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    NON MI PRENDETE IN CASTAGNA - ''LE IENE SBAGLIANO, I COLPEVOLI SONO OLINDO E ROSA''. PARLA PIETRO CASTAGNA, FRATELLO DI RAFFAELLA, UCCISA NELLA STRAGE DI ERBA INSIEME AL FIGLIO YOUSSEF, ALLA MADRE E ALLA VICINA DI CASA. ''IN DUE ORE NON SI PUÒ RIASSUMERE TRE GRADI DI GIUDIZIO. CON MIO PADRE C'ERANO INCONGRUENZE SUGLI ORARI. MA CHE SIGNIFICA? GLI INQUIRENTI, DA SUBITO, HANNO PARLATO CHIARO''. VERAMENTE GLI INQUIRENTI ACCUSARONO AZOUZ, CHE ERA IN TUNISIA... (TUTTI I VIDEO DE 'LE IENE')


     
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    LA PUNTATA INTEGRALE DELLO SPECIALE DELLE ''IENE'' SUL CASO ERBA

    PRIMA PARTE

    https://www.iene.mediaset.it/2019/news/strage-erba-olindo-rosa-innocenti-ergastolo-speciale-iene_292098.shtml

     

     

    PIETRO CASTAGNA "LE IENE SBAGLIANO SONO STATI ROSA E OLINDO SU ERBA È L' UNICA VERITÀ"

    Paolo Berizzi per “la Repubblica

     

     

    Pietro Castagna, ha visto lo speciale delle Iene?

    franca leosini e i fratelli castagna franca leosini e i fratelli castagna

    «Sì, certo. Con mio fratello Beppe abbiamo visto tutto. Anche con il nostro avvocato».

     

    Che cosa ne pensa?

    «Viviamo in un momento in cui uno vale uno. Questa cosa, diciamo questa ricostruzione televisiva, fa credere a chi l' ha fatta che sia possibile riassumere in due ore un processo durato anni e tre gradi di giudizio, con 26 giudici. E metterlo in discussione».

     

    Il processo si è concluso con la condanna all' ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Ma l' inchiesta delle Iene solleva molti dubbi e sembra scagionare i due autori della strage di Erba.

    «Quindi le Iene riescono in due ore a fare quello che al collegio difensivo dei due condannati non è riuscito in un processo lunghissimo? Su, non scherziamo per favore. Il dolore che abbiamo provato in questi anni mio fratello ed io - e ovviamente mio padre prima di andarsene - mi fa dire che già parlare di questa vicenda è assurdo. Quasi surreale. Ma facciamolo».

    i fratelli castagna a storie maledette i fratelli castagna a storie maledette

     

    Pietro Castagna, 48 anni. L' 11 dicembre 2006 ha perso la madre Paola Galli, la sorella Raffaella e il nipotino Youssef, uccisi con la vicina di casa Valeria Cherubini.

    Dopo la scomparsa del padre, Carlo Castagna, morto a maggio 2018, è lui che porta avanti l' azienda di famiglia a Erba insieme al fratello Beppe. Pietro Castagna accetta di parlare con Repubblica prima di incontrare il suo avvocato Massimo Campa.

     

    Il programma televisivo propone una verità alternativa: ripercorre la vicenda e l' indagine giudiziaria. Le prove contro Olindo e Rosa - stando a quando andato in onda - traballerebbero. Sono stati risentiti testimoni, tirati fuori presunti elementi trascurati e cose che non tornano.

    i fratelli castagna a storie maledette i fratelli castagna a storie maledette

    «L' ho detto e l' ho ripeto: sono convinto della colpevolezza dei due condannati. Non esistono assassini in libertà. Eppure periodicamente c' è qualcuno che prova a agitare acque con nuove tesi suggestive. Ancora oggi, dodici anni dopo. Abbiamo diffidato quattro volte le Iene: la prima a novembre, l' ultima due giorni fa. Loro insistono. Ripetono che non vogliono puntare il dito contro nessuno. Poi però...».

     

    Poi?

    «Tornano per esempio sui dubbi di Azouz Marzouk. Che per tre gradi di giudizio è stato colpevolista ed era solidale con noi. Poi quando ha capito che non gli avremmo dato un soldo ha cambiato versione. L' ha ripetuto anche prima di Natale in un' intervista a Radio Padania. Verrà querelato».

     

    Oltre ai rapporti tesi tra Marzouk e il resto della famiglia Castagna, e le rivalità dello stesso Azouz con altri spacciatori, viene sentito un "supertestimone" in Tunisia: Chemcoum Ben Brahim, spacciatore e amico di Azouz. Ai carabinieri racconta di avere visto, la sera della strage, a pochi metri dalla casa del massacro, diverse persone che parlavano animatamente in arabo. E anche uno dei fratelli Castagna, che al 90% - dice - era lei.

    raffaella castagna con il figlio youssef marzouk raffaella castagna con il figlio youssef marzouk

    «Certo! E quindi il vero assassino potrei essere io! - sorride amaro -. Guardi, ancora oggi io non ricordo con precisione a che ora sono rientrato. Con mio padre c' erano incongruenze sugli orari. Ma che significa? Gli elementi raccolti dagli inquirenti, da subito, hanno parlato chiaro. Romano e Bazzi arrivano e si precipitano a consegnare al maresciallo dei carabinieri uno scontrino: noi eravamo fuori a mangiare eh! Poi è arrivata la doppia confessione (in seguito ritrattata, ndr) e tutto il resto».

     

    Sempre su di lei, Castagna, si è parlato di un' intercettazione in cui, dopo la strage, dice di volersi procurare una nuova sim card. E che aveva proposto di regalare la Panda di sua madre alla Croce Rossa. Qualcuno avrà pensato male.

    la famiglia castagna la famiglia castagna

    «La sim. In quei giorni eravamo intercettati: e per fortuna, eravamo noi primi a volerlo. Il telefono di mio padre e il mio non funzionavano. Dissi: vado a comprare un' altra sim. Poi usammo due telefoni aziendali di servizio a disposizione dei dipendenti. Ovviamente avvisammo i carabinieri. La Panda di mia madre. Mio padre chiese a me e mio fratello di fare in modo che non stesse più lì, nella corte di casa. Vederla lo faceva stare male. L' abbiamo regalata alle suore di Albese. Mica l' abbiamo fatta sparire nel lago».

     

    Vi ha procurato problemi lo speciale delle Iene?

    «Siamo stati coperti di insulti e minacce sui social: "Vengo a prenderti a legnate", "bastardi", "la verità uscirà prima o poi", "sappiamo che siete stati voi". Stiamo raccogliendo tutto in una denuncia».

     

    Teme che la vicenda giudiziaria possa venire riaperta?

    «No. Un conto è leggere la storia su un bigino, un conto è leggerla su un romanzo. L'ergastolo a Romano e Bazzi si basa su dieci capisaldi. Anche ammesso che due o tre non siano soddisfacenti, questo non compromette l' impianto accusatorio e le prove che hanno portato alla condanna».

    antonino monteleone il caso erba il super testimone antonino monteleone il caso erba il super testimone

     

    Perché marito e moglie hanno compiuto quella mattanza? Liti condominiali, come si è detto?

    «C'è stata una scintilla molto forte che ha fatto esplodere la loro brutale follia. Ma di questo non mi va di parlare». 

     

     

    I CINQUE SERVIZI DELLE ''IENE'' SU ERBA

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    PRIMA PARTE: I DUBBI

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    Nella prima parte (clicca qui per vederla) ripartiamo dalla ricostruzione di quell’11 dicembre 2006 in cui a Erba (Como) sono stati uccisi Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Per i quattro omicidi sono stato condannati all’ergastolo in via definitiva Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi. Movente: le continue liti condominiali.

     

    Con l’inchiesta di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti ci chiediamo se sia possibile un’altra verità, dopo esserci già occupati del caso con sei servizi. Dopo che 3 gradi giudizio e 26 giudici hanno detto il contrario e a 12 anni dai delitti.

     

    strage di erba le iene strage di erba le iene

    Ripartiamo dai molti dubbi sull’inchiesta, compresi quelli del tunisino Azouz Marzouk, personaggio per carità discutibile per problemi di droga e per frequentazioni, che ha perso perso però moglie e figlio nella strage e non crede alla colpevolezza dei due.

     

    Ci sono anche i dubbi del Ris di Parma: dopo “la mattanza” non viene trovata nessuna traccia dei due condannati nella zona del delitto e viceversa nemmeno di sangue nella loro casa, dove si sarebbero poi cambiati. Ci sono anche dei reperti andati stranamente distrutti, in circostanze altrettanto strane.

     

    SECONDA PARTE: IL SOPRAVVISSUTO

    La seconda parte (clicca qui per vederla) è dedicata al riconoscimento di Olindo da parte dell’unico sopravvissuto alla strage, il vicino Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini (una delle quattro vittime).

     

    olindo romano olindo romano

    Frigerio in un primo tempo aveva riconosciuto come colpevole un'altra persona, di carnagione olivastra, mai vista e che non era del posto.

     

    Il nome di Olindo Romano emerge in un secondo tempo, dopo che tra l'altro quel nome gli viene ripetuto in ospedale dal comandante dei Carabinieri di Erba, Luciano Gallorini, per ben nove volte.

     

    TERZA PARTE: LE INTERCETTAZIONI SPARITE E LA MACCHIA DI SANGUE

    Per quanto riguarda Frigerio, nella terza parte (clicca qui per vederla) si evidenzia come mancano le trascrizioni delle intercettazioni di un dialogo tra carabinieri e il supertestimone e pure, integralmente, quelle di una settimana di colloquio di Frigerio con un neurologo che doveva esaminarlo.

    antonino monteleone olindo romano antonino monteleone olindo romano

     

    E non sono nemmeno le uniche intercettazioni che scompaiono: non ci sono neanche quelle di Rosa e Olindo in casa dopo la strage. Si disse che era strano che non ne parlassero mai. In realtà, mancano proprio alcuni giorni di intercettazioni.

    Altro pilastro dell’accusa: la macchia di sangue trovata sulla macchina di Olindo Romano. Antonino Monteleone spiega perché anche questa prova non sia così certa, soprattutto per le modalità del suo ritrovamento e per il rischio di inquinamento della prova stessa.

    antonino monteleone antonino monteleone

     

    QUARTA PARTE: LA MORTE DI VALERIA E LE CONFESSSIONI

    La quarta parte dell’inchiesta di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti (clicca qui per vederla) mostra come una ricostruzione alternativa della morte della vicina Valeria Cherubini, la moglie di Mario Frigerio, aprirebbe alla possibilità che gli autori della strage siano altri e non Rosa Bazzi e Olindo Romano.

     

    Ci si concentra poi sull’ultimo pilastro che ha portato alla condanna: le confessioni, poi ritrattate di Rosa e Olindo. Avrebbero confessato per avere uno sconto di pena e riuscire a rivedersi. Questo almeno è quello che racconta Olindo durante l’intervista in carcere ad Antonino Monteleone, la prima a una tv, che intervalla tutto il nostro speciale.

    Confessando, pur con i magistrati che mettevano a loro disposizioni le foto del delitto, commettono una valanga di errori. Lui ne colleziona 243, uno ogni 30 secondi. Gli errori di Rosa sono incalcolabili con una versione “delirante”, secondo quanto scritto anche negli atti del processo. Olindo dice perfino al pm, di fronte a qualche errore: “Metta quello che vuole”. Rosa chiede continuamente: “È giusto così?”.

     

    QUINTA PARTE: IL SUPERTESTIMONE TUNISINO E PIETRO CASTAGNA

    valeria cherubini valeria cherubini

    Come potete vedere dal video in alto, dopo aver mostrato come gli elementi che hanno portato alla condanna di Rosa Bazzi e Olindo Romano potrebbero non essere così solidi, qui si esplorano possibili piste alternative, partendo dalle prime indicate all’inizio dagli stessi inquirenti.

     

    C’è quella dei rapporti difficili tra Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna, con il resto della famiglia Castagna. E ci sono anche quelle delle rivalità di Azouz con altri gruppi per lo spaccio di stupefacenti.

    rosa bazzi rosa bazzi

    C’è un “supertestimone” Chemcoum Ben Brahim, spacciatore e amico di Azouz, che si presenta due volte dai Carabinieri di Erba a raccontare di avere visto, la sera della strage, a pochi metri dalla corte di via Diaz, diverse persone. Alcune, dice, parlavano animatamente in arabo. Sostiene anche di aver visto, forse, anche uno dei fratelli Castagna.

     

    Dodici anni dopo, intanto noi abbiamo scovato in Tunisia Chemcoum, dichiarato “irreperibile” al processo (al processo non ci arriverà mai: era detenuto in un carcere italiano, ma aveva fornito diverse generalità).

    raffaella castagna con il figlio youssef marzouk raffaella castagna con il figlio youssef marzouk

    Ad Antonino Monteleone, davanti ad Azouz Marzouk, conferma ancora oggi la sua versione e si dice disponibile a ripeterla anche ai magistrati, sostenendo che quel “uno dei fratello Castagna” al 90% era Pietro Castagna.

     

    Dov’erano i Castagna nei momenti della strage? Il padre Carlo dice che era a casa con il figlio Beppe e che il fratello Pietro è arrivato alle 22 con la Panda della madre. Pietro sostiene invece di non usare quella auto, di essere tornato alle otto e di essere andato a dormire. C’è una contraddizione tra le due versioni, certo questo non permette di accusarlo: Pietro agli atti resta una vittima.

    olindo romano olindo romano

     

    Monteleone ricorda come Pietro abbia proposto di regalare alla Croce Rossa la Panda della madre morta dopo la strage. Abbiamo ritrovato anche questa famosa Panda.

    Altro punto: vi facciamo sentire un’intercettazione telefonica in esclusiva in cui si sente che Pietro Castagna vuole procurarsi una sim card telefonica nuova, sempre dopo la strage.

     

    È stato doveroso parlare di tutto questo con lui, Pietro Castagna, che si dice convinto della colpevolezza di Rosa e Olindo e che “non ci sono assassini in libertà”.

    mario frigerio parla di olindo mario frigerio parla di olindo

    Concludiamo tornando a Olindo e all’intervista in carcere. Molte cose continuano comunque a non tornare nella sua versione: dal “pedinamento” di Raffaella Castagna alla cena due ore più tardi del solito al McDonald’s la sera della strage, alle 21.37 come da scontrino, fino alla Bibbia commentata da Olindo con una preghiera per le vittime “alle quali abbiamo strappato via il bene più importante della vita” (“era il periodo delle confessioni”, dice Olindo).

     

    Olindo si proclama comunque “innocente”: “Non siamo stati noi, forse ci han scambiati per quello che non eravamo”.

    Una revisione del processo non è un tema impossibile, negli ultimi tre anni ce ne sono state 77. Rosa e Olindo sono davvero colpevoli “al di là di ogni ragionevole dubbio”? E Olindo che pensa? “La giustizia è qualcosa in cui ci spero ancora ma non ci credo più”.

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