
FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO…
Aurelio Magistà per “la Repubblica”
Da oggi Milano è la capitale di Babele. Arrivano in città persone da più di centosessanta Paesi. La settimana del design che comincia oggi con l’apertura del Salone del mobile significa anche questo: sentire parlare in azero o lituano, farsi o tagalog. Internazionale il pubblico, internazionali i protagonisti. Che significano anche 220 milioni di euro per Milano, 19 in aperitivi e cene, più di 20 in shopping.
Ma il significato della partecipazione estera alla Design Week va ben al di là del dato economico. Il palcoscenico è diventato così importante che molti Paesi non sono rappresentati solo dai singoli progettisti o dalle imprese, ma vogliono esserci come nazione. Brasile, Svezia, la rampante Corea del Sud, le Filippine. Fra tanti protagonisti, è sempre difficile scegliere. Questo però sembra proprio l’anno dei Paesi Bassi, o meglio: di Olanda e Belgio, che hanno molti tratti in comune.
L’appuntamento più importante è la mostra Masterly- The Dutch che apre oggi. Sia per i contenuti della mostra — circa 120 designer nel senso più ampio del termine, ovvero dall’arredamento alla moda, dalla fotografia alle ceramiche — sia per il luogo, un palazzo Turati restituito ai milanesi da uno splendido restauro. Che infatti ha persuaso la curatrice Nicole Uniquole, da cinque anni alla ricerca del posto giusto per creare un padiglione espositivo dedicato all’Olanda.
Per rendere più coerente l’insieme, in parallelo alle creazioni dei progettisti c’è un percorso d’arte: quadri del Secolo d’oro fanno dialogare i temi floreali in cui primeggiava l’arte fiamminga del Seicento con quelli dei tessuti di palazzo Turati, i suoi stucchi, i suoi marmi, i suoi velluti. Legami, citazioni e riferimenti al Secolo d’oro si ritrovano anche nei moderni oggetti di design esposti.
Altri criteri che hanno guidato la selezione, spiega la Uniquole, «sono l’alta qualità del design, la scelta dei materiali, la rifinitura eccellente, le forme e le proporzioni, la cura delle tecniche artistiche e artigianali, il segno distintivo di ogni designer». Obiettivo principale, «mostrare — artefatti alla mano — come la scena creativa olandese sia riuscita a reintrodurre tecniche artigianali manuali provenienti dal passato anche remoto e a integrarle con il progetto contemporaneo».
Ma l’Olanda non è solo a palazzo Turati. Torna per esempio a Ventura Lambrate la Design Academy di Eindhoven che l’anno scorso ha scelto un tema estremo e provocatorio ( Eat Shit) e quest’anno ripete almeno la provocazione con Vietato non toccare; in zona Tortona ci sono l’allestimento di Marcel Wanders e del fotografo Massimo Listri per il marchio Moooi e l’esposizione New Newer Newest di Maarten Baas.
Il Belgio, se è presente con il designer probabilmente più richiesto dell’anno Vincent Van Duysen, si racconta anche come “nazione di nazioni” (Bruxelles, Fiandre e Vallonia) a palazzo Litta con la mostra Belgian Matters, un gioco di parole che combina la traduzione letterale “questioni belghe” con il know-how nella lavorazione dei materiali in Belgio: un’esaltazione dei saperi artigianali che è l’elemento in comune con l’Olanda.
GAETANO PESCE MOSTRA ALTRA BELLEZZA MILANO
Il Belgio ha voluto “fare sistema” anche al SaloneSatellite, la selezione dei migliori progetti di studenti e giovanissimi designer, curata da Marva Griffin, che con il tema Nuovi materiali/ Nuovo Design arricchisce la fiera di Rho ai padiglioni 13 e 15. Si presenta infatti con il nome non particolarmente originale di Belgium is Design, piattaforma collettiva organizzata da Wbdm (Wallonie-Bruxelles Design Mode), ma con sei interessanti progettisti a caccia di un’azienda che li produca. Che ha buone probabilità di essere italiana.
Infatti il design made in Italy continua a essere soprattutto questo: marchi italiani di alta qualità e con un know-how specifico che incrocia saperi artigianali e modelli industriali, in grado di attirare e dare incarichi ai migliori creativi del mondo.
Il caso di Van Duysen, è tipico: ha lo studio ad Anversa ma lavora moltissimo in Italia, quest’anno con Poliform, Molteni, Flos, Dada. Tutti marchi a vocazione internazionale che legittima il paragone: la Premier League del design, dove tutti i progettisti vorrebbero giocare è qui: Milano, Italia.
2. LA MIA POLTRONA ANTI-MASCHILISTA
Gaetano Pesce per “la Repubblica”
Frammenti di freschezza. Schegge di spontaneità. Sono queste le espressioni che meglio descrivono il contenuto della mostra a me dedicata da oggi a Milano, al piano terra di Palazzo Morando. Altra Bellezza, così si intitola l’esposizione (fino al 17 luglio) è nata da un’idea del mio amico Vittorio Sgarbi. L’iniziativa vuole spiegare al pubblico che il mio lavoro si compone di una collettività di espressioni diverse. La creatività, infatti, non ha limiti.
E, quindi, accanto a colorati gioielli in resina si trovano, per esempio, pavimenti creati con lo stesso materiale che possono essere considerati la versione contemporanea dei mosaici romani. Oppure è possibile osservare una delle mie poltrone più famose, quella che rappresenta una donna con la palla al piede, prigioniera dei pregiudizi maschili.
Ma tra gli oggetti esposti ci sono anche due ritratti di lamelle orizzontali che ruotano su un perno centrale verticale: se le lamelle rimangono al loro posto l’immagine è chiaramente visibile, se invece vengono mosse si distrugge per lasciare spazio a una lampada. Per la rassegna abbiamo scelto il nome Altra Bellezza perché nel mondo non esiste un’unica forma di bellezza. Quella che mostriamo noi è solo una delle tante versioni possibili.
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