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IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - NELLA NOTTE DI CAPODANNO ABBIAMO PERDUTO UNO DEI GENI MUSICALI DELLA SCENA ITALIANA, NORA ORLANDI, 91 ANNI, ATTIVA FIN DAI PRIMI ANNI ’50 COME COMPOSITRICE, VIOLINISTA, CORISTA E SOLISTA. ERA FAMOSA PER AVER CREATO E DIRETTO IL QUARTETTO VOCALE DEI "4 + 4" - È INCREDIBILE DIETRO A QUANTI SUCCESSI, A QUANTI FILM, A QUANTI BRANI DEL FESTIVAL DI SANREMO E A QUANTI DISCHI, RITROVIAMO LA VOCE O LO ZAMPINO DELLA CANTANTE (SPESSO ANCHE ANONIMAMENTE)

 

Marco Giusti per Dagospia 

 

nora orlandi

Nella notte di Capodanno abbiamo perduto uno dei geni musicali della scena italiana, Nora Orlandi, 91 anni, attiva fin dai primi anni ’50 come compositrice, violinista, corista, solista.

 

E’ incredibile dietro a quanti successi, a quanti film, a quanti brani dal vivo del Festival di Sanremo, Un disco per l’estate, a quanti dischi, spesso anche anonimamente, ritroviamo la voce o lo zampino di Nora Orlandi e del suo celebre coro, i 4+4 di Nora Orlandi.

 

Quando venne a Stracult una decina d’anni fa, carichissima, ci spiegò quanto il fatto di essere una donna in mezzo a tanti compositori uomini, da Ennio Morricone a Armando Trovajoli, da Stelvio Cipriani a Alessandro Alessandroni, la avesse altamente penalizzata, costretta a stare dietro le quinte più del dovuto. “Con i miei cinque diplomi al Conservatorio, tutti con voti altissimi, ero molto ingombrante, mettevo paura ai signori uomini”.

 

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Ma tanti brani degli anni ’60 sono stati portati al successo grazie alla sua voce, come “Metti una sera a cena” di Ennio Morricone, “Samoa Tamoure", l’incredibile brano composto da Armando Trovajoli per “I mostri” di Dino Risi, o a quella del suo coro, come “...continuavano a chiamarlo Trinità” dei De Angelis.

 

Sentitela cantare da virtuosa il “Moto perpetuo” di Paganini, vero pezzo di bravura. Per non pensare alla massa incredibile di lavoro che ha svolto per Gianni Morandi, Domenico Modugno, Lucio Dalla, Patty Pravo, Lucio Battisti, Ornella Vanoni, e perfino per “Viva la Rai” di Renato Zero.

 

Nata a Voghera nel 1933 da madre cantante, Fanny Campos, si trasferisce presto a Genova con la famiglia e si diploma al Conservatorio Paganini in ben cinque specialità. Grazie a questo ottiene un provino alla Rai con Pippo Barzizza e viene assunta nel 1951, a 18 anni, come violinista dell’orchestra della Rai.

 

nora orlandi e i 4+4

Pronta a suonare nelle orchestre dirette da Lelio Luttazzi e Bruno Canfora. Nel 1952 fonda il suo primo coro, “I 2+2”, dove assieme a lei cantano Rosetta Fucci, Marcello Fabrizi e Massimo Cini. Poi la Fucci viene sostituita da Paola Orlandi, sorella minore di Nora.

 

Poi lascia anche Marcello Fabrizi, che preferisce la professione di dentista, e arrivano Giovanni Borgese, lo strepitoso Alessandro Alessandroni, cantante e chitarrista, ma soprattutto l’uomo del fischio di tanti spaghetti western, e Enzo Gioieni, sassofonista e clarinettista.

 

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Come attrice e come compositrice, Nora fa il suo esordio in uno strano film del 1954 di Oreste Palella, “Non voglio morire”, una sorta di thriller su una imbarcazione maledetta. Mentre col gruppo, ancora “I 2+2 di Nora Orlandi”, oltre a apparire come coristi nella trasmissione Rai “Ottovolante” nel 1955, dovrebbe apparire in “Ci sposeremo a Capri” di Siro Marcellini nel 1956.

 

Sono presenza fissa nel 1957 del programma “La regina ed io” con Nilla Pizzi e Franca Valeri e dal 1958 diventano coristi ufficiali del Festival di Sanremo. Quando il gruppo si scioglie per una serie di conflitti interni e defezioni, fonda “I 4+4 di Nora Orlandi”. Nello stesso periodo Alessandroni, fonda invece “I cantori moderni di Alessandroni”.

 

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Saranno questi due cori a spartirsi la gran massa di dischi e di esibizioni musicali dei cantanti di successo italiani. Diventano così presenza fissa a Sanremo, a Un disco per l'estate, Canzonissima, Festival di Napoli, Gran varietà. Tra gli otto del gruppo troviamo Lorenzo Spadoni, Nadia Ventura, Marco Ferradini, Santino Rocchetti, Lalla Francia, Silvia Annicchiarico, Giusy Greco.

 

Il coro lo troveremo tra Betty Curtis, Gianni Morandi, Nini Rosso, Edoardo Vianello nel musicarello “008 operazione ritmo” diretto da Tullio Piacentini nel 1965.

 

Nel cinema, Nora Orlandi collabora a qualcosa come 80 – 100 film, disse a Stracult, anche se quelli che firma come compositrice sono poco più di una ventina, quasi tutti di genere, eurospy, western, thriller e quasi tutti compresi tra il 1966 e il 1973.

 

Al di là del valore dei singoli film, è lì che Nora riesce a essere più libera, a sperimentare un sound diverso, e a inserire il suo coro in maniera totalmente originale, anche se non è facile staccare il lavoro fatto come compositrice da quello come direttrice del coro.

 

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Tra le sue composizione più note troviamo “Johnny Yuma” di Romolo Guerrieri, “Clint il solitario” di Alfonso Balcazar, che era quello che lei amava di più, “10.000 dollari per un massacro”, “La morte non conta i dollari” di Riccardo Freda. Sono fondamentali per il cinema di genere italiano le musiche di “Il dolce corpo di Deborah”, il primo thriller erotico, diretto da Guerrieri, “A doppia faccia” di Freda, che firma col nome di Joan Christian, e dove canta come Silve St Laurent, e soprattutto “Lo strano vizio della signora Wardh” di Sergio Martino. Come sanno bene i fan del cinema di genere proprio questo titolo viene omaggiato da Quentin Tarantino in “Kill Bill”, che inserisce il brano “Dies Irae” nella scena del massacro nella chiesa il giorno del matrimonio della Sposa.

 

Solo questo omaggio rese Nora Orlandi popolare in tutto il mondo. E’ strano che dopo i primi anni ’70 non sia stata più chiamata a comporre nessuna musica da film.

 

Va detto che è altrettanto vasta la sua partecipazione alle colonne sonore cinematografiche nella direzione dei cori e, soprattutto, come solista.

 

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La troviamo cantare il brano “Riffa cha cha” nell’episodio di De Sica in “Boccaccio 70”, fare la voce solista per Piero Piccioni in “Mani in alto”, poliziesco del 1961.

 

E dirigere il coro in film come “Il prezzo del potere” di Tonino Valeri, “Per grazia ricevuta” di Nino Manfredi, “Le caldi notti di Poppea” di Guido Malatesta, “La vacanza” di Tinto Brass, "Blind Man” di Ferdinando Baldi, fino all’edizione televisiva di “Orlando furioso” di Luca Ronconi. Come cantante solista, ha dichiarato a Stracult, l’ha fatto solo per soldi. Eppure il suo apporto è fondamentale al sound della musica italiana del periodo.

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