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Marco Giusti per Dagospia
Beh. Quasi tutti i vecchi critici si sono riuniti per vedere "Crazy Horse", il documentario di Frederick Wiseman sul celebre cabaret fondato da Alain Bernardin che apriva le Giornate degli Autori a Venezia.
Per l'occasione era arrivato anche il Presidente della Biennale Baratta che ha introdotto il film assieme a Giorgio Gosetti. "Siamo tutti una grande famiglia", si lanciava Gosetti dissipando cosi' ogni ombra di malumore tra la sua rassegna e la direzione della Mostra.
Poi veniva presentato il documentarista Wiseman, un arzillo e celebrato vecchietto ("il piu' grande documentarista americano", lo definiva Gosetti "e forse non solo"), i produttori francesi e due bellissime ballerine del Crazy Horse.
Ora, Wiseman che gira un film sul Crazy Horse e' un po' come Olmi che gira un film sul Bagaglino (senza offesa per Olmi e per il Bagaglino). Qualche vecchio cinefilo ancora ricordava il film che lo stesso Bernardin giro' nel 1977 sul Crazy Horse con le allora stupende Rosa Fumetto e Lova Moor, allora vere star dell'immaginario maschile.
Le ballerine del nuovo Crazy Horse, malgrado una grande esibizione di chiappe e di tope tutte rigorosamente uguali (sembrano disegnate e probabilmente lo sono), risultano un po' fredde come e' un po' fredda la regia pur precisa e di grande professionalita' di Wiseman.
Ovvio che e' cento volte piu' rigoroso del film di Wenders su Pina Bausch in 3D (che moda inutile), ma sembra un po' un film su commissione e il regista non cosi' preso dall'argomento. Detto questo i cinefili maschi non giovanissimi sono rigorosamente rimasti appiccicati alle poltrone fino alla fine del film. Personalmente non ho riconosciuto un sedere dall'altro, mentre ricordavo perfettamente quello di Rosa Fumetto.
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