FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Alessio Jacona per "la Repubblica"
La parola chiave è “lifecasting”, la trasmissione su Internet degli eventi che accadono nella vita quotidiana. Ogni azione, persino il semplice dormire, può essere oggetto di una diretta, o streaming video che dir si voglia. Generando commenti e scambi con gli spettatori. Basta avere uno smartphone e una app dedicata come Periscope, lanciata da poche ore niente meno che da Twitter. Basta aprirla e lo spettacolo ha inizio: si è in diretta di fronte ai propri follower e si interagisce con loro via chat.
«È come un teletrasporto. L’altro giorno stavo guardando lo streaming fatto da un giapponese che semplicemente camminava per strada, senza sapere chi fosse o dove fosse. Eppure ero insieme a lui». Fiorello ha provato Periscope mentre era ancora in fase di test. «Sembra che l’abbiano fatta apposta per me», è il suo primo commento divertito. Poi spiega: «Chiunque può trasformarsi in un reporter, e io potrei per esempio trasmettere dal backstage di un mio spettacolo su Rai1 prima dell’inizio. In diretta. Si possono fare cose incredibili, basta usarlo in modo etico, riprendendo solo ciò che si può riprendere».
Periscope non è unica nel suo genere: le prime app per lo streaming mobile nascono nel 2007, hanno nomi come Ustream o Mogulus (oggi Livestream), e sono sopravvissute evolvendosi in servizi professionali. Poi negli ultimi anni sono seguite realtà come Younow, Twitcasting, Meerkat o Twitch, erede del primissimo esperimento di lifecasting Justin. tv.
periscope a new york dopo l esplosione del palazzo
Insomma la tecnologia c’era già. Quello che oggi fa la differenza sono le persone: «La gente non ha più paura di andare in video, si sta abituando», conferma infatti lo showman siciliano, che ogni mattina registra Edicola Fiore , la sua personalissima rassegna stampa da un bar di Roma. Periscope punta tutto sul live e per questo conserva i video per sole 24 ore.
La cosa per Fiorello non è un problema, anzi, «è ottimo, perché se fai le cose in diretta possono anche venirti male ed è meglio che spariscano. Se invece il video viene molto bene, puoi sempre salvarlo su cellulare per poi ricaricarlo altrove. In fondo, nulla sparisce dal Web che si chiama “rete” apposta, perché ci rimani impigliato dentro ».
Quel che è certo è che la mancanza di un archivio abbassa drasticamente l’ansia di essere perfetti, semplifica il rapporto con chi guarda, sino a consentire cose inaspettate come la “diretta dal letto“ che Fiorello ha fatto svegliandosi con l’influenza, perché «le star non sono più quelle di una volta, sono molto più raggiungibili e a me piace stare vicino alla gente, raccontare di me e di quello che vedo, per esempio mostrando le città che visito mentre sono in tour».
Per molti Fiorello è un innovatore. Lui preferisce definirsi un rinnovatore perché «Marconi e Leonardo erano innovatori, io invece faccio vecchie cose con strumenti nuovi». L’importante è guardare avanti, sperimentare e non restare ancorati al passato. «Ho 55 anni — conclude il presentatore — e sono qui a parlare di Periscope . Non potevo certo rimanere attaccato al fax».
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