film degli amici, di figli degli amici, ecc., dopo la tripletta Clooney-Polanski-Madonna, sbarcano al Lido. Il primo film italiano a essere mostrato è "Scossa", poverissima ma interessante produzione della Paco Cinematografica, che propone la storia del terremoto di Messina divisa in quattro episodi diretti da quattro arzilli ottantenni, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Citto Maselli e Nino Russo.

Quello che stupisce dell'intera operazione è l'uso del video, degli effetti speciali poveri, quasi un ragionamento sulla nascita del cinema e sul cinema del secolo scorso, al di là del ragionamento politico sull'Italia di sempre. Se non tutti gli episodi sono riusciti, l'ultimo di Nino Russo è il più comico, ma anche il più debole, quello di Ugo Gregoretti, girato come i suoi grandi programmi televisivi con i protagonisti che parlano in macchina e gli effetti speciali da studio, è sorprendente e dimostra quanto ci manchi un personaggio come Gregoretti nel cinema e nella tv di oggi.

E' un Ruotolo del tempo, il giornalista piemontese Giovanni Cena a raccontarci in prima persona il disastro del terremoto visto dalla costa calabrese. Perché non esiste più un cinema intelligente come quello di Gregoretti in Italia (per non parlare di una tv intelligente)?

"Scialla" di Francesco Bruni ha aperto invece Controcampo Italiano. Ben scritto, ben recitato, con le migliore battute che si possano sentire in un film italiano recente, una struttura che regge fino alla fine. Scialla, opera prima dello sceneggiatore storico di Paolo Virzì, è una lieta sorpresa che ci dimostra che si possono fare commedie civili e divertenti da mostrare a un festival. Alla fine è una specie di Genitori e figli di Veronesi più elaborato e più colto.

Bruno, Fabrizio Bentivoglio, maturo cinquantenne poco in forma, che vive scrivendo autobiografie di star, si ritrova a ospitare un sedicenne romano simpatico ma coatto, Filippo Scicchitano. Il problema è che Bruno ha appena saputo dalla madre del ragazzo, sua vecchia fiamma, che lui è il padre naturale del ragazzo. Così si ritrova non solo a gestire la sua vita di cinquantenne demodé, ma anche quello di un coattone rappettaro che va malissimo a scuola e si infila in una serie di casini. Magari è un po' furbino, ma funziona benissimo.

"Ruggine" di Daniele Gaglianone è stato invece presentato alle Giornate degli Autori. Mah. Dopo 45 minuti buoni di proiezione purtroppo ancora non era accaduto nulla. Valerio Mastandrea faceva il siciliano ("Minchia, non si dice cazzo al nord, si dice minchia...") in un bar di Torino, Stefano Accorsi giocava col figlio, Valeria Solarino, professoressa di educazione artistica, era presa da un'interminabile consiglio di classe. Nel flash back il Mastandrea bambino urlava in siciliano ("Coppola di minchia.."), l'Accorsi bambino era biondo, buono e pugliese, la Solarino bambina andava pazza per Accorsi.

Poi, nel flash back, entra in scena Filippo Timi, come dottor Boldrini, e il pubblico capisce subito dalla sua faccia da pazzo che è uno stupratore di bambini fuori di capoccia. Tutto bene, se Timi non esagerasse come faceva qualche volta Carlo Cecchi nei film dove non c'era controllo registico. Con l'entrata in scena del maniaco le tre storie dovrebbero prendere consistenza nel mondo attuale. Purtroppo non è proprio così.

Rimane un grande momento eroicamente ai limiti del comico Filippo Timi che canta "Una furtiva lacrima" svelando il suo terribile delitto. La cosa migliore è il video dei titoli di coda dove i tre protagonisti si incontrano sulla metro e Vasco Brandi canta "Un campo lungo cinematografico". Assolutamente delirante.

"Cose dell'altro mondo" di Francesco Patierno. Controcampo Italiano. Avremmo preferito l'altro film, quello che segue il personaggio di Valerio Mastandrea alle prese con la mamma rincoglionita Laura Efrikian e con l'ex fidanzata Valentina Lodovini che aspetta un bambino da un ragazzo nero. Invece, dopo venti minuti, parte il film vero. Che vede la misteriosa scomparsa di 80.000 extracomunitari da una cittadina del nordest italiano dominato da un rozzo padrone, Diego Abatantuono, e da cittadini non meno rozzi e razzisti.

L'idea, come quella di "Benvenuti al sud", è presa di peso da un altro film, "Un giorno senza messicani" (2004) di Sergio Arau, che nasce addirittura da un suo corto. Ma l'idea funziona se si riesce a costruire una favola zavattiniana a metà fra realismo, commedia e fantasy. Meno se la messa in scena insegue il modello del nostro cinema attuale poco adatto alla favola politica.

Così il film annaspa parecchio nella seconda parte e, giocate quelle tre o quattro trovate ovvie, come fanno i vecchietti senza badanti? come fanno i padroni senza manovalanza nera? I maschi senza mignotte nigeriane?, i personaggi si perdono nello stesso nulla che ha avvolto gli extracomunitari. Aggiungiamoci che anche l'attacco al razzismo leghista non viene ben definito.

Non si vedono né veri leghisti né bandiere verdi, anche se alla fine il personaggio di Abatantuono è la cosa migliore del film, sempre sopra le righe, una specie di Terrunciello veneto invecchiato alle prese con l'Italia di oggi. Ma le sue battute migliori sembrano quasi fuori dal film, come il violento attacco a un thriller con Liam Neeson, "Io ti salverò" ("Liam Neeson è senza coglioni, non può fare quel ruolo"... va detto che ha ragione).

Per il resto Mastandrea fa sempre Mastandrea, stavolta con la pistola perché è poliziotto, ma non ha ruolo, la Lodovini non capisce se è in un film di Mazzacurati o in una commedia di Miniero, Vitaliano Trevisan sarebbe ottimo per far la vita di Sallusti, il mago Bustric è buttato lì. Per Francesco Patierno, dopo "Il mattino ha l'oro in bocca", un altro film riuscito a metà. Scordavo, cammeo di Attilio Romita, il boccalone del Tg1.

 

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