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Marco Giusti per Dagospia
saverio costanzo con il cast di l amica geniale
Trionfo veneziano delle prime due puntate della versione seriale di L'amica geniale di "Elena Ferrante" diretta da Saverio Costanzo. Non poteva che andare così, con produzione Wildside, cioè Lorenzo Mieli e Mario Gianani, Fandango, cioè Domenico Procacci, Rai Fiction, HBO, TIMVISION, produttore esecutivo Paolo Sorrentino. Per vedere questo Gomorra per signore di buone letture un po' allargato per il pubblico di Rai Uno è scesa mezza Rai e mezza Capalbio, ovvio.
Tutti tranne i presunti veri "Elena Ferrante". Ovvio anche questo. Diciamo subito che è di gran lunga la migliore fiction che si sia vista in Rai negli ultimi anni, con le qualità visive e di messa in scena di Gomorra e Young Pope. Gli attori tutti napoletani e mai o poco visti sono perfetti, la bambina geniale protagonista fantastica, il cattivo Don Achille di Antonio Pennarella, la ricostruzione della suburbia napoletana anni 50 è più che credibile. Un piccolo miracolo produttivo e artistico, insomma. Lo riconosco.
E mi sarei bevuto tranquillamente altre quattro ore di serie con tranquillità, sorvolando su qualche compromesso di messa in scena, musica un po' eccessiva, ricordi da visioni cinefile dei capolavori del neorealismo. Pensando anche al pubblico internazionale della saga, che si aspetta davvero un mischione di pre-Gomorra e neorealismo. Non dico che Costanzo e i suoi sceneggiatori, "Elena Ferranti" compresi, siano rei di furbizie, ma non poteva che essere quella la strada per arrivare a un pubblico così vasto e internazionale.
Anzi, l'internazionalità ricercata dell'operazione ha spinto Costanzo a radicalizzare la scelta degli attori e della lingua, spingendo verso una fiction in lingua con sottotitoli impensabile per la Rai di qualche anno fa. E a spingere, contemporaneamente verso una regia più d'autore che di puro servizio da sceneggiatone di successo. Per la nostra tv è una mezza rivoluzione.
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