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    “MOSTRO” IN STANDBY – SOLIDARIETA’ PER L’INFERMIERA FAUSTA BONINO DOPO LA SCARCERAZIONE – I COLLEGHI SPERANO CHE TORNI IN REPARTO, E NEL SUO QUARTIERE SONO TUTTI CON LEI – PER ADESSO RIMANE SOSPESA DAL SERVIZIO – LA PROCURA: “CONTINUEREMO A INDAGARE”


     
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    Fabrizio Caccia e Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”

     

    FAUSTA BONINO FAUSTA BONINO

    «Non abbiamo mai smesso di svolgere le indagini su questa vicenda e non lo faremo adesso che è intervenuta la decisione del Riesame», dice il procuratore capo di Livorno, Ettore Squillace Greco. «Senza verità preconcette, aperti a ogni ipotesi», aggiunge. Il fatto che Fausta Bonino, l’infermiera dell’ospedale di Piombino, sia stata scarcerata mercoledì, dunque, non taglia le gambe agli inquirenti.

     

     

    Si continua a indagare senza tregua e la strada maestra, al momento, rimane quella che porta a lei: «La decisione del Riesame rientra nella fisiologia del procedimento», stoppa ogni polemica il procuratore. Nessun mea culpa, almeno ufficialmente, ma in quegli uffici è anche l’ora di qualche maldipancia. Perché i dubbi sulla colpevolezza della Bonino, fanno capire a Palazzo di Giustizia, la Procura comunque li ha sempre avuti.

    FAUSTA BONINO FAUSTA BONINO

     

     

    Non è un caso che nonostante la gravissima accusa nei suoi riguardi, quella di aver ucciso tra il gennaio 2014 e il settembre 2015 tredici pazienti della Rianimazione con iniezioni dolose di eparina, un farmaco anticoagulante, i magistrati a suo tempo non disposero il fermo immediato della donna, ma chiesero al Gip, Antonio Pirato, di firmare l’ordinanza di custodia cautelare.

    AVVOCATO CON FAUSTA BONINO AVVOCATO CON FAUSTA BONINO

     

     

    «È un processo indiziario», ripetono all’unisono il pm Massimo Mannucci e il procuratore Squillace Greco e la sensazione, infatti, è che i giudici fiorentini del Riesame abbiano ritenuto insufficienti proprio gli indizi presentati dalla Procura. Le motivazioni saranno rese pubbliche la prossima settimana.

     

     

    FAUSTA BONINO FAUSTA BONINO

    Nel fascicolo però balzano all’occhio indizi assai deboli, come la telefonata intercettata nella quale l’infermiera fingeva con un’amica di aver bevuto del vino, ma in realtà scherzava, mai stata un’alcolista lei, anzi sempre «professionale», «scrupolosa», «precisa», «pulita», «sgobbona», gli aggettivi si sprecano nel suo ex reparto al «Villamarina» di Piombino, dov’è chiaro che i colleghi — convinti della sua innocenza dall’inizio — oggi più che mai fanno il tifo per lei affinché ritorni.

     

    FAUSTA BONINO FAUSTA BONINO

     

    Anche nel suo quartiere, il Desco di Piombino, la gente è tutta con Fausta: al civico 47 di via Primo Maggio è comparso anche un mazzo di fiori mandato da un’amica. Sembrano tutti convinti, qui, della sua innocenza.

     

     

    L’assessore regionale alla Salute, Stefania Saccardi, però, alla vigilia della decisione della commissione disciplinare della Asl di Livorno sembra escludere categoricamente che possa riprendere il lavoro di prima: «Le misure che abbiamo adottato non cambiano alla luce dei provvedimenti della magistratura e l’infermiera è sospesa attualmente dal servizio. Difficilmente potrà tornare in reparto, per la serenità sua e di tutto il sistema».

     

     

    OSPEDALE PIOMBINO FAUSTA BONINO OSPEDALE PIOMBINO FAUSTA BONINO

    Oggi la commissione si riunirà: se pure dovesse decadere la sospensione, probabilmente la Bonino verrà messa in ferie d’ufficio o trasferita altrove, lontano dal «Villamarina», dove comunque resta il mistero di quelle 13 morti. «Se l’hanno scarcerata vuol dire che non è stata lei — accusano, in coro, Loretta e Rosy, le mogli di Marco Fantozzi e Angelo Ceccanti, due delle vittime —. Ma qualcuno dev’essere stato, qualcuno ha preso una siringa e l’ha usata sui nostri cari».

    EPARINA INFERMIERA KILLER EPARINA INFERMIERA KILLER

     

     

    Da segnalare, infine, il parere espresso da uno dei periti della difesa dell’infermiera, l’ematologo Andrea Artoni, specialista di diagnosi e terapie delle coagulopatie al Centro emofilia e trombosi di Milano: «L’impressione è che in almeno 4 o 5 casi dei tredici presi in esame non sia stata usata proprio l’eparina. E quelle morti possono avere spiegazioni alternative.

     

     

    INFERMIERA CORSIA INFERMIERA CORSIA

    Pazienti così gravi, ricoverati in Rianimazione, hanno spesso problemi di coagulazione, come avviene nello shock settico. Per questo consiglierei di non fermarsi a un’ipotesi precostituita. Purtroppo neppure le riesumazioni dei corpi servirebbero a fare luce, perché le analisi non riuscirebbero a trovare le tracce dell’eparina». Rimangono tredici morti e un buio fitto.

     

     

    INFERMIERA PIOMBINO INFERMIERA PIOMBINO

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