Lucio Cillis per “Repubblica.it”
uber contro taxi
L'annuncio arriva al termine di un braccio di ferro passato sotto traccia in Italia. Uber, il discusso colosso delle app che offre passaggi a pagamento, ha chiuso la vertenza con 385mila autisti che negli Stati Uniti avevano avviato due azioni legali collettive chiedendo di essere riconosciuti come "dipendenti" dell'azienda.
Ma con l'accordo cadono i presupposti di una "assunzione di massa" e quindi gli autisti di Uber "saranno dei freelance e non dei dipendenti". Questo il succo dell'accordo e quindi previo pagamento di 100 milioni di dollari (la prima tranche è di 84 milioni) la società di San Francisco chiude le cause avviate dai driver americani.
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Uber ha preso però delle importanti decisioni in merito allo sviluppo della app e quindi del suo funzionamento. Visto che gli autisti sono dei freelance, questi potranno essere bannati - in casi nemmeno tanto estremi - in maniera chiara e rapida se il servizio da loro offerto non sarà all'altezza. Nelle ultime ore sono così cambiati e precisati anche i criteri utilizzati per gestire eventuali nuove querelle.
Il rating, il giudizio dei passeggeri sul viaggio effettuato, le classiche 5 stellette, avrà un peso molto elevato. Dal voto dipenderà il destino stesso dei "freelance" alla guida. La media di queste valutazioni fornirà ad Uber la possibilità di bloccare il driver in caso di un giudizio medio insufficiente o di violazioni del codice di comportamento pubblicato sul sito di Uber.
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Lo stesso avverrà nel caso di comportamento scorretto da parte di chi guida, il linguaggio usato, le furberie adottate per effettuare il viaggio. Tutti cambiamenti che presto vedremo arrivare anche in Europa e in Italia dove i tassisti sono sul piede di guerra.
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