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    NON FARE L’INDIANO – A LATINA RISCHIA DI DEFLAGRARE LA VARIANTE INDIANA DOPO IL RIENTRO DALL’INDIA DI 300 LAVORATORI DEI CAMPI NON ANCORA INDIVIDUATI: IL RISCHIO È CHE IN MOLTI NON RISPETTINO LA QUARANTENA E NON SI SOTTOPONGANO ALLO SCREENING DI MASSA PER EVITARE DI PERDERE LA GIÀ ESIGUA PAGA – NELLA PROVINCIA LAVORANO NEI CAMPI 20MILA INDIANI REGOLARI E ALTRI 10MILA CLANDESTINI, MA NELLA PICCOLA DELHI ASSICURANO: "FACCIAMO PREVENZIONE SUI SOCIAL…"


     
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    Grazia Longo per "la Stampa"

     

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    Alle 5 e mezzo del pomeriggio, sulle strade che costeggiano le sterminate coltivazioni agricole di Borgo Hermada, frazione di Terracina, in provincia di Latina, è tutto un via vai di indiani in bicicletta che rientrano a casa dopo una dura giornata di lavoro nei campi.

    Siamo a Sud dell' Agro Pontino che fornisce alla vicina Roma, e non solo, frutta e verdura di grande qualità. La produzione agricola rappresenta il 40% del Pil del territorio e, in tutta la provincia, coinvolge 20 mila braccianti indiani regolari e circa altri 10 mila clandestini. Inevitabile, quindi, che sia scoppiato proprio in quest' area l' allarme sulla variante indiana del coronavirus.

     

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    Tanto più che al momento mancano all' appello i 300 lavoratori rientrati dall' India due settimane fa, prima delle restrizioni imposte dall' ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza dello scorso 25 aprile. Senza contare, poi, il timore che molti braccianti preferiscano non osservare la quarantena per non perdere la già esigua paga.

     

    Al momento, per fortuna, non è stato riscontrato alcun caso di variante indiana, ma la paura è tanta. Sia tra gli indiani, per la maggior parte di religione sikh, sia tra gli italiani.

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    Non a caso c' è stata una mobilitazione tempestiva da parte delle autorità italiane, sanitarie e istituzionali, in collaborazione con i cinque capi religiosi indiani.

     

    Il direttore generale dell' Asl di Latina, Silvia Cavalli, assicura: «Insieme alla prefettura stiamo mettendo in atto una campagna di screening ad ampio raggio per monitorare la situazione: il nostro personale si reca direttamente nelle aziende agricole per effettuare i tamponi. Un' iniziativa che si aggiunge a quanto facevamo già nelle scuole, tre giorni a settimana e, a campione, negli appositi drive in. Ora ci attestiamo tra 900 e 1.300 tamponi al giorno, insistendo nelle aziende agricole per prevenire eventuali contagi dalla variante indiana. Ma ci tengo a dire che attualmente la percentuale dei pazienti Covid tra gli indiani è inferiore al 10% del totale di Terracina, dov' è presente la gran parte della comunità asiatica». Vengono, inoltre, distribuiti quotidianamente mascherine, gel igienizzanti e volantini in lingua punjabi.

     

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    Intenzionato a non creare allarmismi, seppur convinto dell' importanza delle misure di prevenzione, è Gurmukh Singh, da 30 anni nel nostro Paese, presidente della comunità indiana del Lazio. All' interno del suo supermercato, sui cui scaffali convivono i succhi di frutta Alì Babà e gli Ovetti Kinder, insiste nel ripetere che «qui non c' è la variante indiana, e stiamo molto molto attenti a usare tutte le precauzioni necessarie. Abbiamo messo in atto un tam- tam con i social media, da Facebook a Whatsapp, per avvertire tutti che se si arriva dall' India bisogna fare, oltre al tampone, la quarantena di quindici giorni. E mi creda, siamo molto scrupolosi». Voi avete notizia dei 300 arrivati due settimane fa? «Stiamo cercando di capire chi sono, per questo abbiamo intensificato il tam tam. Se abbiamo notizie informiamo la polizia o l' Asl».

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    E Kuljit Singh, bracciante in un campo agricolo, aggiunge: «Sono arrivato in Italia che avevo 27 anni, ora ne ho 47 e lavoro senza sosta per mantenere mia moglie e i miei due figli. Io non ho ancora fatto il tampone, ma stiamo attenti alla pulizia».

    Preoccupato per il sovraffollamento nelle abitazioni e la disattenzione iniziale nelle aziende agricole è Dario De Arcangelis, della segreteria Cgil di Latina: «Teniamo alta l' attenzione e collaboriamo con le Asl e la prefettura: un mese fa si erano registrati alcuni focolai all' interno della comunità indiana a Borgo Hermada, Fondi e Terracina, ma ancora non si parlava di variante. I braccianti indiani rappresentano una forza lavoro determinante, soprattutto tra Terracina, Sabaudia e San Felice Circeo».

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    A «bloccare gli arrivi dall' India» pensa invece l' assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D' Amato: «Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono arrivati due voli all' aeroporto di Fiumicino e altri sono previsti nei prossimi giorni. Le nostre squadre Uscar sono già allertate e pronte ad eseguire i tamponi a tappeto presso lo scalo come avvenne con i voli provenienti dal Bangladesh, ma solo i tamponi non sono sufficienti. È necessario che vengano fatte delle quarantene controllate, possibilmente in aree come le caserme. Il Servizio sanitario regionale non può farsi carico di gestire migliaia di arrivi».

    Ma Gurmukh Singh è ottimista: «Ho parlato con gli altri quattro capi religiosi - dice - La situazione è sotto controllo».

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