LA VENEZIA DEI GIUSTI - UN PO' DELUDENTI I FILM IN CONCORSO PRESENTATI OGGI: SIA "PARKLAND", CON GRANDE CAST CHE "MISS VIOLENCE" DEL GRECO AVRANAS

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Marco Giusti per Dagospia

No! Ancora la morte di Kennedy e il caso Zapruder! No! Ancora simpatici orrori familiari ma messi in scena con eleganza cinefila. Sono un po' deludenti i film in concorso presentati oggi, sia "Parkland", opera prima del giornalista Peter Landsman che "Miss Violence" del greco Alexandros Avranas.

Nel primo film precipitiamo nel giorno dell'arrivo di John F. Kennedy a Dallas e seguiamo la sua morte in diretta dall'ospedale di Parkland. Contemporaneamente seguiamo il signor Zapruder che filma in 8 mm l'omicidio e il fratello di Lee Oswald, Bob, che viene avvisato dell'arresto del fratello.

Grande cast, da Zac Efron, che fa il giovane medico che vedra' morire il presidente a Billy Bob Thornton come capo dei servizi di Dallas a Paul Giamatti come Zapruder a Jackie Weaver come mamma pazza di Lee Oswald. Bella struttura, ripresa dal libro di Vincent Buglione. Ma modesta messa in scena, con musicona che non ti lascia un attimo, riprese che ballano, poche idee di cinema e nessuna vera novita' sulla morte di Kennedy.

Mille volte meglio l'oggi invisibile "Azione esecutiva" di David Miller scritto da Dalton Trumbo con Burt Lancaster, Robert Ryan e Will Geer.

"Miss Violence" ha un grande inizio. Prima si inquadra una porta. Poi entriamo in una casa dove si fa festa agli undici anni di una ragazzina, Angelica. Si taglia la torta al ritmo di "Dance to the End of Love" di Leonard Cohen. Al momento della foto la festeggiata esce sul terrazzino e si butta di sotto. I titoli appaiono vicino al corpo della ragazza morta.

Per un'ora non capiamo quale sia il vero motivo della morte di Angelica. E non capiamo neanche la struttura della famiglia. Un nonno-padre padrone, freddo e duro, una nonna impotente, due figlie, una, Elena, madre di tre ragazzini, tra cui la defunta Angelica, e l'altra, Mirto, quattordicenne, unica che mostra segni di insofferenza per la situazione.

A parte un grande momento stracult al ritmo di "Sono un italiano vero" di Toto Cotugno, e la soluzione finale che ci rivelera' gli orrori della famigliola e la terribile figura del nonno, si rimane un po' delusi da tutta l'operazione, troppo costruita per convincerci. E un po' insulsa una volta che si capisce davvero la storia.

 

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