1- “THE ICEMAN”, RITRATTO DI UNO DEI PIÙ ATTIVI SICARI DELLA STORIA AMERICANA, INTERPRETATO INCREDIBILMENTE DA MICHAEL SHANNON, È UNA GRANDE SORPRESA 2- L’ISRAELIANO ARIEL VROMEN RICOSTRUISCE LA VITA CRIMINALE DEGLI USA DAGLI ANNI ’60 AGLI ANNI ’80, E SI INSERISCE NELLA SCIA DI SCORSESE E “DRIVE” DI REFN 3- COSA NON SI FA PER LA FAMIGLIA: SHANNON FA A PEZZI MAFIOSI PER MANDARE LE FIGLIE ALLA SCUOLA CATTOLICA. ALLA FINE CI AFFEZIONIAMO E CAPIAMO CHE NON È TANTO PIÙ PERICOLOSO DI NIXON E BUSH. FILM INFARCITO DI CAMEI DI GRAN CLASSE 4- “SUPERSTAR” DI GIANNOLI È LA TIPICA COMMEDIA FRANCESE DI GRANDE SCRITTURA E PERFETTA MESSA IN SCENA CHE NOI NON SAPPIAMO (PIÙ?) FARE. MA È SIMILE ALL’EPISODIO CON BENIGNI DI “TO ROME WITH LOVE” DI ALLEN

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Marco Giusti per Dagospia

1- THE ICEMAN DI ARIEL VROMEN

Vabbe' che ve lo dico affa'. Questo ritrattino scorsesiano di uno dei più attivi contract killer della storia americana, Richard Leonard Kuklinski detto The Iceman, l'uomo di ghiaccio, per la freddezza e per la simpatica abitudine di congelare i cadaveri in modo da non far scoprire le date dei decessi, e' una grande sorpresa della nuova scena noir americana incredibilmente interpretato da Michael Shannon, Wynona Ryder e Ray Liotta. Da mettere assieme a "Killing Them Softly" di Andrew Dominick, "Drive" di Nicholas Winding Refn e a "Lawless" di John Hillcoat.

L'Idea di Ariel Vromen, anche lui uno straniero in America, visto che e' israeliano, e' quella di ricostruire storicamente la vita criminale americana dagli anni 60 agli anni 80 mischiata col quotidiano, un po' come in "Goodfellas" di Scorsese, omaggiato dalla grande presenza di Ray Liotta come il boss italoamericano Roy De Meo che assolda il polacco Kuklinski come killer della banda.

Kuklinski, che e' uno psicopatico dal coltello facile con qualche regola ("niente donne e bambini") e una mortaccia falciatrice tatuata sulla mano, con un fratello, lo Stephen Dorff di "Somewhere", in galera a vita per aver ucciso una bambina, cerca di far funzionare la sua famiglia, la moglie Wynona Rider, e due figlie, come se fossero dentro il sogno americano, senza che nulli trapeli del suo vero lavoro di multikiller.

Cosa non si fa per la famiglia, ragazzi... Mastandrea in "Gli equilibristi" si rovina per mantenere la Bobulova e Shannon seguita a fare a pezzi mafiosi per mandare le figliolette alla scuola cattolica, dove le suore insegnano che i morti del Vietnam fanno parte dei piani di Dio. "Dio non c'entra niente", gli fa Babbo Kuklinski serio. Alla fine capiamo che il contract killer non e' tanto più pericoloso di Nixon e di Bush. E quando lo prendono ci dispiace pure parecchio. Shannon e' da urlo, Liotta e Wynona pure. Occhio a una serie di camei di gran classe da James Franco a Chris Evans, da Robert Davi a Stephen Dorff.

 

2- "SUPERSTAR" DI XAVIER GIANNOLI.

L'idea e' la stessa dell'episodio di Benigni in "To Rome With Love". La popolarita' effimera della tv, il suo potere, come uscirne e il. Valore che e' nella nostra vita di tutti i giorni. Chi l'avra' ideato prima, Woody ALlen o Xavier Giannoli? Ah, saperlo... Anche perche' in entrambi i film la trovata rimane non spiegata e surreale, anche se qui si inserisce in una precisa costruzione da commedia francese attuale. Un perfetto sconosciuto, il signor Martin Kazinski, interpretato dal bravo Kad Merad, a sua insaputa, si ritrova di punto in bianco superstar prima del web poi della tv.

Finisce in una sorta di talk show ideato da una giornalista non ancora venduta allo strapotere dei media, interpretata da Cecile De France, messo in piedi da un produttore cinico, che ha una storia con la ragazza, presentato da un presentatore appena uscito dalla coca (e pronto a ricaderci) e agitato da un rapper capopolo che aizza il pubblico sulla battuta legata alla banalita' di Kazinski e del pubblico della tv.

Al di la' dei temi legati alla tv e ai reality, e' la tipica commedia francese di grande scrittura e di perfetta messa in scena che non sappiamo fare perche' non abbiamo ne' Age e Scarpelli ne' De Bernardi e Benvenuti ne' un produttore che sappia far riscrivere ai nostri sceneggiatori venti volte un testo fino alla perfezione. Detto questo e' un film popolare e ben fatto, ma un po' ovvio negli sviluppi e nelle conclusioni, certo anche per colpa del confronto con Benigni-Allen, e vive alla fine più per la critica alla tv generalista e ai suoi meccanismi, che non per la parte narrativa sociologica. Meglio Kuklinski che Kaminski pero'.

 

Venezia Superstar trailer e poster del film di Xavier Giannoli THE ICEMAN THE ICEMAN DI VROMEN THE ICEMAN DI VROMEN superstar superstar