FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Giovanna Grassi per il “Corriere della Sera”
Nell' anno degli «Oscar troppo bianchi» il protagonista-presentatore è l' afroamericano Chris Rock.
Comico di successo negli Usa, fan di Obama, amatissimo dai giovani per le sue battute corrosive, da un mese vive in pratica al Dolby Theater per le prove. È molto attesa la sua nuova prova da conduttore, dopo quella (molto criticata, come ha ricordato il Los Angeles Times ) del 2005.
«Mi aiuta l' idea - dice l' attore, regista, scrittore, produttore - che avrò al mio fianco sul palco come presenters grandi amici: tra gli altri Morgan Freeman, che per me è come un padrino, al pari di Eddie Murphy».
Non fa commenti espliciti, nelle brevi pause, sulle tante discussioni che hanno evidenziato l' assenza di candidati neri nella notte delle stelle. Polemiche innescate in particolare da Spike Lee. Però ironizza con misura dicendo che il prossimo anno secondo lui vincerà un film afroamericano «del quale tutti mi parlano e dal titolo profetico, The Birth of the Nation ».
Conferma: «È stato necessario riscrivere i testi dopo le nomination. Li ho attualizzati con la massima attenzione. Non sono un provocatore, ho imparato il rispetto di ogni maggioranza o minoranza da mia madre Rosalie: lei si è sempre impegnata per aiutare gli altri, era un' insegnante di bambini con handicap. E dunque ho fatto le mie scelte pensando a lei».
«La mia grande scuola - dice evitando ogni accenno diretto a qualsiasi diatriba - è stata la mia partecipazione per diversi anni al Saturday Night Live . Io per primo sono stato spesso sul banco d' accusa per le mie battute sul razzismo, materia prima dell' America e sugli stereotipi che sempre accompagnano gli attori afroamericani».
Ha un idolo nel mondo dello spettacolo: Woody Allen. «Dovremmo imparare da lui l' ironia e la musicalità. Io mi considero in ogni cosa che faccio un musicista perché cerco l' armonia delle comunità bianche, gialle, nere, rosse...».
I suoi consiglieri sono le sue figlie, è fiero della sua estrazione dalla middle class e ricorda il padre che «prima di andare al lavoro preparava la colazione per tutti... Quando gli dissi che volevo diventare un attore comico, mi rispose: "È bello ma difficile riuscire a far ridere gli altri. Ma è più difficile ridere di noi stessi"».
Si dice fiero del successo degli attori di colore: «Mi diverto con Will Smith, per tutti noi Denzel Washington è un maestro, tanti giovani attori e registi afroamericani stanno lavorando bene, con un dialogo vivace in teatro, nel cinema e nella musica siamo maestri. Ci vuole tempo per mutare tante cose, ma sono lontani gli anni in cui nel mondo dello spettacolo noi afroamericani facevamo monologhi ed era difficile farci ascoltare».
Sa che è rischioso presentare gli Oscar. «Ma se non corri rischi non hai vere soddisfazioni e impari poco...
Nel mio mestiere d' attore (e anche da produttore) ogni giorno devi imparare qualcosa. Ho anche scritto un libro Rock This!: Chris Rock non per megalomania, ma perché volevo raccontarmi, analizzare il ruolo di alcuni autentici black leader nel mio Paese.
Mi piace scrivere, sentirmi parte di una cultura popolare e devo qualcosa a tanti colleghi, da Richard Pryor a un attore che prediligo, Steve Martin. Lo tenevo sempre in considerazione quando nel mio show dovevo fare interviste».
Ride: «Certo, ho un bravissimo parrucchiere per la notte delle stelle e per tutti i miei show. E ho fatto vedere alle mie figlie il documentario Good Hair , da me prodotto: così hanno accettato i capelli ricci, orgogliose di far parte della black community che rappresenterò tra assenti e presenti agli Oscar».
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