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    NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA – LE BANCHE HANNO INIZIATO A NEGARE L’APERTURA DEL CONTO CORRENTE AI “COMPRO ORO”, CONSIDERATI A FORTE RISCHIO RICICLAGGIO – LA CATEGORIA ACCUSA: “STANCA DI ESSERE ACCOSTATA ALLA CRIMINALITÀ”, GLI ISTITUTI REPLICANO: “CHI RISPETTA LE REGOLE NON HA PROBLEMI” - È  UN MOMENTO MOLTO DELICATO: CON LA PANDEMIA IL GIRO D’AFFARI AUMENTA E LE QUOTAZIONI SONO AI MASSIMI”


     
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    Jacopo Orsini per “il Messaggero”

     

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    I compro oro contro le banche: sempre più spesso negano l'apertura del conto corrente indispensabile per operare o chiudono quelli già attivi senza fornire spiegazioni. A sostenerlo è Nunzio Ragno, presidente di Antico (Associazione nazionale tutela il comparto oro) l'organizzazione che rappresenta le aziende del settore.

     

    La denuncia è arrivata in commissione Finanze al Senato: secondo Ragno nell'ultimo anno c'è stato un forte e generalizzato aumento delle chiusure dei conti dedicati, quelli che permettono ai commercianti di esercitare in modo non abusivo. L'attività dei compro oro è considerata infatti a forte rischio riciclaggio.

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    Ma le banche negano decisamente che ci sia una volontà discriminatoria. Anche se, si fa notare, i rischi nel settore sono alti e i controlli dunque rafforzati.

     

    IL GIRO D'AFFARI

    L'accusa giunge in un momento in cui le quotazioni dell'oro sono sui massimi degli ultimi dieci anni intorno a 1.800 dollari l'oncia. I timori di una nuova ondata di coronavirus, e quindi di un nuovo lockdown, spingono infatti gli investitori a puntare su quello che è da sempre considerato un bene rifugio.

     

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    L'attività dei compro oro, che in Italia negli ultimi anni ha registrato un calo del giro d'affari nell'ordine del 30-40%, secondo Ragno, dopo la chiusura dovuta al coronavirus, segna una crescita del 10-15% rispetto ai livelli precedenti allo scoppio della pandemia. L'atteggiamento delle banche, insiste però l'associazione degli operatori, mette ora a rischio molte imprese.

     

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    E la categoria - in Italia le aziende attive nel settore sono circa 3.700 ma i punti vendita dei compro oro oltre 6 mila - si dice «ormai stanca di essere accostata incondizionatamente alla criminalità». «Attività che comportano profitto attraggono l'attenzione della criminalità - ammette Ragno - e in passato ci sono stati casi di malaffare, truffe e riciclaggio». Ma si tratta di «pregiudizi legati a fatti di cronaca», aggiunge.

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    «Ci sono tantissimi operatori che lavorano nella legalità». Per la Banca d'Italia però non sono solo pregiudizi, anzi: quella dei compro oro è considerata una attività da monitorare con attenzione. Nelle disposizioni per il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, varate nel luglio dell'anno scorso, si citano infatti fra i «fattori di rischio elevato» le attività economiche caratterizzate da grande utilizzo di contante.

     

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    E fra le «tipologie particolarmente esposte ai rischi di riciclaggio» il settore dei compro oro insieme alle attività di cambio valuta, del gioco o delle scommesse. Proprio in coincidenza con l'arrivo di queste disposizioni, dice ancora Ragno, le banche hanno cominciato a essere più rigide.

     

    «Prima del 2019 - sottolinea - i casi di chiusura o di diniego all'apertura di un conto si attestavano in un range fisiologico e riguardavano gravi inadempienze». Accuse rigettate dagli istituti: «L'attività è associata a un alto rischio di riciclaggio e le verifiche sono rafforzate ma chi rispetta le regole non ha alcun problema».

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