DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Giampiero Mughini per Dagospia
giampiero mughini foto di bacco
Caro Dago, premetto che ai miei occhi tutti gli esseri viventi salvo gli imbecilli sono perfettamente eguali _ bianchi, neri, gialli, uomini, donne, troisième sexe, giovani, anziani _, ed è questo il motivo per cui non mi appassiono alle vicende del decreto Zan che vorrebbe punire chi insulta quell’eguaglianza totale e assoluta ma che rischia di ledere in qualche misura i pensieri leggermente diversi dai miei dell’eventuale tizio o dell’eventuale caio.
Detto questo ho ovviamente il massimo interesse alle particolarità di genere, al sottolineare che per fortuna ciascuno si porta appresso il suo sesso, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua cultura originaria.
Non ho ben capito perché in Ucraina in molti abbiano protestato contro il fatto che in un certo corteo ufficiale le soldatesse _ che nella loro sostanza militare non hanno ovviamente nulla di diverso dai soldati _ siano sfilate con delle scarpe femminili e relativi tacchetti anziché con gli stivaloni che fanno parte delle loro divise abituali.
SOLDATESSE UCRAINE CON I TACCHI
Ricordare per una volta, e per una volta sola, la particolarità del femminile mi sembrava assolutamente elegante e pertinente. Non è che per il fatto di indossare quei tacchetti erano meno soldati, è che erano anche donne. Una cosa in più, non una cosa in meno. Diciamo pure che uno vale uno (anche se non è affatto così), epperò è altrettanto vero che nessuno è uguale a nessun altro.
Le ragazzine (o le ragazze) ad esempio non sono uguali ai ragazzini (o ai ragazzi). Quel fessacchiotto che non ricordo come e dove ha pronunziato che le ragazzine in shorts autorizzano le cupidigie dei maschi e tutto quel che ne consegue ha detto una boiata nuda e cruda. Resta che le ragazzine (o le ragazze) in shorts vale la pena sempre rimirarle, io lo faccio da quando ero ragazzo: guardare una donna che passa dal basso in alto, a valutarne la femminilità, l’espressività comunicativa.
Alcune sono lucenti con addosso quegli shorts, altre un po’ meno, tutte hanno il diritto di indossarli quando e come vogliono. Se Dio le ha fatte così belle, figuriamoci se noi uomini non abbiamo il diritto di guardarle e ammirarle, e naturalmente non una virgola più che questo. Non una virgola, nemmeno un commento ad alta voce e a meno che non sia elegante quanto un verso di Giacomo Leopardi.
Quelle ragazze/ragazzine indossassero tutte delle tute il mondo sarebbe più povero da vivere. Io le guardo, ammiro, se del caso cedo il passo. Una volta che la strada in cui stavo camminando s’era fatta stretta stretta e mi stava venendo incontro una gran bella ragazza, io mi sono ritratto vistosamente a cederle il passo. Lei è diventata rossa rossa, felice del silenzioso omaggio che le avevo fatto.
Uomini e donne, diversissimi come siamo. Sto leggendo con ritardo l’ultimo libro di Pscal Bruckner, “Un coupable presque parfait” (tradotto in Italia da Guanda), dove lui se la prende con tutte le manifestazioni estreme del “politically correct”, tra le quali spicca una sorta di neo femminismo particolarmente arrogante la cui cialtroneria non ha limiti.
Bruckner cita dai libri di una intellettuale francese secondo cui nell’atto sessuale il più normale c’è un fondo di violenza da parte dell’uomo sulla donna, una sorta di occupazione di un territorio altrui e seppure quell’occupazione sia avvenuta con il pieno consenso della donna. Sempre di una violazione si tratta. Nientemeno. Certo che come bestialità, ce ne sono poche di questo livello.
Nel leggere queste righe mi sono ricordato di quel che mi accadde una volta che ero a metà strada tra i trenta e i quarant’anni. Una mia amica mi aveva invitato a passare la sera e la notte con lei. Sarà che ero stanco, o nervoso, o che in lei c’era qualcosa che non mi attirava, il fatto è che io non riuscii a “occupare” e dunque a “violare” il suo territorio. Agli uomini succede. Alla mattina lei mi disse di filar via e di non farmi vedere mai più. Mai più.
Giampiero Mughini
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