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VIENI AVANTI, QUIRINO – CONTI: “NELL’ETERNA LUDOTECA DI UNA ADOLESCENZA PROTRATTA, COME IN UN GIARDINO D’INFANZIA, I RECENTI FESTEGGIAMENTI PER IL MATRIMONIO DELL’ENNESIMA FATINA CON IL SOLITO PLURITATUATO, BEN ATTREZZATI PER ILLUDERE UN POPOLO DI ADOLESCENTI CREDULONI, HANNO MESSO IN SCENA UNO ZUCCHEROSO CARTOON PER INDIFESI GIOVINETT"
Quirino Conti per Dagospia
In una recente, sostanziosa puntata di Fahrenheit, su Radio 3, Enrico Castelli Gattinara, presentando il suo bellissimo saggio Dieci lezioni sulle emozioni, riferiva di studi secondo i quali l’età adolescenziale si protrarrebbe fino ai ventiquattro anni, con relativi annessi e connessi, fisiologici e psicologici.
Teorie inoppugnabili. E quanto mai rivelative per fenomeni altrimenti inspiegabili (se non con termini globalmente sprezzanti): come una lucida imprecisione in un vastissimo bacino di creatività pericolosamente in bilico tra un’eterna ludoteca e il tollerato spontaneismo di una classe pseudo-montessoriana.
ferragni fedez matrimonio ferragnez 1
La Moda, dunque, ha perfettamente centrato questo interminabile trascinarsi dell’adolescenza persino oltre la maturità giuridica. Con una confusa idea di identità che – ora lo sappiamo – non è più tanto sessuale quanto più propriamente, appunto, identitaria.
Indecisa sul ruolo e sullo specifico orientamento di un’intera generazione. Fino ai ventiquattro anni lo Stile ha insomma licenza di uccidere, in un panorama di indifesi giovinetti. Per i quali apparecchiare travestimenti e costumi da piccolo teatro di ruolo.
Fatte salve queste premesse, non resta che analizzare in una simile ottica ciò che propone lo Stilismo: ci si accorge così che non è la vita a esserne rudemente bandita, ma anche solo l’idea di una possibile, realistica parte in essa del suo giovanilistico target.
E dunque, ignobili reginette e principini, piccole ballerine e elfi, ninfe e fauni: come in uno zuccheroso cartoon; nelle migliori intenzioni inclinante al preraffaellismo o alla visionarietà di Böcklin; o, più realisticamente, à la Nabokov. Ma forse spericolatamente orientati, tutti quanti, verso una nuova, transitoria Repubblica di Weimar.
Si dia allora inizio ai festeggiamenti. Inconsapevoli. Per un pubblico redditizio persino nell’insignificanza di un matrimonio: tra l’ennesima fatina e il solito valoroso pluritatuato. Come giocato per una festicciola al nido o in un giardino d’infanzia. Ma senza tenerezza: perché scadente e ordinario, ma soprattutto postdatato. Solo cinico: in un luna park con aspettative tra l’intramontabile Zorro e la sua damina. Purtroppo, ben oltre i ventiquattro anni. Beatamente e definitivamente illusi, parrebbe. Ma anche ben attrezzati per illudere un popolo di adolescenti creduloni.
chiara ferragni
FERRAGNEZ
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