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Marco Giusti per Dagospia
Chi ha vinto la battaglia di Natale? Chi ha perso? Chi è andato così così? Andiamo per ordine. "Frozen", il cartone animato della Disney-Pixar con i suoi 16 milioni e mezzo di incasso italiani ha gelato davvero tutti, cinepanettoni nostrani, nani cazzuti, dragoni con la fiatella, Bova senza braccia, Bisio che prende le botte in testa, Gerini con le calze a rete. Era il film più forte e davvero per tutti i bambini. Vero che non si capisce perché anche qui ci sia Serena Autieri, ma fa lo stesso. Del resto c'è pure in "Un fantastico via vai" di Leonardo Pieraccioni e in "Sapore di te" di Carlo Vanzina.
"Lo Hobbit: la desolazione di Smaug" di Peter Jackson è secondo ben distanziato con 13 milioni di euro. Poteva fare di più, perché il film è buono, ma ha sofferto negli incassi l'eccessiva lunghezza (leggi: uno spettacolo in meno). Questo spiega, almeno in parte, perché "Frozen" lo abbia battuto. Diciamo che era anche un film più semplice e meglio costruito. In America però è accaduta la stessa identica cosa. "Frozen", ancora primo questa settimana con 20 milioni di dollari di incasso su "Paranormal Activity" a 18, naviga sui 297 milioni totali, mentre "Lo Hobbit", terzo con 16 milioni di dollari, vanta un totale di "soli" 229 milioni.
La battaglia internazionale sarà più lunga e complessa, perché solo "Lo Hobbit" uscirà in Cina, il 3 febbraio, e prepariamoci quindi a un incasso mostruoso. Il film, arrivato a un totale internazionale di 527 milioni di dollari con un'uscita in una cinquantina di paesi, potrebbe toccare così anche il miliardo di dollari. Per "Frozen", che internazionalmente ha superato i 600 milioni, si parla, invece, solo di un'uscita a febbraio in Giappone, ma non in Cina.
Comunque vada la guerra fra i nani e le principesse, è evidente che, anche sul nostro mercato, contro tali kolossal, i cinepanettoni casalinghi non avrebbero mai potuto nulla. Così è buon terzo, ma unico davvero vincente tra i cinepanettoni, "Colpi di fortuna" di Neri Parenti che supera, come l'anno scorso, i 10 milioni, e dimostra che l'idea di Aurelio De Laurentiis di rinnovare la commedia natalizia con volti freschi, Francesco Mandelli, Lillo e Greg, Luca e Paolo mantenendo Christian De Sica è stata vincente.
Se ha vinto è però grazie anche alla non grande consistenza degli avversari, visto che "Un fantastico via vai" di Leonardo Pieraccioni, anche se è il migliore degli ultimi film del regista fiorentino, malgrado le molte innovazioni e un cast meno risaputo, non aveva ancora le carte in regola per una vera rottamazione renziana dei vecchi stereotipi pieraccioneschi. Anche se con i suoi 9 milioni totali, alla fine può ritenersi soddisfatto.
Diverso il discorso per "Indovina chi viene a Natale?" di Fausto Brizzi, pensato come vero ricco anticinepanettone delaurentiisiano, che brucia un po' la carta Claudio Bisio e un'intera infilata di attori di gran nome, da Diego Abatantuono a Raoul Bova, per una commedia che ha funzionato molto al di sotto delle aspettative e, probabilmente, del capitale messo in gioco. Con i suoi 7 milioni di euro di incasso, è ovvio che Medusa non possa ritenersi del tutto soddisfatta. Anche perché la commedia Cattleya presentata il 1 gennaio, "Un boss in salotto" di Luca Miniero, ha incassato in soli sei giorni quasi la stessa cifra, 6 milioni 669 mila euro, con una media per sala mostruosa, 7.600 euro.
Solo nella giornata di ieri era ancora primo con 1 milione 146 mila euro su "Frozen" a 730 mila. Segno che Miniero e la Cattleya hanno stanato il pubblico e Brizzi e Medusa molto meno. Dovendo, inoltre, dividerlo con le altre due commedie. Dopo il ciclone Zalone, però, è difficile per la nostra commedia muoversi seguendo vecchi modelli. Non essendo né questo gran capolavoro né questa commedia innovativa, "Un boss in salotto", pur molto cigolante nella sceneggiatura, può vantare, oltre che una messa in scena di gran freschezza, un Rocco Papaleo e una Paola Cortellesi molto divertenti che formano davvero il cuore del film, e questo il pubblico lo sentito, e non troppe gag riciclate. Gatto stecchito nel freezer a parte.
Inoltre ancora ha potuto godere del funzionamento del format "terrone al Nord" già più che sperimentato da Miniero nei due film precedenti, per non parlare de "Il principe abusivo" di Alessandro Siani. Il fatto però che riuscirà facilmente a superare gli incassi dei film di Brizzi e Pieraccioni non sarà certo indolore per i nostri produttori, che dovrebbero convincerci davvero a rinnovare la commedia, se ci vogliono così massicciamente puntare.
Più intelligente, più nuova, meno ripetitiva è, meglio funziona. E' semplice. Ancora meglio se inseriscono volti ripresi dalla rete e non troppo usurati. "Philomena" di Stephen Frears ha dimostrato che non si sbaglia mai a puntare sulla commedia di qualità inglese con le vecchie signore. Hanno sempre il loro pubblico. In questi ultimi giorni "Philomena" ha superato negli incassi quotidiani perfino i tre cinepanettoni italiani, oltre al non troppo funzionante "I sogni segreti di Walter Mitty".
Anche se entrato troppo tardi nella contesa natalizia, "Capitan Harlock", col suo terzo posto in questi primi giorni di gennaio e i suoi 3 milioni e 165 mila euro di incasso è una grande sorpresa per il nostro cinema e ci dimostra che un pubblico per il cartone animato più adulto esiste. "American Hustle", invece, che in America è terzo nelle classifiche natalizie con 75 milioni di dollari, da noi è quarto con 2 milioni e 131 mila euro totali. Pochino.
E ieri "The Butler" lo ha pure superato con 346 mila euro. Alla fine per il nostro cinema, a parte la vittoria casalinga di Aurelio De Laurentiis e il buon lancio di "Un boss in salotto", è stato un Natale non particolarmente esaltante e, sicuramente, non all'altezza della voragine di pubblico che aveva aperto Checco Zalone con "Sole a catinelle" dimostrando che un pubblico pronto a andare al cinema, a vedere un film italiano, anzi un film comico italiano non stupido, esiste.
Basta solo non mettergli davanti sempre la solita minestra e le quattro gag riciclate da film precedenti americani, inglesi e francesi. Volete remake e sequel tutta la vita? E allora accontentatevi di questi incassi, ma non parlate di produzione cinematografica. I 52 milioni di Checco Zalone, i 5 milioni di "Fuga di cervelli" con un budget di 2, pure i 7 milioni di "Un boss in salotto" sono la prova che il pubblico è molto più reattivo e attento di quanto pensino i nostri registi e i nostri produttori. La strada è aperta. Vediamo chi ci saprà entrare.
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