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    LA VERSIONE DI MUGHINI: “IL REFERENDUM FINIRÀ COME FINIRÀ, UN GRAN SCHIAMAZZO E UN GRAN NULLA. DOPO DI CHE TORNERÀ IN VETRINA IL PAESE REALE, DOVE NON C’È PIÙ UN SOLDO. DOVE UN GIOVANE CHE VALE NON SA CHE COSA FARE E DOVE FARLO, ALTRO CHE UN “SÌ” O UN “NO”. DIO MIO DIO MIO DIO MIO..."


     
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    MUGHINI MUGHINI

    Giampiero Mughini per Dagospia

     

    Caro Dago, ti scrivo nel bel mezzo di una giornata in cui il 30 o il 40 per cento degli italiani si sta sbranando a morte se votare “sì” o “no” a una modifica costituzionale piccola così. Sono andato a votare senza il benché minimo brivido che stessi per decidere una questione di vita o di morte. Se votare contro il pericolo di una “deriva fascista” _ come pure qualche demente sostiene _ oppure votare perché sia migliore il futuro dei nostri (vostri) figli _ come pure è stato ripetuto da qualche alto scranno della Repubblica.

     

    Da cittadino italiano ho votato per disperazione, non per convinzione. Solo e soltanto perché la nostra baracca già talmente pericolante non vada ancora più giù, solo per questo. Ho fatto la fila dinnanzi alla mia sezione elettorale. L’ho mormorato a una mia vicina di fila, che era uno dei voti più annoianti della mia vita. Suo marito, che le stava accanto, mi ha subito detto: “Eh no, vedrà come va a finire se vincono”. E voleva naturalmente dire che la deriva fascista arriverà al suo apice. Gli ho detto: “Vuole scommettere che non è come dice lei?”. E volevo dire che ovviamente non ci sarà alcuna deriva fascista se dovessero vincere i “sì”.

     

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    Ripeto, per tutti i due mesi almeno che è durata questa orripilante campagna per il referendum about la modifica costituzionale piccola così. non ho provato alcuna emozione, alcun vero coinvolgimento intellettuale. Mi spiace anzi che il nostro Paese, che amo, sia squassato da tali insussistenze. Ha sbagliato chi era al governo e ha puntato così tanto su una pseudo-abolizione del bicameralismo, in realtà una leggina da pochi soldi.

     

    Non dico neppure che cosa penso di quella “accozzaglia” che s’è compattata pur di dare un calcio negli stinchi a Matteo Renzi. Non dico neppure che cosa penso di quegli uomini politici che avevano detto un “sì” alla riforma e adesso pronunciano un “no” pur di accattivarsi il favore del popolo schiamazzante.

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    Non dico neppure una parola a dire che cosa penso delle sciacquette e dei pornoattori che hanno pronunciato alto il loro “sì” o il loro “no” in queste ultime settimane del circo preelettorale. Non ci posso credere: che siano stati così tanti a esibire il loro volto e il loro ghigno a difesa di quello che loro reputavano il Bene Assoluto.

     

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    Il referendum finirà come finirà, un gran schiamazzo e un gran nulla. Dopo di che tornerà in vetrina il Paese reale, dove non c’è più un soldo che sia uno, dove il Comune di Roma non ha di che far funzionare i bus e contro questa spaventevole realtà vanno in sciopero alcune associazioni sindacali cialtronistiche, dove la spesa per pensioni aumenta ogni giorno e seppure non ci sia un euro per pagarle, dove l’invecchiamento della popolazione è epocale ed è peggio che se gli islamici avessero vinto a Vienna a quel dì, dove un giovane che vale non sa che cosa fare e dove farlo, dove i giornali di carta stanno per morire e l’Inpgi non ha i soldi di che pagare i prepensionamenti di chi ci lavora. Altro che un “sì” o un “no”. Dio mio Dio mio Dio mio.

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