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Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il "Corriere della Sera"
«Ma questo è imbroglio!». «No, è la legge». «Mia moglie votare!». «Ma l’ha letto il cartello?». Sharif Islam s’è portato tutto quel che serve: i documenti, l’impegno, la signora. Nell’androne dell’Oratorio San Michele si scalda. Un giovane poliziotto lo calma, allunga l’indice sulla porta a vetro, il disegno d’un niqab barrato e undici parolette, traduzione trilingue: «Per ragioni di sicurezza è vietato l’ingresso con volto coperto». Prima dello spoglio delle schede, serve lo spoglio del velo. Altrimenti, l’elettrice velata faccia buon viso. […]
Per la prima volta in Italia, e nella città con la più alta percentuale d’immigrati, un partito islamico si presenta alle urne. Si chiama Italia Plurale, Ip. Ha nel serbatoio 7.982 elettori «stranieri» (il 34%) e solo qualche pallida speranza d’eleggere sindaco il suo leader: l’ingegnere Bou Konate venuto dal Senegal, laureato a Trieste, già assessore del centrosinistra.
Buone, invece, le probabilità d’essere la piccola novità politica di Monfalcone e dei 10 mila bangladesi, romeni, balcanici saliti per la Balkan Route, […] diventati ormai un monfalconese su tre, decisi a navigare nella politica nostrana. «Noi corriamo per vincere — dice il capolista Jahirul Islam, 55 anni —, ma in ogni caso andrà bene. Siamo riusciti a raccogliere le firme, a fare una lista con 18 nomi. Prima, non ci pensavamo proprio. È stata la politica di odio contro di noi, a unirci. Sono sicuro che Monfalcone sarà un esempio anche per gli immigrati d’altre città. E Italia Plurale diventerà un simbolo».
[…] Nell’ultima settimana di campagna elettorale si son fiondati a comiziare i Gasparri e le Schlein. Sull’Isonzo, Salvini ha giurato di «non lasciare loro neanche mezzo metro quadro». Perfino il redivivo Aboubakar Soumahoro è andato a cercar voti porta a porta con gl’islamici.
[…] Il cantiere dell’immigrazione, in questi anni, è passato per gli stress test dell’ex sindaca leghista Anna Cisint. Una che ha chiuso le moschee abusive, vietato il bagno alle donne vestite, tolto le panchine ai clandestini. Ed è finita sull’ Economist e sul Financial Times , quando ai bangla proibì pure di giocare a cricket nei giardini comunali.
«A parte la Lega — dice Jahirul —, destra o sinistra per noi è lo stesso. Purché diano un futuro ai nostri giovani: i miei figli non restano qui, sono pronti a emigrare un’altra volta a Londra, dove c’è lavoro». […] In lista ci sono anche sei donne: quella al secondo posto è Linda Khan, graziosa ragazza di 26 anni, ma per parlarle occorre prima il consenso del partito.
Tanta rigidità non piace a tutti, molti immigrati sono divisi: «Io non li voto — spiega Lotfi, capocantiere tunisino che non ama molto i subsahariani —. Perché dovrei farmi rappresentare da un africano?». «Hanno aperto la loro sede un anno fa — racconta il barista di fronte —, ma qui non hanno mai messo piede». E perché? «Perché io e mia moglie veniamo dalle Mauritius, eppure ci sentiamo friulani. Ci piacciono il maiale, il Sauvignon». E questa storia, no, non vogliono bersela.
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