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LA VENEZIA DEI GIUSTI – “A HOUSE OF DYNAMITE” È UN BEL FILM DI KATHRYN BIGELOW SULLA POSSIBILITÀ DI UNA GUERRA NUCLEARE CHE POTREBBE SPAZZARCI VIA TUTTI – SE METTESSIMO DONALD TRUMP AL POSTO DEL PRESIDENTE NERO DI IDRIS ELBA, DIVENTEREBBE UNA SORTA DI DARK COMEDY TRA “DOTTOR STRANAMORE” E “MARS ATTACK” - TESO, SPETTACOLARE, È UN FILM DI PURA AZIONE CHE CI MOSTRA CHE LA GUERRA FREDDA È FINITA DA TEMPO, LO ABBIAMO CAPITO PROPRIO IN QUESTI PRIMI MESI DI PRESIDENZA TRUMP… – VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Boom! Certo, se al posto del presidente nero di Idris Elba, mettessimo nel bel film Netflix di Kathryn Bigelow sulla possibilità di una guerra nucleare che potrebbe spazzarci via tutti, “A House of Dynamite”, il vero presidente americano attuale, Donald Trump, da prezioso thriller sulla paura della fine del mondo alla “Fail Safe” di Sidney Lumet, dove il presidente era Henry Fonda dal bel volto democratico, il film sarebbe diventato una sorta di dark comedy tra lo “Stranamore” di Stanley Kubrick e “Mars Attack” di Tim Burton.
Scritto da Noah Oppenheim (“Jackie”), e non dal suo fedelissimo sceneggiatore Mark Boal (“The Hurt Locker”, “Zero Dark Thirty”), diretto con una complessità tecnica e creativa incredibile da Kathryn Bigelow, cioè la prima regista donna che ha vinto l’Oscar, “A House of Dynamite” ci racconta i 19 minuti esatti che intercorrono da quando un missile atomico partito chissà da dove, Nord Corea sembrerebbe, sta per far saltare in aria una città come Chicago e la risposta del Presidente americano alla guerra atomica.
Pallottola contro pallottola. Guerra contro guerra? Come nella Battaglia di Gettysburg, che costò 50 mila morti in tre giorni, che vediamo citata nel film. Solo che qui parliamo di 10 milioni di morti possibili a Chicago.
Nel film seguiamo i 19 minuti di tensione raccontati da tre diversi punti di vista, che seguono tre diverse stanze della intelligenza tattica, militare e politica americana.
Le battute che sentiamo nel primo racconto, il più teso, le ritroviamo negli altri due, in un complesso gioco di incastri di ruoli e di decisioni di militari di diverso livello.
La Bigelow ha attori magistrali in ognuno dei tre racconti, Rebecca Ferguson che riuscirà a chiamare il marito chiedendogli di scappare col figlioletto di tre anni il più lontano possibile dai centri urbani, Jared Harris che non potrà che salutare la figlia a Chicago temendo il peggio, Idris Elba, che è appunto il presidente e dovrà dare l’ordine, o non darlo, di una contro-offensiva militare atomica.
Teso, spettacolare, è un film di pura azione che ci mostra che la Guerra Fredda è finita da tempo, lo abbiamo capito proprio in questi primi mesi di presidenza Trump, e non ci sono più ostacoli a un possibile scambio di bombe tra superpotenze.
“Io faccio il mio mestiere”, dice freddamente un bombardiere. L’umanità dei personaggi sta nelle pieghe delle loro battute, negli sguardi. C’è un grande cast, Tracy Letts, Jason Clarke, Greta Lee, oltre agli attori citati prima, una grande messa in scena.
Per nulla rassicurante, “A House of Dynamite” è un film che soffre un po’ (purtroppo…) del marchio Netflix, che potrebbe farcelo confondere, nel magazzino degli action cialtroni americani, con film di scarso valore. Non lo è.
E anche se perde un po’ di tensione nella terza parte, quando cioè abbiamo capito il gioco e pensiamo a un finale possibile, è comunque una grande prova di regia da parte di Kathryn Bigelow che ci lascia sempre a occhi aperti.
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