Estratto dell'articolo di Marinella Venegoni per “la Stampa”
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Giulio Rapetti Mogol, si sa, con i suoi 86 gloriosi anni corredati di palestra quotidiana, è l'uomo di cui cantiamo a memoria i versi quando ci buttiamo sulle canzoni di Battisti. All'autore di testi più celebre, ci si rivolge ogni volta che viene fuori la domanda: "Ma Battisti era di destra come si dice?". Risponde sempre di no, ma ora tocca girare la domanda a lui.
Il ministro Sangiuliano lo ha appena nominato consulente per la cultura popolare: ma si scopre che non è quello l'unico ministro del governo Meloni ad aver pensato a quest'uomo di vasti interessi, anche su argomenti che non ti aspetteresti. E invece.
Caro Mogol, com'è successo che lei sia venuto in mente al ministro della Cultura, che ha scelta come consulente per la cultura popolare?
«Non so. Me lo hanno anticipato in parecchi, poi s'è fatto vivo lui, molto gentile. Ho risposto: ma sì, perché no, se c'è la possibilità di migliorare il livello della musica. Da 30 anni ho fondato il CET scuola di livello europeo per la canzone. Sono l'unico docente che non ha mai preso stipendio qui ad Avigliano Umbro, posto magnifico dove vivo benissimo: aria fantastica, fiori alberi laghetti. Tanto che mi ha ispirato ad occuparmi anche della prevenzione primaria, e questo farò con il ministero della Salute».
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La sua consulenza con il ministero della Cultura sarà gratuita.
«Soldi non sono previsti. Lo faccio volentieri, lo sanno tutti che con la scuola non ci guadagno».
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Le piace Giorgia Meloni?
«È una donna molto preparata, studiosa, risoluta. Una che non si improvvisa. E anche per le donne avere una donna capace come presidente è importante. Se una persona che fa parte di un partitino piccolo poi arriva a prendere tanti voti, è un buon segno».
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Le ho sentito dire spesso che si definisce apolitico.
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«È vero. Io giudico le cose che si fanno, destra o sinistra se uno è competente bene, giudico per le decisioni che si prendono».
Come giudica questa destra?
«Si son trovati a fronteggiare situazioni spaventose, pensi solo al 110 per cento. È la follia, e pensi al reddito di cittadinanza che fai contenta la gente ma a che prezzo. Come presidente Siae mi sto occupando del copyright di cui c'è stata l'approvazione, ma mancano i decreti attuativi e si affamano i poveri autori, durante la pandemia abbiamo dovuto fare i pacchi viveri».
Ha visto Sanremo?
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«No perché mi fa male. Bisogna dare positività per favorire l'evoluzione delle persone. I baci in bocca fra uomini? Non ce l'ho con gli omosessuali anzi, ma con questa promozione dell'omosessualità. Non voglio urtare la sensibilità di nessuno ma quello è un palco che promuove la musica, non effetti che cercano l'Auditel dimenticando la promozione della cultura popolare».
E ha visto ai Tg da Firenze le scene dei fascisti che prendono a calci gli studenti?
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«Quelli bisogna prenderli e cacciarli in prigione. La violenza va condannata sempre. Purtroppo senza castighi non si impara nulla, bisogna che la gente si spaventi. Chiunque si comporti così, di qualunque parte, sono violenti e basta».
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