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    “MIO PADRE FU TRATTATO COME UNA BESTIA” – GIORGIO CARRA RICORDA L'ARRESTO DEL PADRE ENZO, NEL 1993, QUANDO ERA PORTAVOCE DELLA DC, TRASCINATO IN MANETTE AL TRIBUNALE DI MILANO: “QUELL'IMMAGINE È L’EMBLEMA DI COME NON DEVONO ANDARE LE COSE. POCHE SETTIMANE PRIMA ERA STATO ARRESTATO RIINA, CHE SE LA RIDEVA, NON CERTO CON QUEGLI SCHIAVETTONI A FAVORE DI CAMERA – È STATO MESSO ALLA GOGNA PER FAR CAPIRE CHI COMANDAVA. ERA IL SIMBOLO DELLA POLITICA VINTA DAL POOL


     
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    Estratto dell'articolo di Alberto Giannoni per “il Giornale”

     

    enzo carra enzo carra

    Giorgio Carra, giornalista, 39 anni, 5 giorni fa è scomparso suo padre Enzo, portavoce Dc alla fine degli anni Ottanta.

    «Sono stordito. Nell’ultimo anno aveva avuto problemi, ma niente faceva presagire un precipizio così rapido» […]

     

    Com’era Enzo Carra privato?

    «[…] Colto, era abbonato a due teatri, leggeva sempre. Quando ha avuto la crisi, gli avevo portato lo zainetto con i-pad e cellulare per leggere. Era una biblioteca vivente. Amava la politica e conservava molte amicizie. Gli chiedevano consigli, la politica per lui era visione».

     

    GIORGIO CARRA GIORGIO CARRA

    Che idee aveva?

    «Era e restava un giornalista, notista politico del Tempo, poi portavoce Dc, non deputato, quello dopo, con la Margherita, nel 2011. Era profondamente credente, ma aveva idee molto moderne».

     

    La foto del suo arresto in catene è rimasta nella storia.

    «Avevo 9 anni. Quella foto è l’emblema di come non devono andare le cose. Poche settimane prima era stato arrestato Riina, che se la rideva, non certo con quegli schiavettoni a favore di camera».

     

    E poche settimane fa Messina Denaro, senza manette. «È civiltà» è stato detto.

    «Giusto. E Carra invece sì. Un giornalista, messo alla gogna per uno show, a mio avviso per far sì che si capisse chi comandava, chi aveva il potere in quel momento. Era il simbolo della politica vinta dal pool. Ed era uno che non poteva dire niente, se non inventandoselo. Accusato da qualcuno che al momento dell’accusa è stato liberato. Trattato come una bestia».

    ENZO CARRA IN MANETTE ENZO CARRA IN MANETTE

     

    Ne parlava?

    «Tranquillamente, sì, si era tolto qualche sassolino ma non era capace di rancori. Una consolazione ora è che sia morto dopo aver visto, anche se solo on line, il suo ultimo libro, L’Ultima repubblica. Il cartaceo è uscito il giorno della morte.

    L’introduzione è un dialogo con Gherardo Colombo, del pool, che si era pentito di alcune cose. Sono diventati amici, una delle ultime telefonate che ha ricevuto era sua».

     

    Era un episodio chiuso.

    GIORGIO CARRA GIORGIO CARRA

    «Il 99% delle persone ha capito. E che il Capo dello Stato abbia usato quelle parole dice tutto. Era tornato a fare il giornalista, aveva intervistato Madre Teresa. L’ultima cosa che voglio è che resti inchiodato a quella foto».

     

    Il giustizialismo […] C’è ancora.

    «Ha avuto seguito, pensi a Grillo, e al suo fedelissimo che si è distinto anche stavolta, non lo cito neanche, è stato l’unico».

     

    Marco Travaglio?

    «Non scendo su certi livelli. Non l’ha mai fatto mio padre e non lo farò nemmeno io» [...]

     

     

     

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