A.Gen. per "il Messaggero"
letta calenda
Il possibile ingresso degli otto europarlamentari 5Stelle nel gruppo Socialisti & Democratici (S&D) scatena un mezzo terremoto. Enrico Letta, che lavora alla réunion, deve fare i conti con il mal di pancia di alcuni deputati europei del Pd. E Carlo Calenda, che nel S&D già c'era, di fronte all'ipotesi di dover stare assieme agli odiati grillini prende, sbatte la porta, e se ne va nel gruppo Renew Europe fondato nel 2018 dal presidente francese Emmanuel Macron. E di cui fa parte anche Italia viva di Matteo Renzi.
«Questo è il primo passo verso la creazione di una forza di centro anche in Italia», scommette Sandro Gozi che partecipò alla creazione di Renew. Ma andiamo con ordine, cominciamo dal malcontento tra i dem. Arrivando all'Europarlamento, il segretario del Pd si muove in punta di piedi. Letta sa che nel gruppo c'è qualche malumore e con i giornalisti la mette così: «Adesso cominciamo a discutere dell'eventuale ingresso del M5S nel gruppo degli S&D e poi vedremo». Poi, nella riunione con gli europarlamentari nella sala Mario Soares, parla di «gradualità».
letta calenda
Di «discussione appena iniziata, visto che i 5Stelle non hanno ancora formalizzato alcuna richiesta di ingresso». Già, perché anche nel MoVimento l'adesione a S&D crea più di un problema. A criticare l'abbraccio con i grillini, durante la riunione, è la vicesegretaria dem Irene Tinagli. E Giuliano Pisapia, esponente garantista, preoccupato dal «giustizialismo a 5Stelle». Poi, però, prevale secondo più fonti, «lo spirito unitario».
renzi calenda
Ma sulla base, appunto, della gradualità. «Abbiamo deciso di aprire una discussione formale con i 5Stelle», riferisce il capogruppo Brando Benifei, «che hanno espresso informalmente la volontà di aderire al nostro gruppo. Non c'è ancora una richiesta ufficiale, ma non abbiamo alcun atteggiamento pregiudiziale. È chiaro che, dopo molto tempo che il MoVimento vota insieme a noi come gruppo e che si è avvicinato a noi anche con l'uscita delle componenti più antieuropee, oggi ci sono le condizioni per aprire un'interlocuzione, il cui esito non è predeterminato».
Massima cautela, insomma. Ma la reazione di Calenda è immediata: «Come confermato da Letta si va verso l'ingresso del M5S nel gruppo TheProgressives insieme al pdnetwork. Lo considero un grave errore politico che tradisce il mandato degli elettori alle ultime europee. Chiederò oggi stesso l'adesione al gruppo RenewEurope». Lo strappo del leader di Azione è accolto dal plauso di Matteo Richetti, braccio destro di Calenda: «Bravo Carlo, se l'approdo è il socialpopulismo non è quello su ci siamo impegnati con gli elettori. Noi continuiamo nel solco riformista e democratico».
calenda renzi
Festeggia anche Iv con l'eurodeputato renziano Nicola Danti e il capogruppo in Senato Davide Faraone: «Benissimo Carlo. Non siamo noi quelli che mettono veti o paletti. Anzi siamo felici quando la nostra casa diventa più grande». Applausi anche da +Europa con Benedetto Della Vedova: «Ora tra noi ci sarà sinergia anche in Europa».
E da Gozi che per domani al Maxxi di Roma ha organizzato il debutto italiano di Renew, terzo gruppo nell'Europarlamento che con Calenda arriverà a quota 100 componenti: «Il nostro schieramento continua a crescere e a rafforzare la sua azione politica. Sin dall'inizio, sono stato convinto della necessità di costruire questo nuovo spazio politico in Europa. Ora senza veti, senza dire no tu no, anche in Italia può nascere un raggruppamento di centro liberal democratico con Renzi, +Europa e Azione».
LA PRUDENZA DI CALENDA
gianni letta carlo calenda
Molto più prudente si mostra Calenda: «Ho sempre detto che fare un gruppo assieme ai 5Stelle è molto di più che sostenere insieme il governo, da qui la mia decisione di lasciare S&D. Ma non credo alla costruzione di un centro con Renzi, non ci sarà alcun riflesso italiano a questa mia scelta. Il percorso che sto facendo è identico a ciò che ho fatto per le elezioni comunali a Roma, giro l'Italia passo passo per recuperare i voti sul territorio. Tanto più che non ho mai avuto alcuna proposta da Renzi di creare uno schieramento centrista assieme a lui. Ma vedremo. Al momento però, ripeto, la mia scelta di lasciare il gruppo S&D non ha alcun riflesso sulla politica nostrana».
2 - CALENDA ESCE DAI SOCIALISTI IN UE LETTA: "MA I 5S SONO EUROPEISTI"
Carlo Bertini per "la Stampa"
calenda renzi
«Noi non metteremo veti se chiederanno di entrare, il loro europeismo ormai pare acquisito», fa sapere Enrico Letta. Il leader Pd ne parla a Bruxelles con Lia Quartapelle, Brando Benifei e gli eurodeputati dem: l'ingresso dei grillini nel gruppo Socialisti e democratici del parlamento europeo fa discutere. «Si stanno rivelando un alleato solido su questo punto e per il Pd, più M5s si àncora ad un europeismo irreversibile, meglio è per tutti».
L'apertura delle porte ai 5stelle in Europa, di cui si parla da tempo, crea malumori anche tra i dem e il segretario la gestisce con i guanti di velluto. Si confronta a pranzo con Paolo Gentiloni e poi pure con Stefano Bonaccini, che benedice il superamento della fase dei grillini con i gilet gialli a Parigi. «Decidano loro, non ci vedo nulla di strano in quell'approdo». Ma lo strappo più eclatante è con Carlo Calenda, che passa da S&D ai lib-dem di Renew senza batter ciglio.
carlo calenda matteo renzi
«Sono uscito dal Pd per via dell'alleanza con i 5stelle, non posso fare un gruppo insieme con loro in Europa, dove hanno votato a favore di Maduro e sono lungi dall'essere maturati». Senza appello dunque, anche perché lo strappo si è consumato nel chiuso di una stanza il giorno prima, quando si è riunita la delegazione degli eurodeputati italiani dell'S&D «e lì il capogruppo Pd Brando Benifei - racconta Calenda - ci ha detto "tanto non decidiamo noi, ma Letta". Eh no, Letta può decidere per te, non per noi. Quindi, se voi andate verso quella direzione, io no. Penso sia un errore».
Ecco qui. A Roma la notizia rimbalza, per Letta risponde Nicola Zingaretti, che sulla terrazza del Nazareno presentò l'eurocandidatura di Carlo Calenda sotto le insegne del Pd, quando era segretario. E' un'invettiva la sua, della serie «non ne possiamo più di diktat e veti. Calenda sbaglia perché si deve rimanere con le proprie identità, ma poi uniti siamo più forti». Puntura finale: «Di questo modo di picconare, frammentare e distruggere, gli italiani non ne possono più».
emmanuel macron 2
Ecco, Letta condivide, ma non affonda, sa che i rimbalzi sul campo largo che vuole costruire in Italia per battere la destra sono tutti negativi, a partire da Calenda che dice «io non ci credo a questo schema di gioco». Dal Nazareno replicano piccati: «Non si costruisce nessun tipo di percorso con veti e pregiudiziali, vale per Calenda, Renzi e anche per Conte». Strada in salita per un centrosinistra unito nella battaglia delle politiche. A sentire chi gli è vicino, Calenda però non ci pensa proprio a fare un partito o un nuovo soggetto politico insieme a Matteo Renzi.
La decisione di passare armi e bagagli nelle fila di Renew, dove siedono i renziani insieme a quelli di Macron, non significa che stia sbocciando un patto di ferro in Italia. Però fa effetto, tanto che nei confini patri scattano gli alert nel Pd, specie alla vigilia delle grandi manovre per il Colle, anche se in Parlamento le truppe di Calenda si contano sulle dita di una mano. Un segnale, come lo definisce Osvaldo Napoli, che insieme a Giovanni Toti ha portato i centristi in Cambiamo. «Calenda ha messo una calamita politica, un cuneo fra centrodestra e centrosinistra, dimostrando di aver intuito prima di altri la partita che si aprirà dopo il Quirinale».
calenda CARLO CALENDA MEME