Serena Gentile per gazzetta.it
miccoli
Per la finale con la Cassazione, l’ultimo giudizio, ha schierato a sua difesa anche il professor Franco Coppi, noto penalista e già legale di Giulio Andreotti. È stata la partita più difficile della sua vita, è durata otto anni e l’ha persa. Fabrizio Miccoli è un uomo distrutto. Si è risvegliato nel carcere di Rovigo, ammesso che sia riuscito a dormire, dove si è costituito ieri pomeriggio alle 15.10, con addosso il peso enorme di una condanna definitiva a 3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso della seconda sezione penale della Cassazione.
In questo video del 2013, Fabrizio Miccoli si presentò in conferenza stampa per scusarsi dopo le frasi dette su Giovanni Falcone nelle quali lo definì "fango" durante una conversazione con Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa. Un dialogo che risale al 2011 quando gli investigatori della Dia di Palermo tenevano sotto controllo il figlio del capo mafia per tentare di arrivare al padre, Antonino detto “u Scintilluni” che allora era latitante.
MICCOLI IN LACRIME
L’ex attaccante di Juve, Fiorentina e Palermo, quello che imitava Maradona e segnava dalla bandierina, si è presentato spontaneamente in carcere, accompagnato dal suo avvocato Antonio Savoia del Foro di Lecce. "Ha scelto lui il Veneto", a 900 chilometri da casa, scelta che ha il sapore dell’esilio. "Ne abbiamo parlato e ha preferito un posto dove nessuno lo conosce. Ha bisogno di stare lontano da tutto e da tutti, anche da Lecce, la sua città.
Non dalla famiglia, che andrà a trovarlo tutte le volte che sarà possibile", ci racconta l’avvocato Savoia, poco dopo aver lasciato il carcere e il suo assistito. "Fabrizio è mortificato, disorientato, deluso — aggiunge —. Rispetta la sentenza, ma non la condivide, non si sente responsabile dei fatti per cui è stato condannato. Lui ha sempre fatto del bene, anche a Palermo. Me lo ha ripetuto mentre eravamo in Cassazione: ama quella città, l’ha aiutata anche pochi mesi fa con una donazione importante per affrontare l’emergenza Covid".
MICCOLI E LAURICELLA
I FATTI— Ma è un amore finito male, dopo sei anni di magie, 165 partite e 81 gol, tra amicizie sbagliate, sotto un albero di magnolia, quella che si trova davanti all’abitazione di Falcone. "Ci vediamo sotto l’albero di quel fango", aveva detto Miccoli del magistrato antimafia ucciso a Capaci, mentre parlava con (l’intercettato) Mauro Lauricella, il figlio del boss della Kalsa Antonino detto “u scintilluni” ricercato dalla Dia. Una dileggio di cui si è pentito, ma che brucia ancora.
A Mauro (condannato nel 2015 a 7 anni), Miccoli aveva chiesto — dice la sentenza — di recuperare il credito di 12 mila euro dall’imprenditore Andrea Graffagnini, titolare della discoteca Paparazzi, per conto dell’ex fisioterapista del Palermo, Giorgio Gasparini. E, all’amico Gasparini, Miccoli aveva poi consegnato tre assegni da 8 mila euro. Fatti che risalgono al 2010-11, con avviso di garanzia arrivato nel 2013.
MICCOLI E LAURICELLA 2
La Procura, con i pm Maurizio Bonaccorso e Francesca Mazzocco, aveva chiesto l’archiviazione due volte, ma tutte e due le volte il gip Fernando Sestito ha detto di no. Condannato in primo e secondo grado, martedì pomeriggio, alle 19.30, la Cassazione ha rigettato il ricorso e confermato la sentenza del gennaio 2020 della Corte di Appello di Palermo. Colpevole. Il macigno Fabrizio era lì, al Palazzaccio di Roma, tramortito. "E mentre aspettavamo la sentenza mi ripeteva di aver chiesto scusa mille volte e in tutte le lingue per quella frase.
FABRIZIO MICCOLI
Il 23 maggio 2012, al Barbera aveva anche organizzato una partita con i magistrati per ricordare Falcone, dove giocò anche Totti. Non è bastato — aggiunge Savoia —. Ma quella frase alla fine non c’entra niente. L’accusa è di istigazione a recuperare un credito, ma Fabrizio ha solo tentato di aiutare un amico. E, quando ha capito che la cosa prendeva una brutta piega, ha mandato tre sms a Lauricella dicendogli di lasciar perdere, che la questione non gli interessava. Messaggi che sono a sentenza, ma che non sono stati valutati. Per noi la sentenza è ingiusta".
IL FUTURO— Ma definitiva. Così ieri mattina Miccoli ha salutato i suoi, i figli Swami e Diego, la moglie Flaviana, e si è presentato in carcere, dove dovrà restare a lungo. L’aggravante mafiosa non ha permesso ai legali di ricorrere alla richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena. Ora che la misura detentiva è eseguita, si potranno chiedere misure alternative al Magistrato di Sorveglianza. L’affidamento in prova ai servizi sociali, ad esempio. "Valuteremo, potremmo farlo già domani, ma non sono scelte che si fanno di pancia" conclude Savoia. C’è anche il rischio che Miccoli venga trasferito da Rovigo. "C’è, ma io mi auguro che Fabrizio venga scarcerato quanto prima".
FABRIZIO MICCOLI