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    ZUCKERBERG, SAI DOVE TE LO DEVI METTERE IL METAVERSO? – MENTRE AMAZON VOLA IN BORSA, CHIUDENDO L'ULTIMO TRIMESTRE DEL 2021 CON UN RIALZO DEL 9% DEI RICAVI A 137,41 MILIARDI, FACEBOOK CONTINUA IL CROLLO, DOPO IL TONFO DEL 26% DI GIOVEDÌ CON CUI HA BRUCIATO OLTRE 200 MILIARDI DI CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO – IL MERCATO È SATURO E L’AUMENTO DI PIATTAFORME ALTERNATIVE PREOCCUPA ANCHE NETFLIX (CHE INFATTI DECIDE DI BUTTARSI SUI VIDEOGAME) – GLI ALTRI BIG DELLA TECNOLOGIA, GOOGLE E APPLE, POTREBBERO...


     
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    Francesco Semprini per “La Stampa”

     

    FAANG FAANG

    Se l'acronimo "Faang" fosse superato? Se non rappresentasse più i "Tori" del comparto tecnologico? Sono questi gli interrogativi ricorrenti nelle cabine di regia di mercati e banche d'affari assieme ad un'altra domanda che inquieta Wall Street: siamo in prossimità di una nuova bolla? I segnali più recenti, almeno per alcuni osservatori, sembrerebbero rispondere affermativamente ai primi due quesiti. 

     

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    I Faang sono Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google, ovvero le locomotive di Silicon Valley, quelle che hanno trainato titoli e indici per un decennio o più. Mentre però alcune sembrano proseguire la loro corsa, altre si trovano improvvisamente a fare i conti con le insidie dei rispettivi mercati. Nella prima categoria rientra il colosso di Jeff Bezos che ha chiuso brillantemente l'ultimo trimestre del 2021, quasi raddoppiando i profitti a 14,32 miliardi di dollari e segnando un rialzo del 9% dei ricavi a 137,41 miliardi, in linea sostanzialmente con le previsioni degli analisti. 

     

    E così a Wall Street il titolo del colosso del commercio elettronico è arrivato a guadagnare il 15%, per poi assestarsi al 13%, trainando il Nasdaq in rialzo. Mentre Meta Platforms, società madre di Facebook che ieri ha compiuto 18 anni, ha continuato sulla via dei ribassi (-2%), dopo il tonfo del 26% di giovedì con cui ha bruciato oltre 200 miliardi di capitalizzazione di mercato. La creatura di Mark Zuckerberg ha fatto i conti con quella che è stata ipotizzata come «saturazione di mercato». 

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    A catalizzare le vendite è stata la notizia che, per la prima volta, la crescita degli utenti di Facebook sembra aver raggiunto un tetto massimo. Lo stesso patron ammette che la sua creatura sta affrontando gli effetti di una spietata concorrenza, in particolare dall'app di condivisione di video TikTok. Come dire, il bacino di user è colmo e l'arrivo dei social di nuova generazione può minare la supremazia di Menlo Park. 

     

    Almeno sino a quando la risposta di Meta a TikTok, ovvero Reels, inizierà ad innescare il meccanismo virtuoso della monetizzazione. Al momento però ad essere alimentata è la preoccupazione che il prodotto di punta di Meta, nonché principale produttore di denaro pubblicitario, si sia assestato dopo anni di guadagni costanti. «È l'inizio della fine?», si chiede Michael Nathanson, analista della omonima società di intermediazione. 

     

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    Timori simili impensieriscono anche in casa Netflix, dove le nuove sottoscrizioni sono andate rallentando nell'ultimo scorcio del 2021. Di tutt' altro tenore gli umori in Amazon dove nel quarto trimestre le attività ad alto margine - cloud computing e pubblicità - hanno compensato «un rallentamento dell'e-commerce», come spiega Tom Forte, analista di D.A. Davidson. 

     

    In questa ottica si inserisce la scelta di aumentare il prezzo delle sottoscrizioni annuali da 119 a 139 dollari e di quelle mensili da 12,99 a 14,99 dollari, per far fronte agli alti costi del lavoro e dei trasporti puntando sui benefici di Prime, come Prime Video e la consegna in giornata. Il fatto è che Amazon è diventata una vera conglomerata con un'ampia diversificazione di introiti e rischi. Su cui, a modo loro, possono contare anche Apple e Google. 

     

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    Le rimanenti due Faang, riferisce Kenneth Polcari, veterano di Wall Street, potrebbero necessitare quanto meno di un cambio del modello di business. Al momento però l'andamento di Meta alimenta interrogativi sul settore tecnologico dove anche la corsa delle start-up ad elevata capitalizzazione registra un rallentamento. 

     

    Facendo ipotizzare, secondo alcuni storici della finanza e gestori di hedge fund per cui l'aumento dei tassi rende meno attraenti i flussi di cassa dell'hi-tech, che il mercato stia covando una nuova bolla.

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