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Marco Giusti per Dagospia
Con una martellata sulle ginocchia, un cocktail d'alcool e di fede e un uso improprio del crocefisso e un cocktail molotov dopo â68, la giuria del Festival di Venezia 69 ha premiato "Pieta" del coreano Kim Ki Duk col Leone d'Oro per il Miglior Film, "The Master" di Paul Thomas Anderson per la Migliore Regia, "Paradies: Glaube" dell'austriaco Ulrich Seidl col Premio Speciale e"Apres Mai" di Olivier Assayas per la Miglior Sceneggiatura.
Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Maschile per "The Master" all'incredibile coppia Joaquim Phoenix- Philip Seymour Hoffman, il cui arrivo ha fatto slittare di un quarto d'ora la sala. Ma si e' meritato l'applauso più' lungo e sentito da parte del pubblico in sala.
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile all'israeliana Hadas Yaron per "Fill The Void" di Rama Bursthein.
Per l'italia i contentini del Premio Tecnico a "E' stato il figlio" di Daniele Cipri' e il Premio Mastroianni per la giovane rivelazione a Fabrizio Falco, 24 anni, un fenomeno anche a teatro diviso tra Cecchi e Ronconi, presente sia in "Bella addormentata" di Marco Bellocchio che in "E' stato il figlio" di Daniele Cipri', al quale non si puo' che augurare una prestigiosa carriera.
Vince il premio Opera Prima "Fill The Void" dell'israeliana Rama Burshtein. Comunque la si veda un mezzo disastro per il nostro cinema, che sperava parecchio nel film di Bellocchio e che incolpera' sicuramente del fattaccio il solo giurato italiano, Matteo Garrone. Ma ben poco ha potuto fare contro la sfilata dei grandi film da festival presenti. Viste le premesse di ritorno all'ordine cinefilo, niente si puo' dire, quindi, sulle scelte della giuria, presieduta inoltre da un regista di polizieschi e thriller come Michael Mann.
Il cinema americano qualcosa prende, ma e' francamente discutibile preferire "Pietà " a "The Master" e non considerare affatto un'opera innovativa come "Spring Breakers" di Harmony Korine e il suo incredibile cast, che non e' piaciuto nemmeno al giurato più pop cioe' Garrone.
La Francia, che era presente a Venezia con ben venti film tra produzioni e coproduzioni, e che molto ha investito sul Festival, puo' ritenersi solo un po' soddisfatta col premio a Assayas, davvero quello scritto meglio di tutti. Si', faglielo scrivere ai nostri sceneggiatori una cosa cosi'.
Del resto il clima era proprio quello del ritorno agli anni â70 col dibattito su cinema borghese e cinema militante in sala. Anche se personalmente ritengo più militanti Korine o Anderson del pur bravissimo Kim Ki Duk. Un po' sottotono, e giustamente fuori dai premi, Kitano e De Palma, manierati e invecchiati, un po' inutili per il concorso Sarmiento, Comencini.
Due momenti cultissimi. Lo scambio di premi tra Seidl e Hoffman e la cantata di Kim Ki Duk, pronto per Sanremo.
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