LE PROTESTE A LONDRA E LA SCRITTA SUL MONUMENTO DI WINSTON CHURCHILL
Giulia Zonca per “la Stampa”
proteste davanti alla statua di robert e lee a richmond, virginia
Il cavallo di Robert E. Lee ha sempre guardato a terra, sussulto storico dell'artista che più di un secolo fa ha immortalato il generale sudista, schiavista e destinato a sparire. Il monumento ha pochi giorni di vita. Povero Lee, colpevole di fama abusiva e povero anche il cavallo che si vergogna del suo padrone fin dall'inizio e tiene gli occhi bassi. Il sindaco di Richmond, Virginia, ha strappato gli alibi: «Lo tiriamo giù».
statua del generale williams carter wickham buttata giu' a richmond, virginia memoriale di churchill imbrattato
Come un dittatore disarcionato dalla storia, solo che ci sono centinaia di Lee sparsi per gli Stati Uniti e sono tutti il centro di un fastidio ormai impossibile da gestire. Profili di gente che ha guidato truppe in nome di valori al contrario quando gli stati del Sud hanno combattuto contro il governo del Nord nel 1860. Figure controverse immortalate apposta per dividere nei secoli dei secoli. Nomi come Thomas Jackson detto Muro di pietra, decorato per aver resistito con valore al progresso o Williams Carter Wickham, uno degli ultimi a smantellare la brigata, uno dei primi a cadere in questi giorni agitati.
statua di robert e lee a richmond, virginia ralph northam
Vite che non si devono cancellare e non si possono onorare, l'incrocio preciso di un Paese che non fa mai i conti con il razzismo in mezzo a cui è cresciuto. Negli Usa piovono statue, non sono despoti crollati, ma militari di una legione scomparsa. Condottieri sudisti, patrioti con troppi scheletri negli armadi celebrati da stati che avrebbero dovuto dimenticarli e invece li hanno esaltati. Per decenni. Bandiere razziste e bersagli della protesta, di ogni maledetta protesta arrivata dopo un sopruso. A ciascun nero pestato da una giustizia strabica o ucciso dalla fretta di decidere in base al colpo d'occhio, corrisponde un memoriale unionista imbrattato, insultato, preso a pietrate.
proteste black lives matter nel regno unito 5
proteste davanti alla statua di robert e lee a richmond, virginia 1
E dopo le manifestazioni sempre voti in comune e commissioni per stabilire il senso dell'omaggio, la necessità di andare avanti, di essere migliori, anche solo decenti. Però di solito invece di rimuovere le statue si sotterra il senso di colpa. Risse, liti, dibattiti usurati dal tempo. Quasi tutti i bronzi presi di mira dopo l'assassinio di George Floyd hanno già la data di scadenza, ma ora vengono buttati via in fretta. Puzzano. Giù il capitano Charles Linn, faccia a terra a Birmingham, Alabama dopo un'ardita rimozione. Le istruzioni, via twitter, le ha date l'egittologa Parcak.
un gruppo di persone ripulisce il memoriale di churchill imbrattato
Passo per passo, con tanto di schemino che spiega come disarcionare un obelisco: lunghezza della corda e formula per le forze contrapposte. La polizia ha interrotto l'effetto domino e spostato con la ruspa il secondo monumento a rischio, stessa città, altro soggetto ambiguo, un ricordo di battaglie su cui ancora si discute per stabilire il vincitore. Chiacchiere chiuse con un tonfo, la stele è scesa dal piedistallo ed è stata portata via coperta da un lenzuolo. Il fantasma dell'America passata. Spostato in un magazzino anche l'enorme Frank Rizzo di Philadelphia e qui non c'era neppure il peso della memoria a offrire un motivo della sua presenza in piazza. N
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on è eredità della secessione, ma il prototipo dell'autorità che tiene buona la comunità bianca identificando quella nera come pericolo. Rizzo era un sindaco di fine Anni Sessanta e un poliziotto omofobo, un concentrato di limiti trasformati in 1300 chili di arbitrarietà esposte all'aria nel 1998, ieri. Ha tolto il disturbo e altri seguiranno perché come ha detto il sindaco di Richmond: «Non possiamo più farci giudicare. Qualcuno dirà che stiamo rinnegando la nostra storia, rispondo che la storia va vista con gli occhi del presente». Il reverendo Robert W. Lee IV, bisnipote del generale, ha dato la benedizione al trasloco dell'antico parente: «Se non ora quando?». L'urgenza è dettata dalla paura di vedere persone con i pugni alzati contro altre con i fucili alzati.
sparatoria a seattle durante la manifestazione di black lives matter 2
È successo: a Salisbury, North Carolina, una dozzina di Black Lives Matters ha urlato in faccia a un gruppo di pro confederati. Quelle statue sono ancora in circolazione perché la guerra civile non è mai finita. Lo schiavismo ha ancora i suoi monumenti, 700 negli stati del Sud e fino a cinque anni fa, fino a che uno spacciatore della razza bianca ha ammazzato nove persone di colore in una chiesa, la bandiera confederata veniva sventolata come orgogliosa prova di uno spirito ribelle. Una virtù da tramandare. Le statue pesano. Ne sono venute giù una ventina, le altre 680 stanno al loro posto, ancorate a un pregiudizio di 150 anni fa che ancora viene alimentato e senza nemmeno un cavallo che guardi dalla parte opposta.
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