Estratto dell’articolo di Brunella Giovara per “la Repubblica”
ZELENSKY CON LA MOGLIE OLENA E I FIGLI
Olena Zelenska, first lady dell'Ucraina in guerra, target dei russi esattamente come il marito. Vive con i due figli in una località segreta, dove lavora all'organizzazione dei Convoy for life che espatriano i bambini, soprattutto quelli malati.
Lei ha scelto di restare in Ucraina, ma avrebbe potuto comodamente andare all'estero, al sicuro. Perché ha preso questa decisione?
«Perché adesso è questo il mio compito di first lady, e anche la mia vocazione. Mio marito è qui, io sto qui. Poi, tutti hanno il diritto di andarsene. Se non puoi aiutare nella resistenza, allora è meglio se te ne vai. I civili non devono diventare scudi umani, o vittime. E poi, se qui restano molti civili, risulta difficile per i militari proteggere le città.
Quindi è necessario che le famiglie, in particolare i bambini e gli anziani, lascino la zona di guerra. Meglio essere un rifugiato che morire».
olena zelenska
[…] Lei è sposata dal 2003, ma da quando conosce suo marito?
«Ci siamo conosciuti a scuola, a Kryvyi Rih, la nostra città di origine. Siamo stati insieme fin dall'infanzia, ma abbiamo iniziato la nostra storia quando avevamo 18 anni». […]
Lei e suo marito siete nati quando c'era ancora l'Unione Sovietica. Cosa ricorda di quegli anni?
«Era il periodo dell'infanzia, quando i tuoi genitori sono ancora giovani e non ci sono problemi, ma solo feste con regali, viaggi d'estate al mare o sul fiume ma tutto questo non è legato all'Urss. Oggi i russi stanno facendo un ritorno al passato, che è una cosa senza senso. Quel Paese non esiste più, e non potrà esistere più. È finito tanto tempo fa. Con questa guerra, i russi hanno solo aumentato il divario tra noi e loro. Questa è la differenza; noi guardiamo al futuro, loro al passato». […]
VOLODYMYR ZELENSKY CON LA MOGLIE OLENA
[…] Cosa fa lei, in concreto?
«Sono concentrata sulla questione umanitaria. Stiamo evacuando bambini disabili e orfani, e i malati di cancro perché possano continuare le cure in Polonia e in Francia. Tutti i nostri ospedali si sono spostati nei rifugi, e come sa nell'oncologia non si può sbagliare, quindi abbiamo concordato che questi bambini devono essere curati all'estero. E lo facciamo perché così possiamo avvicinare l'Ucraina alla vittoria: salvando i nostri figli. È un lavoro che sto portando avanti con le first ladies di tutto il mondo, che voglio ringraziare. Stiamo conducendo una "guerra dell'informazione", spiegando che questa non è una "operazione speciale", ma un massacro, un omicidio collettivo». […]
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