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    ANGELONA HA PAURA DELLA ''BREXIT'' E OFFRE A CAMERON UNA RIFORMA DELL'UNIONE EUROPEA - POTREBBE ESSERE TUTTO INUTILE: ANCHE SE VINCERANNO I “SÌ”, UNA FRANGIA DEI TORY PREPARA UN SECONDO REFERENDUM


     
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    1. UE: CONSERVATORI RADICALI GB MINACCIANO SECONDO REFERENDUM

    angela merkel david cameron angela merkel david cameron

    (ANSA) - I più radicali ed euroscettici tra i conservatori britannici minacciano un secondo referendum sull'appartenenza della Gran Bretagna all'Unione europea se il premier David Cameron non otterrà concessioni sufficienti dai partner europei e nonostante ciò il "sì" vincerà alla consultazione popolare in calendario entro il 2017. Lo scrive il Sunday Telegraph secondo cui il secondo referendum potrebbe svolgersi entro il 2020, come frutto della pressione dei più radicali tra i Tories, tra cui un ministro di primo piano, che non viene pero' citato con nome e cognome.

     

    cameron e angela merkel cameron e angela merkel

    Secondo il ministro in questione, nel 2017 non si potrà scrivere la parola "fine" ala vicenda europea, un po' come sta succedendo con la questione dell'indipendenza della Scozia, che potrebbe tornare alla ribalta nei prossimi mesi, visti gli ottimi risultati degli indipendentisti alle recenti politiche britanniche, nonostante la vittoria unionista al referendum sull'indipendenza. Peserà infine anche l'ipotesi di un Grexit, l'uscita della Grecia dall'euro.

     

     

    2. MERKEL E IL DOSSIER INGLESE: PERCHÉ BERLINO AIUTA CAMERON

    Danilo Taino per il “Corriere della Sera

    manifestazione a parigi cameron e hollande manifestazione a parigi cameron e hollande

     

    Pochi se ne sono accorti ma questa dovrebbe essere la primavera delle riforme dell’Unione Europea. È iniziata con una sorpresa di Angela Merkel: un’apertura chiara alle richieste di cambiamento nella Ue, in senso meno centralistico, avanzate da David Cameron. «Dove c’è la volontà, c’è una strada», ha detto la cancelliera tedesca alla fine di un incontro con il primo ministro britannico, venerdì scorso: per dire che è impegnata a lavorare affinché il Regno Unito ottenga almeno un po’ di ciò che vuole e non decida dunque di uscire dalla Ue al referendum che terrà nel 2016 o nel 2017.

     

    Non sarà una strada semplice: si incrocia con quella che va in senso opposto e dovrebbe portare a una maggiore integrazione della zona euro. Ma Frau Merkel sa di non potere rischiare di perdere la Gran Bretagna. Nelle analisi del governo tedesco, Londra non è solo utile per portare avanti politiche meno burocratiche, più pragmatiche e di apertura a Bruxelles: c’è anche la convinzione che un’uscita britannica sarebbe un colpo probabilmente mortale all’Unione Europea.

     

    HOLLANDE E DAVID CAMERON HOLLANDE E DAVID CAMERON

    La settimana scorsa Cameron ha viaggiato in una serie di capitali europee per presentare le sue proposte. A Parigi e a Varsavia ha raccolto pochi applausi, soprattutto attorno all’idea di restringere i benefici che Londra accorda agli immigrati della Ue nel Regno. A Berlino, invece, la cancelliera non ha solo detto che si impegnerà affinché Londra rimanga in Europa: ha anche spiegato che qualche beneficio dai cambiamenti chiesti da Cameron potrebbe averli anche la Germania e non ha escluso che, sui tempi medi, le riforme possano portare a un cambiamento dei trattati europei.

     

    il saluto tra david cameron e juncker il saluto tra david cameron e juncker

    In altre parole, ha aperto la strada per un negoziato fondato sulla realtà di una Europa a diverse velocità, dove si stabilisce in via definitiva che un nucleo, l’eurozona, si cementa sempre di più mentre altri che non vogliono rinunciare a moneta e sovranità di bilancio restano parte della Ue con regole diverse.

     

    Oltre alla questione dell’immigrazione, Cameron punta ad altri cambiamenti: vuole evitare che la City di Londra sia danneggiata dalle regole che l’eurozona potrebbe imporre su banche e mondo della finanza; vorrebbe riportare in patria poteri di decisione che oggi stanno a Bruxelles; e gli piacerebbe superare la frase che parla di «unione sempre più stretta fra i popoli europei» che sta nel preambolo del Trattato di Roma. L’obiettivo è innanzitutto togliere argomenti a chi in Gran Bretagna vuole uscire dalla Ue, ritenuta invadente e burocratica. Non sarà facile.

     

    parodia al saluto tra david cameron e juncker parodia al saluto tra david cameron e juncker

    Se però, invece di una trattativa tra Londra e il resto degli europei, Cameron riuscirà a fare passare le sue proposte come riforme che possono beneficiare tutti (o quasi), potrà trovare la non opposizione di alcuni, per esempio la Germania, e l’appoggio di altri, per esempio l’Olanda che già in passato ha chiesto il rimpatrio di poteri in 54 aree oggi di competenza di Bruxelles. La riscrittura eventuale dei trattati europei, impossibile da fare prima del referendum britannico, può avvenire dopo: l’importante, ha detto Cameron a Berlino, è «iniziare un processo».

     

    L’incontro con Merkel ha aperto questa strada.

    Al Consiglio europeo di fine giugno, invece, i leader della Ue dovrebbero discutere dei cambiamenti da introdurre nell’eurozona per renderla più efficiente e più integrata. I Paesi membri hanno presentato una serie di proposte scritte. Alcune, come quella italiana, molto spinte e ambiziose: in particolare in direzione di un’unione di bilancio da completare in tempi non biblici. Altre, come quella franco-tedesca, più prudenti e orientate a lasciare gran parte dello spazio decisionale agli Stati anziché alla Ue.

    MARIO DRAGHI IN AUDIZIONE ALLA CAMERA MARIO DRAGHI IN AUDIZIONE ALLA CAMERA

     

    La base di discussione sarà un rapporto cosiddetto dei quattro presidenti — Jean-Claude Juncker, Donald Tusk, Mario Draghi, Jeroen Dijsselbloem, con l’aggiunta successiva di Martin Schulz — che prevede tra l’altro forme progressive di centralizzazione delle decisioni sulle riforme strutturali nazionali.

     

    Grandi cambiamenti, in teoria. Sconsigliato però trattenere il respiro, siamo nella lenta Europa. La cosa certa è che le due strade — più uniti nell’eurozona, più larghi nella Ue — si incrociano a Berlino. Ora, Angela Merkel ha aperto anche questi dossier, sul suo tavolo: vicino a quelli di Grecia e Ucraina.

    Martin Schulz Martin Schulz

     

     

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