DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Marco Giusti per Dagospia
Rest in Power detective Shaft. Riascoltiamo subito la celebre canzone di Isaac Hayes dei titoli di testa di “Shaft” che segnò davvero un’epoca. Perché se ne è andato Richard Roundtree, 81 anni, grande star del cinema nero violento anni ’70 che interpretò il mitico John Shaft in ben tre film nei primi anni’70, due diretti da un genio dell’immagine come Gordon Parks e il terzo dall’inglese bianco John Guillermin. Baffoni, basettone, capelli afro, giacca di pelle, Shaft fu il primo eroe nero della Blaxploitation. E molto doveva anche alla musica di Isaac Hayes, che vinse l’Oscar nel 1971, ma litigò con Gordon Parks al punto che nel secondo film la musica la suona e la compone lo stesso Parks.
Ne dà notizia anche Samuel L. Jackson, che riprese il personaggio qualche anno fa. “La scomparsa di Richard Roundtree è un colpo davvero duro. Mi è piaciuto stare con lui, imparare lavorare, ridere e sentirmi fortunato ad avere un idolo all’altezza di chi mi aspettavo che fosse!!! Grazie per averci fatti sentire veramente bene con noi stessi. Riposa nel potere!!!” . Per tanti ragazzini neri, Roundtree e il suo Shaft furono in assoluto i primi eroi che videro al cinema a cui ispirarsi per diventare grandi. Nato a Rochester, N.Y, nel 1942, Richard Roundtree, studiò alla Southern Illinois University, e dopo aver tentato una breve carriera di modello per il giornale Ebony, si unì come attore alla Negro Ensemble Company di New York alla fine degli anni ’60, dove si mise in luce interpretando il pugile Jack Johnson in “The Great White Hope”.
A 28 anni divenne una star interpretando da protagonista “Shaft” nel 1971, un film scritto d Ernest Tidyman e diretto da Gordon Parks che, costando solo mezzo milione di dollari, guadagnò ben 12 milioni di dollari e salvò la Metro Goldwyn Mayer dalla bancarotta. Ma il film, spiega bene oggi “Variety”, dimostrò allora anche quanto Hollywood sbagliasse nel non considerare il pubblico nero una vera e propria risorsa e non avesse mai cercato prima di arrivarci. “Shaft” non era il solito film sui rapporti fra bianchi e neri, era un vero e proprio film nero, con attori e regista nero, per un pubblico nero, dove non c’era bisogno di spiegare nulla. Shaft era l’eroe. Punto e basta. E il pubblico impazzì.
In una intervista del 2019 Roundtree spiegò che non gradiva l’idea della exploitation attaccata al genere Black. “Io ho avuto il privilegio di lavorare con il gentleman più di classe che abbia mai conosciuto nel mondo del cinema, Gordon Parks. Così quella parola, exploitation, la ritengo un po’ offensive attaccata a lui. L’ho sempre vista negative. Explotation- sfruttamento. Chi stiamo sfruttando? Quei film hanno dato lavora a tanta gente, che allora è entrata nel business, anche gente che oggi lavora come produttori e registi”. Shaft ebbe due sequel, “Shaft colpisce ancora”, ancora diretto da Parks e “Shaft in Africa”, diretto da John Guillermin, che doveva farne uno 007. Nel 1973 la CBS dette vita a una serie tv di “Shaft” con Roundtree protagonista, ma non funzionò benissimo. Ma intanto tutto il filone era partito.
Lo stesso Roundtree è protagonista di “Shannon senza pietà”, diretto dall’inglese Gordon Hessler con Chuck Connors, Marie-José Nat, Max Von Sydow, poi del curioso western inglese girato in Almeria “Charley-One-Eye” di Don Chaffey. E lo troviamo a fianco di Peter O’Toole in una strampalata versione di Robinson CFrusoe, cioè “Man Friday” diretto da Jack Gold a fianco di Peter O’Toole. Perché se ne volesse fare una star del cinema europeo non è ben chiaro. Ma il progetto non funzionò del tutto.
Diventato una star Roundtree fece film costosi da coprotagonista come “Terremoto” di Mark Robson, ma anche “Un colpo da un miliardo di dollari” del prolifico Mehahem Golan con Robert Shaw, “Amici e nemici” di George Pan Cosmatos con Roger Moore, “Il gioco degli avvoltoi” di James Fargo con Richard Harris diventando la star nera alla Jim Brown da inserire in film di cassetta.
Pur mantenendo sempre il proprio status, girerà in tutto qualcosa come 160 film in 50 anni di carriera, si perde un po’ con la fine del Blaxploitation e diventa protagonista di piccoli horror come “Q — The Winged Serpent” di Larry Cohen, o una guest da aggiungere al trio di protagonisti di “Trio mortale” di Fred Williamson, cioè a Jim Brown, Jim Kelly e allo stesso Williamson. Fa tanta tv, naturalmente, da “Roots” a “Magnum P.I.”, “The Love Boat.” Roundtree non tornò mai ai livelli di popolarità e successo di “Shaft”, ma lavorò attivamente nel cinema, reinventandosi come buon caratterista, lo troviamo in“Se7en”, “Brick”, “Speed Racer.”
Anche nella recente commedia “Moving On,” con Lily Tomlin e Jane Fonda, uscito solo un anno fa. Come Shaft tornò nel 2019 nel nuovo “Shaft” diretto da John Singleton, dove il nipote del detective era interpretato da Samuel L. Jackson. Si sposò due volte, con Mary Jane Grant (1963 – 1973) e con Karen M. Cierna (1980 – 1998). E ebbe ben quattro figlie femmine, Nicole, Tayler, Morgan e Kelli Roundtree e un maschio, James.
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