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Sole a catinelle di Gennario Nunziante
Marco Giusti per Dagospia
L'Italia è così. Il problema principale che dilania oggi il paese non è il futuro di Renzi o da dove sia uscita fuori la Giaguara tettona della Leopolda, se scenderà in campo Marina o Barbara Berlusconi, che farà Grillo dopo il disastro del suo partito nel Trentino, con chi sia fidanzato Raoul Bova, ma se il nuovo film di Checco Zalone, Sole a catinelle, diretto da Gennaro Nunziante e prodotto da Pietro Valsecchi, in uscita giovedì con 1300 copie (in Italia abbiamo 3200 schermi!), dopo i 47 milioni incassati dal film precedente, Che bella giornata, possa incassare 20, 30, 40 milioni o più.
"So' comunisti, a papà !", se ne esce a un certo punto Checco col figlioletto Niccolò, il bravissimo Robert Dancs, per descrivere le stranezze della famiglia di ricchi composta dalla bella Zoe, l'inedita Aurore Erguy, e il suo ragazzino con problemi di mutismo selettivo, Ruben Aprea, avuto da un regista di film impegnati, sta girando un delirante â'Eutanasia mon amour''.
Il contagio del comunismo, visto come una malattia ideologica dei ricchi, è il principale terrore di Checco: "Papà , ma se un giorno ti confessassi che sono omosessuale?" - "Ah, avevo paura mi dicessi... comunista". Perché Checco non è altro che un bravo ragazzo del sud cresciuto dentro vent'anni di berlusconismo vissuti nel nordest, a Vicenza, che ne hanno fatto quello che è, un venditore di aspirapolvere che aspira a una vita da vip, quindi nella crisi massacrato dai prestiti a strozzo e da Equitalia ("Siamo di Equitalia" - "Noi siamo cattolici, qui!"), mezzo mollato anche dalla moglie operaia in lotta, la deliziosa Miriam Dalmazia, che deve però rispettare la promessa fatta al suo ragazzino: "Se sarai promosso con tutti dieci papà ti regala una vacanza da sogno".
E quando Niccolò prende davvero tutti dieci in pagella, anche in condotta visto che non dice nemmeno una parolaccia, Checco è costretto a portarlo in vacanza. Prima in un paesino sperduto del Molise, si tratta di Provvidenti, abitato nella realtà solo da 80 anime, a casa della tirchissima zia Ritella, Matilde Caterina dalla pronuncia molisana impeccabile, dice "rumaure" per rumore, poi, ma per un puro caso, nelle ville da ricche della bella miliardaria Zoe.
Lì conoscerà la vita da sogno che ha immaginato per tanti anni, tra amministratori delegati truffaldini, Marco Paolini e simili Briatori, Augusto Zucchi, mentre la moglie sta lottando per il posto di lavoro nel vicentino proprio nella fabbrica di proprietà di Zoe amministrata, malamente da Marco Paolini.
Erano anni che non si vedevano le bandiere della Cgil, i padroni e gli operai in un film italiano, per non dire in una commedia, oltre tutta prodotta da Medusa. Erano anni che non si parlava di comunisti al cinema, e proprio ieri sera, a "Piazza pulita", abbiamo sentito Carlo Freccero che si scusava di essere ancora di sinistra, rispetto al centrismo di Matteo Renzi.
Zalone e Nunziante, anche se si scusano preventivamente anche loro sostenendo di non aver fatto un film ideologico, si sporcano le mani col comunismo, con la crisi, con vent'anni di berlusconismo che hanno formato il loro assurdo protagonista che pensa sempre positivo, che è sempre ottimista, anche se Equitalia gli ha tolto tutto e sua moglie sta per perdere il posto.
Lo mettono di fronte agli amministratori delegati che stanno spolpando il paese portando i soldi alle Cayman, ai vari "Cortina Incontra" spostati a Portofino, con Edoardo Camurri come presentatore della serata. Lo fanno entrare in una loggia massonica deviata senza che nulla abbia capito, al punto che confonde le logge della massoneria per le masserie pugliesi.
Checco viaggia in un'Italia dalle idee poco chiare, vecchissima come la casa della zia Ritella, ma con la foto di Papa Bergoglio in bella evidenza, e modernissima, con le opere finto Cattelan ben esposte. Può dormire in un letto dove ha dormito Hegel, anche se non è un grande "estimatore di Eva Hegel", e spiegare cosa sia un Taeg.
Le sue contraddizioni, la sua incultura, sono le piaghe del paese, costretto a scegliere, come la Zia Ritella, tra staccare la spina dell'alimentatore che la tiene in vita per risparmiare, o non staccarla pagando una bolletta più salata e rovinarsi. Non è che Checco nel corso del film si trasformerà in un comunista militante o dimostrerà davvero di aver capito, ma almeno ricostruirà la sua famiglia, salverà i sentimenti importanti salvando anche la fabbrica della moglie dal fallimento.
Chissà se questo delizioso, divertente, allegro, profondo piccolo film su chi siamo e come stiamo vivendo farà i grandi incassi del film precedente. Dimostrerebbe solo che un pubblico esiste per una commedia più intelligente e nuova del solito. Di certo è un passo avanti sia per Nunziante che per Zalone, qualcosa di più strutturato e complesso con cui confrontarsi, diciamo dalle parti di Una vita difficile di Dino Risi con Alberto Sordi, cioè un viaggio nelle contraddizioni di un paese in crisi dove alla fine si dovrà scegliere da che parte stare.
Non tutto è riuscito perfettamente e il film soffre, specialmente nella parte centrale, di qualche parte un po' più ovvia, la gag della cucina vegana, la partita a golf, ma non perde mai di ritmo, è pieno di battute e di gag visive, spesso costruite, alla Tex Avery, una dentro l'altra. E la battuta sulle vacanze in Molise è scorretta, ma fantastica: "Se un papà porta il bambino in vacanza in Molise è... un coglione!".
C'è un po' di buonismo, ma non diventa mai quel buonismo veltroniano ormai fuori moda nell'era Renzi, e il rapporto tra Checco e il bambino funziona, è credibile. Tutto il film, inoltre, è costruito come un musicarello se non proprio un musical, con una festa di canzoni e di rimandi musicali divertenti che diventeranno dei tormentoni, come "Superpapà , è nella merda, ma ce la farà " o "forse ti ha offeso la lavastoviglie, tu con le mani fai meraviglie, forse ho sbagliato se non ti ho mai detto che per me c'era un unico oggetto e quello eri te".
Per non parlare della versione Gipsy King della sua celebre "Gli uomini sessuali" che diventa "Gli hombre sessuali". O delle rielaborazioni dei temi di Piero Piccioni per i film di Alberto Sordi.
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