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    MINA, CANZONI E MISTERI – DARIO SALVATORI: “MINA FA 83! ORMAI FOTOGRAFI E GIORNALISTI HANNO RINUNCIATO A APPOSTARSI PER IMMORTALARLA – È LA CANTANTE CHE CUSTODISCE SEGRETI. COME QUELLO LEGATO A FEDERICO FELLINI, CHE CERCÒ PIÙ VOLTE DI COINVOLGERLA NEI SUOI PROGETTI. NELLE SETTIMANALI VISITE DEL ‘MAESTRO’ ALLA SUA CHIROMANTE, SI SENTÌ DIRE CHE QUEL FILM NON AVREBBE MAI VISTO LA LUCE E CHE LE CANTANTI MEGLIO LASCIARLE STARE. BRRRRR…” – VIDEO


     
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    Dario Salvatori per Dagospia

     

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    Mina fa 83! Ormai fotografi e giornalisti hanno rinunciato  ad appostarsi per immortalare anche con uno scatto la grande cantante. Anche certi giornalisti hanno rinunciato ad intervistare in continuazione Massimiliano Pani, sperando  che prima o poi possano essere introdotti al cospetto della mamma.

     

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    Chissà se Mina si è ricordata di fare gli auguri alla grandissima Caterina Valente, che il 14 gennaio ha compiuto 92 anni. Speriamo che lo abbia fatto, e di cuore, innanzitutto perché è stata la sua maestra, il suo modello e la sua cantante di riferimento; ma prima ancora perché abita anch’essa a Lugano, ad un tiro di schioppo.

     

    Titolare del record assoluto di dischi venduti, 150 milioni di copie, Mina continua a lavorare alacremente. Insegue duetti, l’ultimo con Blanco (speriamo che non lo riceva in giardino), alle prese con “Un briciolo di allegria”, contenuto sia nell’album del cantante, sia in quello di Mina “Ti amo come un pazzo”.

     

     

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    Del resto con chi potrebbe duettare? Con cantanti della sua generazione? Al Bano, Johnny Dorelli, Peppino Di Capri, tutti sopra gli ottanta. Stesso discorso con gli autori che continuano a spedire canzoni  all’ormai arcinoto indirizzo di Lugano. Si stima che arrivino oltre 4 mila inediti l’anno, molti di più  di quelli che vengono spediti ad una major.

     

    Anche il regista turco Ferzan Ozpetek non ha resistito ad inserire nel suo nuovo film “Nuovo olimpo”, un brano della sua cantante preferita, “Vorrei che fosse amore” (un classico del 1968 firmato da Antonio Amurri e Bruno Canfora). Un brano del genere sollecita un interrogativo: chiediamoci da quanto tempo non cantiamo una canzone di Mina, da “Se telefonando” a “Un anno d’amore”, da non “Credere” a “Grande grande grande”?

     

     

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    Anche Ivano Fossati, ritiratosi da anni, non resistette alla convocazione  della cantante  (“A Mina non si può dire di no”) e nell’album “Mina-Fossati” del 2019 non c’erano certo capolavori da cantare negli anni.

     

    Ma Mina è anche la cantante che custodisce segreti. Nel 1960 Giorgio Calabrese e Tony De Vita scrissero una canzone per lei, “Piano”, un’ambientazione musicale molto vicina a “Il cielo in una stanza” (il maestro De Vita era l’autore del nobile arrangiamento dell’una e dell’altra) e Calabrese autore dei testi di dozzine di canzoni per Mina, oltre che suo grande amico.

     

    Ma “Piano” non funzionò. Forse perche la piccola casa discografica con cui incideva, la Italdisc, sfornava 45 giri a rotta di collo o forse perché non ci fu una adeguata programmazione radiofonica. La canzone rimbalzò in America nel 1964 con il titolo “Softly as I leave you”, con il testo inglese di Hal Shapler. Il brano venne proposto a Frank Sinatra, il quale, istintivamente, la volle registrare. Buona la prima, come suo solito.

     

     

     

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    Arrivò al n.27 della hit parade americana, ed in seguito la incisero altri interpreti. Sinatra si incuriosì di questa cantante italiana e la volle invitare a cantare con lui a Las Vegas, per un ingaggio al “Sand”. Mina rifiutò. Perché aveva un figlio di 3 anni? Perché aveva paura dell’aereo? Chissà. Rimarrà un suo segreto.

     

    L’altro segreto ancor più insospettabile. Federico Fellini amava Mina e cercò più volte di coinvolgerla nei suoi progetti. Mina aveva alle spalle una ventina di film, tra musicarelli, originali televisivi, apparizioni speciali. Fellini cercò di scritturarla seriamente, prima per il suo  “Satyricon”, in seguito per film “Il viaggio di F. Mastorna, detto Fernet”, film mai girato, che rimase la sua dannazione.

     

    Nelle settimanali visite del maestro alla sua chiromante, si sentì dire che quel film non avrebbe mai visto la luce e che le cantanti meglio lasciarle stare. Brrrrr…

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