Alessia Rastelli per il “Corriere della Sera”
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«Ringrazio moltissimo chi ha promosso la petizione e tutti quelli che l'hanno firmata. Li ringrazio per la loro stima, che li porta a pensare a me per un compito simile, ma non sono disponibile». Interpellata dal Corriere della Sera, la senatrice a vita Liliana Segre spiega la sua posizione rispetto alla campagna lanciata da Antonio Padellaro su Il Fatto Quotidiano , nella quale la si propone come presidente della Repubblica. Sono migliaia i firmatari da quando, lunedì alle 11, la raccolta è stata aperta online.
Padellaro e Travaglio
Tra i primi sostenitori, Marco Travaglio, Peter Gomez, Furio Colombo. Ma oggi la senatrice renderà ufficialmente nota la volontà di declinare. «Non ho la competenza - chiarisce - e non l'avrei avuta nemmeno trent' anni fa. Nella mia vita ho avuto l'onore di incontrare capi dello Stato come Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, che mi ha nominata.
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Proprio davanti a figure come le loro, è quanto mai evidente quale percorso, quali competenze servano per un ruolo così importante. Non avrei mai pensato di diventare senatrice a vita, figuriamoci se abbia mai pensato alla presidenza della Repubblica». E poi, aggiunge, «ho 91 anni».
L'impegno strenuo che mette nella posizione che ricopre e il suo fortissimo spirito civile rendono sempre Liliana Segre partecipe attiva della vita pubblica. Ma già un anno fa aveva deciso di interrompere la sua trentennale testimonianza sulla Shoah proprio per il dolore e la fatica diventati insostenibili. Lo aveva fatto pronunciando un ultimo e toccante discorso nella Cittadella della Pace di Rondine, nell'aretino, in cui aveva passato idealmente il testimone ai ragazzi. Sono proprio la sua storia e quell'impegno in centinaia di scuole, davanti a migliaia di studenti, «donna libera e di pace» nonostante l'esperienza dell'orrore, che l'hanno portata dal 19 gennaio 2018 a sedere tra i senatori a vita.
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Ed è anche questo uno dei motivi per cui non accetterà mai di diventare un candidato di bandiera, preferendo restare sempre fuori da ogni contesa politica. Tanto più che neppure la sua storia è bastata finora a risparmiarle gli attacchi d'odio di cui è periodicamente vittima. L'ultimo, a Bologna, lo scorso 15 ottobre.
MARCO TRAVAGLIO
Mentre già dal 7 novembre 2019 vive sotto scorta per le minacce ricevute. «Rimango sempre sbalordita che ci sia qualcuno che ancora oggi mi augura la morte. Avendo io 91 anni, penso che abbiano poca pazienza...», ha detto proprio l'altro ieri la senatrice con il coraggio di una battuta. L'occasione: la cerimonia per la cittadinanza onoraria di Reggio Emilia. Di solito, agli attacchi a livello personale risponde con il silenzio. Mentre la risposta pubblica, ha ricordato al Corriere proprio in merito ai fatti di Bologna, è la sua Commissione contro l'istigazione all'odio, promossa e presieduta «come ultimo atto della mia lunga vita».
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