Gianni Barbacetto per il “Fatto Quotidiano”
Piccolo golpe di luglio a Milano. Zitti zitti, senza dirlo a nessuno, il Comune di Milano ha dato in pegno alle banche le sue azioni della M4, come condizione per ottenere i finanziamenti necessari per costruire la nuova, contestatissima linea metropolitana. Niente di strano, in sé: dare le azioni in pegno ai finanziatori è u n’operazione che si fa.
giuseppe sala
Clamoroso è che l’atto che autorizza la cessione non è firmato dal sindaco, non è stato discusso dal Consiglio comunale, non è stato formalmente deciso dalla giunta, ma porta la firma del Cosde, il Commissario straordinario delegato del governo per Expo. Cioè, in ultima analisi, il subcommissario Gianni Confalonieri e il commissario Giuseppe Sala. Ma che c’azzecca il commissario di Expo con un’opera pubblica che:
1. Non va a Expo; 2. Sarà pronta (se va tutto bene) nel 2022, ossia sei anni dopo la fine dell’esposizione universale? Adesso l’attenzione della città è concentrata sulle piante da tagliare per far posto ai cantieri della Linea Blu. Hanno protestato Adriano Celentano, Dario Fo, Beppe Grillo e tanti cittadini che non vorrebbero l’abbattimento di 573 grandi alberi in una città che già non è proprio la più verde d’Europa. Ma ci sono problemi forse ancor più gravi. La Linea Blu è una bomba a orologeria. Pronta a esplodere nei conti del Comune di Milano. Anzi, è una serie di bombe a scoppio ritardato che faranno sentire i loro effetti per almeno due decenni.
giuliano pisapia francesco micheli foto riccardo schito
LA M4 NASCE come opera promessa per Expo dall’amministrazione di Letizia Moratti. In realtà Expo è a metà e della Linea Blu non è stata aperta neppure una sola stazione. Del resto non va a Expo (dove arriva la M1), bensì è stata progettata per collegare l’aeroporto di Linate con il centro e poi con la stazione di San Cristoforo, passando per piazza San Babila. Una linea poco utile, sostiene qualche tecnico, visto che San Babila è già tra le zone di Milano più servite dai mezzi pubblici e che per collegare Linate alla città sarebbe bastato costruire un raccordo tra l’aeroporto e il passante ferroviario: più rapido e infinitamente meno costoso. Invece no: c’è un partito trasversale della M4 che la vuole a tutti i costi.
GIULIANO PISAPIA EXPO
Anche a costo di tagliare le piante di viale Argonne, anche a costo di devastare uno dei pochi polmoni verdi milanesi, il parco Solari. Ma soprattutto: anche a costo di indebitare la città per (almeno) vent’anni, per 2,2 miliardi di euro, con il rischio da offrire ai cittadini meno servizi, più tasse e tariffe più care. I metro-scettici hanno tentato di bloccare il progetto o almeno di ridurne i danni: ci ha provato l’assessore Franco D’Alfonso, ma anche il vicesindaco (ora dimesso) Ada Lucia De Cesaris e lo stesso sindaco Giuliano Pisapia. Ha protestato a gran voce il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo. Ha lanciato l’allarme-conti il ragioniere capo di Palazzo Marino.
E l’assessore al Bilancio Francesca Balzani, ora diventata vicesindaco, per non votare contro la M4 e aprire una crisi in giunta, a suo tempo ha scelto di non partecipare al voto. Niente da fare. Hanno vinto i metro-talebani: l’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran e il metro-ayatollah Pietro Bussolati, a cui hanno detto che del Pd è segretario metropolitano, dunque smania per l’M4. Ora l’ultimo atto: il 15 luglio, approfittando del caldo e delle ferie dei milanesi, il Cosde ha firmato l’atto di cessione delle azioni del Comune alle banche. Sulla base di un imbroglio: la M4 è un’opera Expo solo nel senso che i debiti per costruirla si sommeranno ai debiti di Expo e ci peseranno addosso per i prossimi vent’anni. Perché non ne ha discusso il Consiglio comunale? La democrazia a Milano è stata commissariata (come Expo)? twitter: @gbarbacetto