DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Giulia Cazzaniga per la Verità - Estratti
Abito di velluto bordeaux con panciotto dai bottoni d’oro, ciondolo sulla cravatta con un ritratto di D’Annunzio: «Ne ho altri, anche uno di Chaplin». Marco Castoldi in arte Morgan entra in redazione con gli occhiali da sole nonostante la giornata di pioggia ma nello show con Francesco Borgonovo per Tivù Verità - lo trovate sul nostro sito - si chiederà come faccia Dargen D’Amico a indossarli e parlare «del mistero della vita» senza vederci bene. Non ha voglia di parlare di altro se non «di musica, arte e cultura». E allora partiamo con semplicità.
Come va, Morgan? Che momento è?
«Domanda già difficile, questa, se non si vuole aprire una discussione esistenziale. La riposta che più mi ha convinto è quella di Enrico Ghezzi: “Spero bene”. Io dico oggi: “Sono stato peggio”».
Se è meno peggio è merito di…?
«Una risposta sola non la ho. Certo le mie tre figlie - solo a dicembre dello scorso anno sono riuscito a riunirle per la prima volta - sono una cosa bellissima della mia vita. Mi piace il ruolo di padre di famiglia, e sono l’unico maschio del clan, attorniato solo da donne. La mia compagna, mia madre, mia sorella… sono cresciuto in un universo femminile e non essendo omosessuale ho sviluppato la mia parte gentile sull’arte».
Si ritrova quindi patriarca?
«Vorrei lanciare un nuovo modello di “patriarcato gentile”, che ne pensa? Mi si confà».
Qualche mese fa il suo nuovo singolo Sì, certo, l’amore, e restiamo in attesa del disco E quindi insomma ossia. Una data in anteprima per La Verità? Quando esce?
«Maggio, entro maggio. Attendo anche io la primavera perché sarò pure in libreria con La nona sinfonia dei due secoli (Rai Libri, ndr), che presenterò al Salone. Sono elettrizzato perché dovrebbe esserci anche il maestro Riccardo Muti».
Lo stima?
«Un grande. Una di quelle risorse musicali che non ci rendiamo conto fino in fondo quanto siano importanti in tutto il mondo. Capita spesso, a noi italiani, di sottovalutare il nostro patrimonio. Decidessi io, al prossimo Sanremo al maestro farei eseguire la Traviata di Giuseppe Verdi».
Popolare, non commerciale.
«Tirerebbe giù l’Ariston, altroché - ma in senso metaforico, perché io quel teatro polveroso vorrei restasse così per sempre -e darebbe una lezione sugli ascolti».
A distanza di 17 anni Morgan torna con un album di inediti. Ne è passato di tempo…
«Anni in cui non ho fatto altro che comporre per 18 ore al giorno. Una mole enorme di materiale. Tanto è cambiato di me in questi anni eppure resto sempre io».
Non fu semplice, allora, e fu lei stesso a raccontarlo.
«Che vuole che le dica, se non che se dobbiamo creare cose belle ci dobbiamo mettere dentro tutto, anche il dolore? Vale per tutti. Scorciatoie non ne esistono».
Cosa la fa più incazzare quando la definiscono?
«Se mi danno del genio mi fanno un complimento. Ma resto davvero male quando leggo che mi hanno chiamato a fare Morgan, perché non sono un personaggio e se lo fossi sarei io l’artefice della mia scrittura. Quando non si preoccupano di quel che dico e penso, insomma. La definizione sopra a tutte che non mi piace è però rabbioso: anzi, sono estremamente tollerante e inclusivo. Forse altri non lo sono».
Qualche tempo fa lamentava un’esclusione da parte della sinistra, perché considerato di destra. Lei ha dichiarato di scriversi con Giorgia Meloni e…
«Cosa ci scriviamo non glielo dico, ma riguarda la cultura come la vita».
Le chiederebbe un ruolo?
Sgarbi si è dimesso da sottosegretario alla Cultura… (Ci pensa)
«Semmai farei il ministro ma non lo scriva che sto scherzando».
Facciamo finta? Primo atto di Morgan ministro?
«Soldi a sostegno dei progetti artistici dei giovani di talento.
Che oggi non trovano spazio perché il sistema commerciale fatica a riconoscerne il valore».
Come si fa? Bandi? Soldi a pioggia?
«Si lavora con i ministeri di Scuola e Università, tutti insieme, e i soldi si prendono sottraendoli a quelli - tanti, troppi - che spendiamo per le armi. Non che io ritenga Putin un carismatico intellettuale, per carità. Ma quanto vorrei che la nostra Costituzione venisse rispettata e l’Italia si rendesse conto che la guerra è un abominio».
Morgan pacifista. Un po’ di tempo fa dichiarò di essere aperto a una discesa in politica proprio con Sgarbi. E ora? Si candiderà con Michele Santoro alle Europee?
«L’ho sentito qualche giorno fa. Voglio incontrarlo e sentire cosa ha da dire. Mi è sempre piaciuto come giornalista». E come politico chi è che le piace? «Marco Cappato è un grande perché mi sembra possa portare avanti l’eredità di Marco Pannella.
Sono uno di quelli che ha sperato in Beppe Grillo finché non si è circondato di gente come Di Maio che l’ha paludato». Di Meloni però si dichiara amico, una tradizione politica diversa dai sopracitati. «Sono suo amico perché si occupa di pensiero politico. L’azione di governo non mi riguarda, è ovvio che non ho incarichi. Ma a me interessa la storia, e pure l’attualità. E sono lusingato dai rapporti epistolari che intratteniamo».
Musica e arte devono, possono avere a che fare con la politica? O devono evitarla?
«Quando parlo su un palco, durante i miei concerti, propongo discorsi ironici, provocatori, surreali. Forse pure comici. Assumo un ruolo di commediante. Capita poi che vengano estrapolati e messi sui giornali, trasformandosi in bombe che non era mia intenzione lanciare. Penso che un artista che ragiona sia sempre il benvenuto, perché di quelli vuoti non se ne può davvero più».
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