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LA VENEZIA DEI GIUSTI – “OH, SHIT”, HA COMMENTATO SUL PALCO JIM JARMUSCH, CHE NON PENSAVA PROPRIO CHE AVREBBE VINTO IL LEONE D’ORO CON “FATHER MOTHER SISTER BROTHER”, COMMEDIA NON FRESCHISSIMA, MA SICURAMENTE ANTI-NETFLIX E ANTI-HOLLYWOOD – E’ LA VITTORIA DEL CINEMA CREATIVO E FIGLIO DELLA NOUVELLE VAGUE ANNI ’80 CONTRO IL CINEMA DI IMPEGNO SUL REALE – SI DEVE ACCONTENTARE DEL GRAN PRIX DELLA GIURIA IL POTENTE “THE VOICE OF HIND RAJJAB”, CHE AVREBBE DOVUTO VINCERE IL LEONE D’ORO, E MEDIATICAMENTE L’HA VINTO. MEGLIO COSÌ. ANCHE PER RAFFORZARE LA POSIZIONE DEL DIRETTORE ALBERTO BARBERA: UN LEONE D’ORO AL FILM TUNISINO AVREBBE MESSO POLITICAMENTE IN DIFFICOLTÀ –  L’ITALIA, ANZI NAPOLI E DINTORNI, NE ESCONO BENE, CON UN PREMIO A TONI SERVILLO PER “LA GRAZIA” E UN ALTRO A GIANFRANCO ROSI… VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

jim jarmusch

“Oh, shit”, ha commentato sul palco Jim Jarmusch, eterno ragazzo coi capelli bianchi che non pensava proprio che avrebbe vinto il Leone d’Oro col suo film. Quando mai ha vinto un grande premio nella sua carriera?

 

Eppure, a Venezia, la giuria presieduta da Alexander Payne, regista più vicino a Jarmusch di quanto si pensi, ha deciso di dare il Leone d’Oro alla commedia non freschissima, ma sicuramente anti-Netflix e anti-Hollywood, “Father Mother Brother Sister” di Jim Jarmusch, mai stato prima a Venezia, però lo ricordo a Salsomaggiore col corto che diventerà un lungometraggio, “Stranger Than Paradise” con John Lurie, grazie a Wim Wenders.

 

kaouther ben hania

E’ la vittoria del cinema creativo e figlio della nouvelle vague anni ’80, inoltre targato Mubi, contro i vendutelli di Netflix, ma anche contro il cinema di impegno sul reale. Jarmusch è l’unico regista che non ha parlato di guerra, né di Gaza né di Ucraina, ma ha citato una frase di Akira Kurosawa, che da vecchio riconosceva di “avere ancora il timore di non aver capito come fare un film”.

 

Il potente “The Voice of Hind Rajjab” di Kaouther Ben Hania, il film che avrebbe dovuto vincere il Leone d’Oro, e mediaticamente l’ha vinto, tanto che il presidente Buttafuoco, che ieri sera ho davvero ammirato a parte qualche immagine poetica (“l’Angelo della Storia è stato seduto in sala…”), lo ha celebrato con un intervento da Gerusalemme col cardinal Pizzaballa (“sono certo che da Venezia possa arrivare un contributo positivo alla pace con parole e immagini"), si deve però accontentare del Gran Prix della Giuria. Meglio così.

 

toni servillo e fernanda torres

Anche per rafforzare la posizione del direttore Alberto Barbera, molto sostenuto anche nella serata di ieri da Buttafuoco, che un Leone d’Oro al film tunisino avrebbe forse messo politicamente in difficoltà.

 

Il Leone d’Argento per la migliore regia va invece a Benny Safdie, per la prima volta senza il fratello, che, da americano coatto ha gettato il fogliettino del discorso di ringraziamento sul palco, per “The Smashing Machine”, dove compie il miracolo di far recitare Dwayne Johnson.

 

 

gianfranco rosi

L’Italia, anzi Napoli e dintorni, ne escono bene, con un premio a Toni Servillo per “La grazia” di Paolo Sorrentino, che così si rafforza dopo “Parthenope”, e un altro a Gianfranco Rosi per “Sotto le nuvole”, targato Rai Cinema, cioè Paolo Del Brocco e Donatella Palermo. Inutile dire che per Rai Cinema va benissimo.

 

Miglior attrice protagonista la cinese, elegantissima, Xin Zhilei per “Ri gua zhong tian” (The Sun Rises on Us All) di Cai Shangiun, che è volata sul palco. Il bel film sull’albero di ginkgo biloba “Silent Friend” di Ildiko Enyedi, che molto è piaciuto al pubblico dei critici, si è dovuto accontentare del premio Mastroianni a una delle protagoniste, Luna Wedler.

il messaggio di pizzaballa alla mostra del cinema di venezia

 

I francesi che vantavano buoni film di grande stile e di origine letteraria come “L’etranger” di François Ozon e “A pied d’oeuvre” di Valerie Donzelli ha vinto solo per la migliore sceneggiatura, peraltro non originale, del film della Donzelli. Ma poteva vincere qualcosa di più.

 

Quello di Ozon è un film molto sostenuto dai francesi. Non vince nulla neanche “Bugonia” di Yorgos Lanthimos, che evidentemente non è piaciuto granché alla giuria, o forse lui e Emma Stone hanno vinto troppo due anni fa con “Poor Things”.

 

benny safdie

Davvero puniti i film Netflix, come “Frankenstein” di Guillermo Del Toro e “A House of Dynamite” di Kathryn Bigelow. Non a caso firmati da due registi che negli anni sono stati premiati col Leone d’Oro a Venezia e che si sono presentati quest’anno con opere un po’ involute, meno originali di “The Shape of Water” e “The Hurt Locker”.

 

Il cinema italiano, ripeto, ne esce bene, “La grazia” di Paolo Sorrentino e “Sotto le nuvole” di Gianfranco Rosi sono due buoni film che piaceranno molto al pubblico. Il mio film italiano preferito del concorso, “Un film fatto per Bene” di Franco Maresco purtroppo non ha vinto nulla, troppo difficile da spiegare a una giuria internazionale, forse troppo autoreferenziale, ma dimostra, pur con qualche ingenuità, che la visione del cinema di Maresco è ancora intatta, che ha ancora tanto da poterci raccontare.

 

 

xin zhilei

E, come film nel film, vediamo tante di quelle idee meravigliose sparse che ne dimostrano la vitalità. Il divisivo e fuori concorso, per fortuna, “After the Hunt” di Luca Guadagnino con Julia Roberts, prodotto da Amazon, sta per aprire il New York Film Festival dove si spera in un ribaltamento delle accuse che il film ha avuto a Venezia da tanti critici che lo hanno di solito appoggiato.

 

Alla fine è stato un festival di grande respiro, con film spesso al di sotto delle aspettative, ma quasi sempre di alto livello. E un festival di grandi temi contemporanei, oltre alla guerra e alle vittime del razzismo e del vecchio e nuovo colonialismo, la nuova lotta di classe, la caduta della piccola borghesia nella miseria, la connessione tra esseri umani, la morale sociale adattata ai tempi.

 

benedetta porcaroli 1

Proprio per la chiusura del cinema di genere, grande e piccolo, dentro i confini un po’ da lager dello streaming Netflix-Amazon in tv, il cinema in sala può tornare ad essere, come negli anni ’60, il luogo dove riportare la grande discussione politica e morale sulla realtà che viviamo.

 

I premi di Venezia 82

 

Miglior film: “Father Mother Sister Brother" di Jim Jarmusch

 

Leone D'Argento Gran Premio della Giuria: “The Voice of Hind Rajab” di Kaouther ben Hania

 

luna wedler

Leone D'Argento Miglior Regia: Benny Safdie per “The Smashing Machine”

 

Premio speciale della giuria: "Sotto le nuvole" di Gianfranco Rosi

 

Migliore sceneggiatura: Valérie Donzelli e Gilles Marchand per il film “À pied d’œuvre”

 

Coppa Volpi per miglior attore: Toni Servillo per “La Grazia” di Paolo Sorrentino

 

Coppa Volpi per miglior attrice: Xin Zhilei per il film “The Sun Rises on All Us”

 

valerie donzelli

Miglior attore/attrice emergente (Premio Mastroianni): Luna Wedler per il film “Silent Friend”

 

Leone del Futuro premio Venezia opera prima "Luigi De Laurentis": “Short Summer” di Nastia Korkia

 

Premio degli spettatori “Armani Beauty”: “Calle Malaga” di Maryam Touzani

 

I vincitori della sezione Orizzonti

 

Miglior film: “En El Camino” di David Pablos

 

alberto e giulia barbera

Miglior regia: “Songs of Forgotten Trees” di Anuparna Roy

 

Premio speciale della giuria Orizzonti: “Lost Land” di Akio Fujimoto

 

Miglior attore: Giacomo Covi per “Un anno di scuola”

 

Miglior attrice: Benedetta Porcaroli per “Il rapimento di Arabella”

 

Miglior sceneggiatura: “Hiedra” di Ana Cristina Barragan

 

Miglior cortometraggio: “Utan Kelly (Without Kelly)" di Lovisa Sirén

 

Tutti gli altri premi di Venezia 82

 

Pietrangelo Buttafuoco e Alberto Barbera - Mostra del cinema di Venezia 2025 - Foto lapresse

Venezia Classici, Miglior documentario: “Mata Hari” di Joe Beshenkovsky e James A. Smith

Venezia Classici, Miglior restauro: “Bashù, il piccolo straniero” di Bahram Beyzaie

Gran premio Venice Immersive: “The Clouds Are Two Thousand Meters Up” di Singing Chen

Premio Speciale della Giuria Venice Immersive: “Less than 5 Gr of Saffron” di Négar Motevalymeidanshah

Premio per la realizzazione Venice Immersive: “A Long Goodbye” di Kate Voet e Victor Maes

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