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    "DA RAGAZZINA ERO BULLIZZATA. MI CHIAMAVANO SURF, AVEVO ZERO SENO E I DENTI GRANDI. RECITARE È STATA LA MIA RIVINCITA" – MICAELA RAMAZZOTTI: "GIRARE UNA SCENA DI NUDO? NON VOGLIO METTERE IN DIFFICOLTA' MIO FIGLIO CON I COMPAGNI DI SCUOLA. SPOGLIARMI IN UN FILM NE DEVE DAVVERO VALERE LA PENA" – IL RUOLO DA PROSTITUTA NEL FILM SU CARAVAGGIO DI MICHELE PLACIDO: “MI SONO ISPIRATA A…” – VIDEO


     
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    Valerio Cappelli per il "Corriere della Sera"

     

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    Entrare nelle vite di personaggi in cerca d' attore è il suo mestiere, eppure fa una certa impressione pensare a Micaela Ramazzotti. Smessi i panni di donne sprovvedute, nevrotiche, insicure, arriva a casa e diventa una mamma serena che mette a letto i figli.

     

    Che ne pensa?

    «Ma io vivo con molta tranquillità questo sdoppiamento, anche nelle pause sul set chiamo casa, tutto a posto, avete mangiato? Jacopo ha 11 anni, Anna 8».

     

    Età difficile, la prima adolescenza: la mandano già a quel paese?

    «Sì, ed è sano. Ti iniziano a vedere i difetti...».

     

    Lei non ha mai avuto problemi a mostrarsi nuda se il ruolo lo richiede. Adesso con due figli...

    «Prima non mi ero mai posta il problema. Ora non ho più la libertà del passato, con il primogenito è una preoccupazione, Jacopo comincia a essere grande e non voglio metterlo in imbarazzo con i suoi compagni di scuola, spogliarmi in un film ne deve davvero valere la pena».

     

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    C' è un motivo per cui interpreta sempre donne fragili?

    «Per favore, non ne posso più di sentirmi dire che sono donne fragili. Diciamo mattarelle. È come se avessi fatto un patto con chi è nata storta, poi se viene una commedia ben venga. Come posso dar luce a queste donne? Soltanto interpretandole. Non è scontato venire al mondo e starci bene da piccola. Maria è il mio ultimo personaggio nel film di Stefano Chiantini che mi ha lasciato libera di esprimermi, anche in modo un po' clownesco».

     

    Sta parlando di «Naufragi» che dal 9 è su varie piattaforme e dal 16 su Sky.

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    «Ho sperimentato un nuovo modo di recitare, più scarno, a togliere. Mi sono anche divertita, mi sono imbiondita, volevo una testa ribelle, da leonessa, mi hanno messa i denti finti per avere un' aria più trasandata.

     

    Maria è un' anima semplice, subalterna. Ha due figli piccoli, si sveglia tardi e non li porta a scuola, perderà il marito per un incidente sul lavoro, a quel punto crolla, si fa risucchiare dalla depressione, non si alza più dal letto, già non era una donna solida... Mi piace quando al cinema si parla di problemi psichici, di come affrontare il lutto, di certe mancanze...».

     

    Lei ha mai fatto psicoterapia?

    «Sì, per tre anni. Credo che dovrebbe essere un' esperienza accessibile a tutti, come il medico di base, una figura che ci sostiene, sarebbe bello».

     

    Ritornando ai clown, lei ne parla spesso.

    «Perché chi fa questo mestiere non deve prendersi troppo sul serio. Però resto un lupo solitario, un po' ossessiva e fobica, sono i miei peggiori difetti. Ho la mania del controllo.

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    Dopo la pandemia invece ho sviluppato un bisogno degli altri, prima davo per scontato di potermi chiudere nel mio mondo, da quando ci hanno imposto le restrizioni mi mancano i miei amici, stavo rischiando l' abbrutimento.

     

    Essendo un' ossessiva che ha paura, avevo terrore del virus, disinfettavo qualunque cosa, ora sono diventati tutti come me, mi sento meno sola».

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    Ha amiche nel cinema?

    «Isabella Cecchi, attrice livornese, Paolo (suo marito, il regista Paolo Virzì ndr) l' ha voluta con sé in diversi film. Anche Francesca Archibugi è come una sorella».

     

    È vero che è stata lei a volere suo marito?

    «Sì, sul set di "Tutta la vita davanti". Ma mica dobbiamo parlare di lui, siamo restii...».

     

    Ci dica soltanto se è stato lui il suo mentore...

    «Paolo è un grande, anzi un grandissimo artista. Io da piccola ho frequentato poco i libri.

    Lui me ne ha dati da leggere, il primo che mi viene in mente è "Revolutionary Road" da cui Leonardo DiCaprio e Kate Winslet hanno girato il film, quella storia di una coppia americana giovane, borghese, che finisce tragicamente».

     

    Kate Winslet è splendida con i suoi chili in più, con il suo no alla dittatura dei corpi snelli...

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    «E lo dice a me? Si mostra per quello che è, lei è la mia attrice preferita. Lo ha anche dichiarato: io sono fatta così, questo è il mio corpo, ho avuto tre figli. Porta la sua storia al cinema».

     

    Lei fa lo stesso?

    «Se i bambini non hanno dormito e sono stanca, sul set porto la mia stanchezza, quello che mi sta accadendo, porto la mia vita. Infatti in ogni film ho una faccia diversa. Sono contro il botox e tutto ciò che devasta l' espressione del volto. Ci sono certe attrici tutte tonde e levigate, simili, omologate... A me non interessa il giudizio della perfezione, non ho paura della ruga».

     

    Suo marito le ha fatto scoprire anche dei registi?

    «Sì, ho passato il lockdown a guardarmi il Kieslowski del "Decalogo", l' Altman di "America Oggi" e tutto Cassavetes. Paolo mi dice che ho la sindrome da rallentamento. Al Quirinale, quando andammo ai David di Donatello, per "La prima cosa bella", arrivai in ritardo dal presidente Mattarella. Ero imbarazzata. Ero pronta da una mezz' ora e ho cominciato a guardarmi intorno, a caricare la lavatrice, a sistemare delle cose. Mi sentivo a disagio. Sono emotiva».

    micaela ramazzotti zora la vampira micaela ramazzotti zora la vampira

     

    E quando va sul tappeto rosso come fa?

    «Aiuto, lì mi sento ridicola, voglio sempre scappare, a volte mi truccano negli hotel e mi rimetto sotto le coperte prima di affrontare il tappeto rosso. Sono una fricchettona. Se non ho le tende a casa copro le finestre con un pareo».

     

    Parliamo della sua adolescenza inquieta nella periferia romana. È vero che Roma l' ha vista la prima volta a 18 anni?

    «No, a 14, al liceo artistico. Prendevo due autobus, il 709 mi portava all' Eur, poi il 714 a piazza dei Navigatori, quindi un bel pezzo a piedi e arrivavo a scuola. Un' ora e mezza all' andata e altrettanto al ritorno. Stavo in autobus con le amiche, quello che mi piaceva era avanti... Erano romanzi».

     

    Fughe in motorino?

    micaela ramazzotti micaela ramazzotti

    «Tante, in cinquantino dal quartiere Axa dove abitavo a Tor Marancia, senza parabrezza, di nascosto dai miei genitori, sballottata con una mia amica percorrevamo tutta la Cristoforo Colombo, arrivavamo col viso gelato e i capelli che puzzavano di marmitta. Un giorno, a 14 anni, guidava una mia amica e sulla Rotonda di Ostia prende in pieno un' auto ferma sbattendo sul mio ginocchio. Ho una cicatrice di 40 punti. Pensavo di essere onnipotente, non conoscevo i pericoli».

     

    L' adolescenza ad Axa?

    MICAELA RAMAZZOTTI E PAOLO VIRZÌ MICAELA RAMAZZOTTI E PAOLO VIRZÌ

    «Villette vicino al mare tutte uguali. Soffrivo che non ci fossero teatri e cinema, c' erano soltanto prati. Mi hanno anche bocciata due volte, sfidavo i professori: Michela vai fuori. E io non ci andavo. Mi divertiva essere ribelle e trasgressiva davanti ai miei compagni di classe, oggi dico non fatelo. Avevo l' identità della sfigata, facevo fotoromanzi per emanciparmi e avere un po' di soldini nel bar davanti alla mia comitiva dove davo baci per finta. Ci si conosceva tutti. Da ragazzina mi chiamavano surf, zero seno e denti grandi. Se ero bullizzata? Beh, un po' sì. Recitare è stata la mia rivincita interiore».

    micaela ramazzotti con paolo virzi micaela ramazzotti con paolo virzi

     

    Nel prossimo film, quello su Caravaggio di Michele Placido che dovrebbe andare a Venezia, fa una prostituta.

    «Lena, lui l' amava ritraendola nei suoi quadri dove gli Apostoli sono i senza tetto e le prostitute sono rappresentate come Madonne. L' ho anche portato alla maturità, Caravaggio. Vicino a casa mia c' era una prostituta non più giovane alla quale ho pensato durante le riprese, le ho dato un nome immaginario, Nina. Pensavo di girare un documentario su di lei. Poi abbiamo cambiato quartiere e non l' ho più vista».

     

    Ma le tende a casa le ha?

    Ride: «Le tende sì. Ma, credimi, sono una essenziale, senza fronzoli».

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