Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
ALI KHAMENEI AI FUNERALI DI ISMAIL HANIYEH
«A Teheran come a Beirut Sud, un agente del Mossad ha sempre sei gradi di separazione dalla sua fonte. Chi ha le informazioni deve ignorare di stare facendo un favore a Israele: spesso non lo viene mai a sapere. È l’unico modo per riuscire a lavorare in quelle realtà impermeabili».
Il veterano dell’intelligence europea parla della capacità dimostrata dai colleghi israeliani nel penetrare i santuari più inaccessibili e ottenere i dati per compiere raid come quello che ha ucciso Ismail Haniyeh: «Seguono la stessa procedura pure nelle infiltrazioni, mandando in missione persone veramente insospettabili: riteniamo che la gran parte dei loro 007 sul campo in Iran o in Libano siano nati in nazioni diverse, talvolta in altri continenti, senza rapporti con le comunità ebraiche».
ismail haniyeh con ali khamenei
Indubbiamente, l’era dei satelliti e delle comunicazioni web ha agevolato il compito di chi gestisce le attività sotto copertura nella Repubblica islamica o nei territori dominati da Hezbollah: dagli smartphone alle tv digitali, anche nella quotidianità dei leader più ricercati ci sono strumenti che lasciano tracce, e resta celebre la trappola contro Yahya Ayyash, l’artificiere di Hamas assassinato da un ordigno inserito nel suo telefonino.
[…] Ma l’elettronica ha un ruolo secondario: resta decisiva la Humint, crasi per Human Intellingence, ossia l’abilità degli agenti in carne e ossa. I loro metodi non sono cambiati e fanno riferimento agli archetipi del mestiere di spia: il ricatto, la corruzione, l’inserimento nelle lotte di potere.
Mohsen Fakhrizadeh
[…] Quel che è certa è la metamorfosi del Mossad, che dopo due fallimenti clamorosi nel portare a termine omicidi mirati ad Amman e negli Emirati ha rivoluzionato le procedure per ricostruire la leggenda di invincibilità nata dopo Monaco 1972 con la caccia ai responsabili dell’assalto ai Giochi Olimpici. La scacchiera in cui dimostrare questa ritrovata letalità è stata proprio l’Iran, l’unica potenza che minaccia la sopravvivenza dello Stato ebraico.
LE RICERCHE DEI DISPERSI DOPO IL RIBALTAMENTO DELLA BARCA SUL LAGO MAGGIORE
Nell’ultimo decennio i colpi messi a segno nella terra degli ayatollah sono stati numerosi e sorprendenti. C’è stata l’operazione […] che nel 2018 ha permesso di scardinare le cassaforti con tutti i segreti del programma nucleare: la preparazione è durata due anni mentre per entrare nel caveau alla periferia di Teheran ci sono volute 6 ore e 29 minuti. Ovviamente, c’è stato un basista: un informatore in grado di indicare quali dei trentadue forzieri contenevano i documenti più scottanti e agire a colpo sicuro.
Poi nel 2020 l’esecuzione del fisico Mohsen Fakhrizadeh, il padre dei progetti per costruire la bomba atomica iraniana: la sua vettura corazzata è stata crivellata da una mitragliera telecomandata.
Gli artefici di queste incursioni non hanno nome. Un volume scritto da Michael Bar-Zohar e Nissim Mishal sostiene però che spesso siano donne, sottovalutate dalla misoginia del regime. Sarebbe stata femminile la mano che ha piazzato una bomba sull’auto di un altro scienziato atomico, Majid Shahriari, fatto saltare in aria nel 2010.
uccisione dello scienziato
[…] D’altronde l’ex capo del Mossad Tamir Pardo ha sempre sostenuto che le 007 hanno un “vantaggio di genere” che deriva dalla capacità multitasking molto più sviluppata. Un mito che ha ispirato la fortunata serie tv “Teheran”, dedicata proprio alle gesta di un’infiltrata. Si vocifera di altri agenti reclutati tra i giovani della diaspora iraniana o tra sciiti afghani, siriani, pakistani e delle ex repubbliche sovietiche d’Asia. Un solo nome è trapelato: l’israeliano Erez Shimony, considerato il regista delle operazioni più temerarie e morto nel maggio 2022 nel naufragio di un barcone sul lago Maggiore, dopo una misteriosa attività condotta con i colleghi italiani.
LE RICERCHE DEI DISPERSI DOPO IL RIBALTAMENTO DELLA BARCA SUL LAGO MAGGIORE
Dalla primavera 2021 questa legione nell’ombra ha osato l’incredibile: non solo uccidere in Iran alti ufficiali dei Guardiani della Rivoluzione, come il colonnello Hassan Seyed Khodaee, ma persino rapirli e torturarli fino a ottenere rivelazioni top secret. Mansour Rasouly, ad esempio, è stato registrato mentre descriveva i preparativi per attentati in Turchia, Germania e Francia. Poi sarebbe stato sequestrato Yadollah Khedmati, che ha parlato dei trasferimenti di missili in Siria, Libano e Yemen. Dopo queste imprese, nulla è apparso impossibile per il Mossad.
Una campagna che ha obbligato alle dimissioni Hossein Taeb, il potente capo dell’intelligence dei pasdaran, ultima scossa di un terremoto negli apparati di sicurezza della Repubblica islamica, scatenando un clima di sospetto.
ali khamenei vota alle elezioni
«Tutti i nostri dirigenti sono alla portata del Mossad anche in patria», ha dichiarato l’ex ministro dell’intelligence Ali Younesi: «Il loro livello di infiltrazione è terrificante». Ali Nasr, responsabile della protezione delle massime autorità, è stato sostituito e dal 2015 diverse figure chiave dei Guardiani della Rivoluzione sono state arrestate. La lista comprende decine di nomi, spesso mandati al patibolo per “collaborazionismo con i sionisti”, ma in realtà vittime degli scontri tra fazioni interne alla teocrazia. Un effetto collaterale molto gradito al Mossad, perché ha contribuito ad amplificare la sua leggenda nera.