Luigi Mascheroni per il Giornale
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Salta, danza, gioca, ridi, scatta, posta, piroetta. L'arte al tempo dei riti social. Druidi, twitter e arti-star. L' opera esiste se c'è chi la fruisce. Altrimenti è soltanto un refolo di evento.
Non c' era troppo vento ieri - una spruzzata di pioggia e poi persino uno spicchio di sole - sopra Stonehenge, il «circolo di pietra» più antico e famoso del mondo, montato in mezzo al quartiere più futuristico della città del design, del business, dei mecenati e dell'arte.
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Welcome to the past, «parco delle sculture», distretto CityLife, Milano, Italia. Per quattro giorni, fino a domenica, per l'Art Week milanese che accompagna Miart2018, il parco CityLife ospita - per gentile gesto di mecenatismo della Fondazione Trussardi - l'installazione Sacrilege dell'artista inglese Jeremy Deller, un gigantesco gonfiabile che ricostruisce in scala 1:1 il sito archeologico di Stonehenge, uno dei luoghi fondanti dell'identità e della cultura britannica. Un osservatorio astronomico? Un luogo di culto? Una pista di atterraggio per extraterrestri? Un calendario agricolo?
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«Un gioco, prima di tutto. L'arte è passione, pausa, divertimento, coinvolgimento, esperienze sociali, luogo di scambio e di aggregazione: ecco perché tutti possono salirci sopra, saltare, giocare... bambini, ragazzi, signore, signori».
Signore e signori: parola di Jeremy Deller, già vincitore del Turner Prize nel 2004, star delle nuove generazioni del contemporaneo, «istigatore di interventi sociali», un «pifferaio magico della cultura popolare», hanno detto di lui.
Massimiliano Gioni, direttore artistico della Fondazione Trussardi, che ha fortemente voluto la performance di Deller a Milano, ecco cosa dice di lui: «Per pensare il futuro, nessuno è meglio di un artista che ripensa il passato».
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E il passato è qui, nel cuore futuristico di Milano, all'ombra delle Torri, di qua Isozaki di là Zaha Hadid, fra business e shopping. Sulla sfondo la copertura della vecchia fiera di Mario Bellini, di fianco le residenze Libeskind: la Stonehenge di plastica di Jeremy Deller capovolge il principio classico secondo cui l' arte contemporanea deve dialogare con l' antico (i video «rinascimentali» di Bill Viola nella cripta di San Sepolcro, o le ossessioni di Sarah Lucas dentro l' Albergo Diurno di piazza Oberdan, per citare un' altra «incursione» cittadina della Fondazione Prada, nel 2016) e reinventa un' antichità quasi fumettistica portando un sito neolitico dentro il contemporaneo, a CityLife.
Dolmen site-specific.
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A piedi nudi nel parco. Fra le pietre sospese di Stonehenge e i 209 metri di vetro&acciaio della Torre Allianz corrono 3600 anni di pre-istoria dell'architettura, dal menhir all' high-tech.
L' arte è un gioco primordiale, e intanto i primi gruppi di ragazzi di una scuola media si tolgono le scarpe e si mettono a saltare. Cultura di massa, istruzione scolastica e luna park.
«Nell' opera di Jeremy Deller - è Massimiliano Gioni che ci accompagna attorno, sopra, dentro l'installazione - convivono tre elementi. Uno: l'idea che l'opera sia soprattutto un fattore di divertimento e partecipazione, qualcosa che crei un'unione. Due: l'idea che l'arte sia anche un'interruzione gioiosa del tempo del lavoro, una breve vacanza improvvisa e ingiustificata. Tre: l'idea che l'artista deve osare un confronto sacrilego con il patrimonio culturale di una nazione: ecco la visione disincantata di simboli antichi di cui si sono appropriati in maniera sospetta certi nazionalismi...».
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Celtiche e neo-paganesimo 3.0.
Sacrilege: un enorme gonfiabile verde-britannia, 35 metri di diametro, cinque metri di altezza, 1.134 metri quadrati di superficie, dodici ventilatori in azione h24, un tour mondiale - dal 2012, quando Stonehenge fu commissionata per il Festival internazionale di Arti visive di Glasgow, a oggi - di 35 tappe, da Londra a Sidney, per 500mila spettatori-fruitori.
Jump!
Curioso. L' opera di Jeremy Deller - secondo la critica più accreditata - è anche «una presa di posizione rispetto alla mercificazione del patrimonio storico-artistico, sempre più spesso ridotto attrazione mordi e fuggi per il turismo di massa, e una parodia di certa arte autoreferenziale».
jeremy deller a milano per stonehenge
Intanto, di fronte all' installazione di plastica che rimarrà visibile appena quattro giorni, è stato posizionata una lavagnetta stile pub turistico con scritte in gessetti colorati. «Welcome», «Please no shoes, bags, food and drinks». Sotto, in grande, «!Have fun!». E l'invito, conclusa la presentazione di Beatrice Trussardi (la madrina-imprenditrice-mecenate dell'evento) è stato: «Enjoy!». Eccola l'arte per tutti e di tutti, dal bambino a Gianluca Vacchi, senza filtri né background: salta, ridi, mordi e fuggi.
Capolavori fast food.
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È il grande gioco (degli inganni?) dell' arte post-postcontemporanea. Venite, Signore e signori: entrate anche voi. È tutto gratis. Un selfie, e via.
La chiamano Inflatable art. Grandi idee gonfiate nel posto giusto. Esempi. La grande modella focomelica di Marc Quinn sull' Isola di San Giorgio a Venezia. La membrana fluttuante di Tomás Saraceno all' Hangar Biccocca. Il calamaro gigante di Lucker&Estrellas che attacca le varie città del mondo in cui viene esposto.
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La colossale ballerina specchiante di Jeff Koons a Rockefeller Plaza. I Floating Giants di Max Streicher. Il ragno fuori scala di Jackson Tan a Singapore. L' uomo nudo volante di Pawel Althamer che si librò sopra l'Arena di Milano... Quando l'arte - da milioni di dollari - fa uscire il bambino che è in noi.
È ora di rientrare, dentro lo steccato che circonda la Stonehenge di plastica e business. Il grande circo del contemporaneo è arrivato a Milano. Get it in, jump...
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stonehenge milano 4 l'installazione stonehenge